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Alessandra D’Amato: Alessio, è un piacere intervistarti oggi in occasione della recente uscita del tuo nuovo libro, Ripensare il rischio nei sistemi complessi. Nel titolo, ci parli di “fragilità”, “antifragilità” e “convessità” nel contesto della finanza contemporanea. Potresti spiegarci cosa significa esattamente e perché questi concetti sono cruciali per comprendere meglio i rischi nei mercati finanziari moderni?
Alessio Fratini: Grazie, il piacere è mio e ti ringrazio per la domanda. Il titolo del libro riflette la necessità di ripensare il rischio in un contesto finanziario che si è fatto sempre più complesso e interconnesso. Per farlo, ho adottato tre concetti chiave che derivano dalla teoria della complessità e dal pensiero di Nassim Taleb: fragilità, antifragilità e convessità.
La fragilità è la caratteristica dei sistemi che non sopportano bene gli shock: quando sottoposti a stress, tendono a deteriorarsi o addirittura a collassare. Nel contesto finanziario, possiamo pensare alla fragilità come la tendenza dei modelli tradizionali di gestione del rischio a sottostimare eventi estremi. Immaginiamo ad esempio il CAPM e il Value-at-Risk che si basano su ipotesi di normalità e linearità e che crollano di fronte a fenomeni come il contagio sistemico e la correlazione dinamica tra asset durante le crisi.
L’antifragilità, al contrario, è la proprietà di alcuni sistemi di beneficiare della volatilità e degli shock. Un fondo Hedge ben strutturato, ad esempio, può guadagnare ( ci sono fondi speculativi la cui natura è incentrata proprio sulla convessità!) nei momenti di alta incertezza se impiega strategie di copertura convessa, che traggono vantaggio da eventi estremi invece di esserne danneggiate.
La convessità è il concetto che collega questi due estremi: si riferisce a strutture di payoff che non rispondono in modo lineare agli eventi di mercato, ma che hanno un’esposizione asimmetrica ai rischi. Un esempio classico è quello delle opzioni finanziarie: una long call ben calibrata permette di limitare le perdite a un premio fisso ma di ottenere guadagni potenzialmente illimitati in caso di movimenti estremi del sottostante. Questa impostazione di pensiero prima ancora che finanziaria, è essenziale per costruire portafogli che non solo proteggano il capitale, ma che siano anche in grado di sfruttare il caos a proprio vantaggio.
Nel libro, mostro come l’attuale sistema finanziario sia intrinsecamente fragile e come un approccio basato sulla complessità, l’antifragilità e la convessità possa offrire strumenti più efficaci per affrontare le sfide del nostro tempo. In sostanza, dobbiamo passare da un modello che cerca di sopprimere il rischio a uno che lo incorpora e lo sfrutta strategicamente.
Alessandra D’Amato: Nel libro, citi spesso Taleb e Mandelbrot, due dei pensatori più influenti sulla tua visione della finanza e del rischio. Come hanno influenzato il tuo approccio e quali spunti tratti dalle loro teorie per applicarli alla finanza moderna?
Alessio Fratini: Taleb e Mandelbrot hanno avuto un impatto dirompente sulla mia visione del rischio e della finanza, quasi totalizzante. Entrambi hanno messo in discussione le ipotesi su cui si basano i modelli tradizionali e hanno introdotto un nuovo modo di pensare alla complessità, all’incertezza e alla distribuzione degli eventi estremi.
Benoît Mandelbrot è stato il primo ad esempio a dimostrare che i mercati finanziari non seguono distribuzioni normali, ma sono caratterizzati da code grasse e movimenti non lineari, descrivibili attraverso una geometria frattale. Per Mandelbrot, gli eventi estremi non sono eccezioni rare, ma una caratteristica strutturale dei mercati. Questo è un punto essenziale del mio libro: l’errore dei modelli tradizionali sta nel trattare gli shock di mercato come anomalie, mentre in realtà sono elementi piuttosto ricorrenti e inevitabili nel contesto del sistema finanziario.
Taleb (da filosofo e Quant) ha portato questa intuizione a un livello successivo, introducendo i concetti di cigno nero, antifragilità e convessità. Ha dimostrato come la fragilità sistemica derivi dall’eccesso di ottimismo nei modelli predittivi e dalla sottovalutazione degli eventi estremi. Ma soprattutto, ha evidenziato che la vera resilienza non si ottiene eliminando il rischio – cosa impossibile – ma strutturando strategie che beneficiano della volatilità e dell’incertezza.
Nel libro, applico questi principi alla gestione del rischio e alla costruzione di portafogli:
- Integrazione di distribuzioni a code grasse: utilizzo modelli che incorporano la realtà dei mercati, superando la visione gaussiana tradizionale.
- Strategie di hedging basate sulla convessità: invece di tentare di prevedere i mercati, sfrutto strumenti per creare asimmetrie di payoff a nostro favore.
- Riconoscimento della fragilità sistemica: mostro come le correlazioni tra asset non siano stabili e come la diversificazione tradizionale fallisca nei momenti critici.
In sostanza, ho preso il rigore matematico di Mandelbrot e l’intuizione strategica di Taleb per costruire un framework di gestione del rischio più aderente alla realtà dei mercati moderni. Il risultato è un modello che non solo protegge dai rischi, ma li trasforma in opportunità quando si presentano.
Alessandra D’Amato: Hai detto che il tuo libro non è solo una critica ai modelli tradizionali ma anche una proposta concreta per affrontare il rischio in modo diverso. Quali sono i principali cambiamenti che suggerisci ai professionisti della finanza per affrontare le sfide del rischio estremo?
Alessio Fratini: Il problema dei modelli tradizionali è che trattano il rischio come un’anomalia da eliminare, mentre io lo considero una realtà inevitabile da sfruttare. Ecco i cambiamenti chiave che propongo ai professionisti della finanza:
- Abbandonare la normalità – I mercati non seguono distribuzioni gaussiane. Serve adottare modelli con code grasse, simulazioni probabilistiche e Extreme Value Theory per catturare i reali rischi di mercato, “quelli della coda di sinistra..” per intenderci.
- Smettere di credere nella diversificazione tradizionale – In una crisi, le correlazioni collassano e gli asset si muovono insieme. Perché questo? Perchè il fuggi fuggi degli investitori spinge verso liquidazioni massive. Bisogna integrare strategie convex e protezioni asimmetriche
- Usare la volatilità a proprio vantaggio – Invece di temere la volatilità, dobbiamo strutturare strategie che ne beneficiano.
- Adottare un mindset antifragile – Il focus deve spostarsi dalla previsione del rischio alla creazione di sistemi che prosperano nell’incertezza.
- Integrare la teoria della complessità – I mercati non sono lineari. Vanno modellati come sistemi complessi adattivi, riconoscendo feedback loop, effetti domino e punti di fragilità sistemica.
In sintesi, basta con la gestione del rischio tradizionale, che protegge sulla carta ma crolla nella realtà. Serve un approccio quantitativo, convesso e dinamico, capace di trasformare l’incertezza in vantaggio competitivo.
Alessandra D’Amato: Oltre al tuo lavoro accademico, hai una lunga esperienza nel settore degli investimenti e attualmente sei anche un Angel Investor di AcceleraHub. Come la tua esperienza nel mondo dell’innovazione, delle startup e delle aziende in generale si collega con il tema del rischio estremo che esplori nel libro?
Alessio Fratini: L’innovazione e il rischio estremo sono due facce della stessa medaglia. Le startup operano in ambienti altamente incerti, con dinamiche non lineari e fragilità intrinseche. Il tasso di fallimento è altissimo perché molte aziende sottovalutano l’impatto dell’incertezza e sovrastimano (forse troppo) la loro capacità di esecuzione. È qui che il mio approccio entra in gioco.
Come Angel Investor e Investment manager, non mi limito a valutare il potenziale di crescita di una startup, ma analizzo la sua convessità:
- È un’azienda fragile, robusta o antifragile?
- Ha una struttura di rischio che può beneficiarne o è destinata a essere distrutta da shock imprevisti?
- È esposta a rischi asimmetrici positivi, ovvero ha il potenziale per guadagnare più di quanto possa perdere?
Nel libro, applico gli stessi principi alla finanza: la gestione del rischio non deve limitarsi a evitare le perdite, ma deve essere costruita in modo da sfruttare il caos. La logica è la stessa che applico agli investimenti:
- Le startup migliori hanno payoff convessi – Come un’opzione deep OTM, hanno downside limitato (fallimento) ma upside esponenziale (scalabilità estrema).
- Il fallimento non è un bug, ma una feature – Il fallimento rapido e a basso costo è preferibile all’illusione di stabilità seguita da un crollo disastroso.
- Bisogna proteggere il downside ed esporsi all’upside – Evitare modelli di business fragili e puntare su aziende che prosperano nell’incertezza.
Questo approccio non è solo teoria: l’ho applicato nelle decisioni di investimento e nella valutazione del rischio aziendale. L’errore più grande che si possa fare, sia nei mercati finanziari che nel venture capital, è credere di poter prevedere il futuro. L’unico modo per vincere nel lungo periodo è strutturare strategie e investimenti che beneficiano dell’imprevedibile anziché esserne vittime.
Alessandra D’Amato: AcceleraHub è uno tra gli acceleratori più dinamici in Italia, divisione d’elite diretta di un fondo industriale di investimenti, IGI INVESTIMENTI GROUP, in che modo l’approccio che proponi nel tuo libro si riflette nel modo in cui AcceleraHub supporta le aziende e come puoi applicare le teorie del rischio estremo nella tua attività di Angel Investor?
Alessio Fratini: L’approccio proposto nel libro è perfettamente allineato alla filosofia di AcceleraHub: non investiamo in startup basandoci su metriche statiche o modelli lineari, ma adottiamo un metodo molto dinamico ed in linea con i mercati di oggi, basato sulla convessità del rischio e sulla capacità di prosperare nell’incertezza.
Evitiamo le aziende fragili, Non ci interessa la crescita fine a sé stessa, ma la scalabilità resiliente. Se un’azienda è iper-levereggiata, dipende da pochi clienti o è esposta a rischi binari, sappiamo che è vulnerabile a shock imprevisti.
Ci piacciono i modelli antifragili, Premiamo startup che beneficiano dell’incertezza: modelli di business che scalano senza costi esponenziali, che possono sopravvivere in condizioni avverse e che hanno un aspetto opzionale nel loro payoff.
Integriamo il rischio estremo nella strategia , Simuliamo migliaia di scenari di stress e valutiamo come l’azienda potrebbe rispondere. Se un modello di business è solido solo in condizioni ottimali, non è un investimento interessante.
Credo che queste impostazioni prima di tutto di mentalità e poi di gestione diretta agli investimenti, ci consenta ad oggi di scandagliare il mercato e valutare attentamente ed in modo corretto tutte le opportunità che questo offre.
Alessandra D’Amato: Per concludere, quali sono le principali sfide che vedi nel futuro della finanza e degli investimenti e come credi che la comunità finanziaria debba prepararsi a gestirle?
Alessio Fratini: Credo che le sfide del futuro della finanza saranno sempre più legate alla complessità, alla velocità del cambiamento e alla fragilità sistemica. Molti operatori finanziari continuano a utilizzare modelli lineari per mercati non lineari. D’altronde questo è stato insegnato, ma il risultato, come detto, è una sottovalutazione del rischio e un’esposizione incontrollata agli eventi estremi. Il mondo è, e sarà sempre più caotico ed imprevedibile; Il vero trick sarà pensare ai mercati come sistemi complessi adattivi, mappare le correlazioni dinamiche tra asset e sviluppare strategie che riducano il rischio sistemico invece di amplificarlo.
Alessandra D’Amato: Grazie Alessio, è stato un piacere parlare con te. Ti auguriamo tanto successo per il libro e per i tuoi futuri progetti.
Alessio Fratini: Grazie a voi, è stato un piacere condividere queste idee. A presto!
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