I disordini durante alle elezioni non sono una novità. Ma qualcosa è cambiato

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Super anno elettorale. Così è stato definito l’anno appena trascorso, il 2024, per via delle numerose elezioni che si sono tenute in ben sessanta paesi, coinvolgendo circa 3.7 miliardi di cittadini, quasi la metà della popolazione mondiale.
I detentori del 51% del PIL mondiale sono stati chiamati alle urne e il gran numero di persone coinvolte ha fatto emergere un fenomeno nascosto, qualcosa che si cela dietro la partecipazione elettorale e che solitamente viene sommerso dai risultati delle elezioni: la violenza legata alle votazioni.

Prisca Thevenot, candidata alla coalizione centrista di Macron, stava affiggendo dei manifesti elettorali insieme a degli attivisti e dei colleghi, quando, lei e gli altri, sono stati attaccati da un gruppo di quattro persone, di cui tre minori.
Successivamente alle elezioni in Mozambico, più di 30 persone hanno perso la vita nelle proteste contro il Fronte di Liberazione del Mozambico, al potere ininterrottamente dall’indipendenza del paese, nel 1975.
I disordini relativi ai processi elettorali non sono una questione nuova, ma con il grande numero di paesi in cui si sono tenute elezioni, il tema della violenza legata al processo elettorale è stato spesso al centro delle notizie fornite dai media.
Dalla Francia al Mozambico, passando per la Russia, i tumulti che agitano la popolazione, in vista o successivamente la conclusione di una elezione, interessano un po’ tutto il globo.

Il 24 ottobre, in Mozambico, viene annunciata la vittoria alle presidenziali di Daniel Chapo, candidato con il Fronte di Liberazione del Mozambico (FRELIMO). Venâncio Mondlane, a guida del partito di opposizione, sostiene che gli avversari politici abbiano commesso brogli elettorali e che sia lui il vero vincitore delle elezioni.
I disordini registrati in Mozambico dopo le elezioni hanno provocato un aumento del 58% degli eventi legati alla violenza politica, rispetto al mese precedente.

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Nonostante vari studi sostengano l’aspetto esclusivamente negativo della violenza in tema elettorale, un articolo sembra far emergere anche aspetti più “positivi”. In Africa, i disordini elettorali sono spesso sinonimo di resistenza alle intimidazioni del partito in carica e rappresentano una spinta a una mobilitazione politica da parte dei cittadini, specialmente di quelli provenienti da città dove il sostegno all’opposizione è più forte.

In Georgia, il 26 ottobre si sono tenute le elezioni parlamentari che hanno visto come vincitore il partito populista, filo-russo e già al governo, Sogno Georgiano.
La chiamata alle urne dei georgiani è stata vista in Occidente più come un aut-aut: Russia o Europa? Nonostante ci fossero diversi temi in ballo, le lontane idee politiche dei partiti sono state polarizzate sul versante dell’appartenenza al mondo del Cremlino o di Bruxelles.
Alla vittoria del partito già in carica sono seguiti numerosi disordini, specialmente al grido di frodi elettorali realizzate a danno dell’opposizione. Le proteste hanno portato a un parziale riconteggio dei dati, il quale non ha però cambiato il risultato: dopo dodici anni di governo, Sogno Georgiano rimane al potere.

 

Le elezioni presidenziali tenute in Russia a marzo hanno provocato un aumento degli eventi violenti e delle proteste sin dai giorni stessi delle votazioni: i contenitori dei voti sono stati incendiati o riempiti di liquido, sono state lanciate molotov verso gli edifici che al loro interno accoglievano le postazioni di voto e diverse proteste hanno interessato i territori russi.
Una delle proteste non violente più famose, durante queste elezioni, è quella chiamata “Noon Against Putin”, dove i cittadini che non supportavano il presidente in carica si sono presentati alle urne a mezzogiorno in punto, votando contro o rendendo nullo il voto. Alexei Navalny invitò i russi a prendere parte a tale manifestazione.

La presenza di brogli elettorali nelle elezioni in Russia è stata analizzata da diverse testate e ricercatori, ottenendo come risultato che le frodi messe in atto nel 2024 siano state le più imponenti messe in atto finora: circa il 34% dei voti non elettronici a sostegno di Putin sembra essere stato falsificato.
Tra le altre a prove a sostegno della tesi di elezioni illecite, ci sono video in cui si vedono i membri di una commissione elettorale inserire schede di voto o testimoni che sostengono di aver assistito alle forze di polizia richiedere l’apertura del contenitore dei voti, al fine di rimuovere una scheda.

Donald Trump, dopo le elezioni del 5 novembre, è stato riconfermato presidente degli Stati Uniti.
Il 13 luglio, l’ancora non presidente, riesce a sopravvivere a un tentativo di omicidio durante un suo comizio elettorale. La figura del Tycoon sembra aver aumentato la violenza negli States, sia quella rivolta contro di lui che quella indirizzata ai suoi avversari politici: ci sono state città protagoniste di incendi ai contenitori delle schede elettorali, specialmente quelle utilizzate per il voto per corrispondenza, e molti scontri o attacchi tra i civili. Spesso consistono in episodi di mera violenza, realizzati da individui o da gruppi non ufficialmente affiliati a nessun gruppo criminale: un anziano che mette un cartello di sostegno a Trump nel suo giardino e viene investito, o tre ragazzi neri che giocano in strada e vengono colpiti dai proiettili lanciati da quattro ragazzi bianchi quando questi ricevono la risposta negativo al loro supporto a Trump.

 

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Le elezioni non costituiscono l’unico elemento che spinge a mobilitare la popolazione attraverso proteste e rivolte.

Ad aprile, le manifestazioni a sostegno della popolazione palestinese, colpita dai bombardamenti israeliani, hanno segnato l’acme di proteste, rivolte o violenze contro i civili nello stato alleato di Tel Aviv.

La violenza legata alle elezioni politiche è un fenomeno che può mostrare resistenza e senso di appartenenza a un partito, spesso può aumentare in un certo modo la mobilitazione politica e aiutare a mostrare al mondo, attraverso le proteste, cosa è davvero avvenuto durante un’elezione.

Se protestare può alzare i riflettori su determinate vicende, non è invece di alcun aiuto la gratuita violenza esercitata tra civili al solo scopo di mostrare di far parte di qualcosa.



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