“La lotta al malaffare è debole. Inevitabili i passi indietro”. Parla la capogruppo M5S in commissione Giustizia al Senato, Lopreiato

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L’Italia è al 52° posto nella classifica globale dell’Indice di percezione della corruzione e al 19° posto tra i 27 Paesi membri dell’Ue. E’ quanto emerge dall’edizione 2024 di Transparency International. Il Paese raggiunge un punteggio di 54, ossia due punti in meno dell’anno precedente, segnando la prima inversione di tendenza degli ultimi 13 anni. Ada Lopreiato, capogruppo M5S in commissione Giustizia al Senato, come valuta questo passo indietro?
“Come uno dei tanti inevitabili passi indietro che il nostro Paese compie sotto la guida del governo Meloni. In materia di anticorruzione l’Italia ha fatto importanti passi in avanti negli ultimi anni grazie a diversi interventi normativi efficaci. Tra tutti voglio ricordare la legge anticorruzione “Spazza-corrotti” del ministro M5S Bonafede, che ha raccolto autorevolissimi apprezzamenti anche in ambito europeo e internazionale. Questa invece è la legislatura dello smantellamento dell’impianto normativo per il contrasto alla corruzione e ad altri reati tipici dei colletti bianchi, dei comitati d’affari e dell’intreccio politica-malaffare. Se cancellano l’abuso d’ufficio, indeboliscono le intercettazioni, che probabilmente a giorni saranno smantellate dalla tagliola dei 45 giorni, allentano il reato di traffico di influenze, negano ogni intervento su conflitto di interessi e regolamentazione delle lobby, puntano a legare le mani alla Corte dei Conti, introducono l’avviso preventivo alle persone da arrestare, propongono un abbassamento della guardia sul sequestro degli smartphone, che cosa possiamo aspettarci dalla classifica di Transparency international?”

“Tale risultato incide negativamente sulla fiducia dei cittadini, quanto mai preziosa in questo delicato momento storico, oltre a ridurre l’attrattività del nostro Paese agli occhi degli investitori esteri, con conseguente perdita di occasioni di crescita e sviluppo”, ha detto il presidente dell’Anac, Giuseppe Busìa. Condivide?
“Certamente. Non è la prima volta che il presidente Busia lancia allarmi sulla strada molto pericolosa che l’Italia ha intrapreso, tutti ricordano ad esempio la sua preoccupazione per il nuovo Codice degli Appalti. Per tutta risposta esponenti della maggioranza lo hanno attaccato, così come fanno con la magistratura, la Corte dei Conti e altre istituzioni o enti indipendenti che fanno notare al governo i suoi errori”.

Secondo Busia pesano proprio alcune scelte recenti, quali l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, che ha lasciato aperti diversi vuoti di tutela, o l’innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti di servizi e forniture fino a 140mila euro, che oltre a ridurre la trasparenza, rischia di far lievitare la spesa pubblica.
”E’ certo che l’allentamento delle maglie in questo settore colpisce la trasparenza, mortifica il merito e fa sperperare risorse pubbliche. E’ questo che vuole il governo Meloni? Il contrasto alla corruzione non è solo una questione di giustizia ma anche una politica per lo sviluppo economico e l’equità sociale”.

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Sempre secondo Transparency International, tra i fattori che ancora incidono negativamente sulla capacità del sistema di prevenzione della corruzione nel settore pubblico c’è la mancanza di una regolamentazione in tema di conflitto di interessi nei rapporti tra pubblico e privato e l’assenza di una disciplina in materia di lobbying.
“Sì. Come dicevo, da parte del governo e della maggioranza c’è stata una totale chiusura rispetto alle proposte del M5S su questi temi. Sulla pdl contro i conflitti di interesse a prima firma del presidente Conte hanno mandato la palla in tribuna con il solito escamotage della delega vuota, dispersa nelle nebbie. Giorgia Meloni e i suoi dovrebbero uscire dal loro delirio di onnipotenza e guardare i tantissimi segnali negativi che piovono da ogni parte sul loro operato”.

Pesa anche il mancato sostegno alla Direttiva europea anticorruzione sulla cui proposta la Commissione Politiche dell’Ue della Camera ha espresso un parere motivato negativo (luglio 2023).
“In quel parere negativo si legge in trasparenza la coda di paglia del governo italiano che ha voluto ostinatamente cancellare il reato di abuso d’ufficio, quello che colpisce gli abusi di potere, i soprusi dei potenti sugli indifesi, e che nella Direttiva trova una indicazione molto chiara: tutti gli Stati devono prevedere proprio quel reato. Tutto viene piegato alle esigenze della propaganda e degli interessi particolari che il governo vuole difendere”.



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