«L’Aise ha usato Paragon, ma non su attivisti e media»: Caravelli nega lo spionaggio

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Il Comitato parlamentare ha audito per due ore il vertice dei servizi segreti esteri. L’agenzia lo usa, ma mai su ong e giornalisti. Verrà sentito anche Valensise dell’Aisi

I servizi segreti che si occupano di questioni estere hanno ammesso di avere in uso lo spyware prodotto dall’azienda israeliana Paragon. A riferirlo al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) è stato Giovanni Caravelli, capo dei servizi segreti per l’informazione esterna (Aise). Anche se, avrebbe spiegato, non è stato utilizzato per lo spionaggio degli attivisti Luca Casarini e degli altri che si occupano di diritti e patti con la Libia né per entrare nel telefono del direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato.

In pratica, dopo giorni di ipotesi e sospetti ora c’è una versione ufficiale: l’Aise lo usa, ma non c’entra con questa vicenda specifica. Tuttavia sono parole che più che chiudere la faccenda la rendono sempre più torbida: chi ha in mano uno strumento così potente e invasivo che di solito usano i nostri agenti segreti? Di certo il Copasir su questo fascicolo vuole andare più a fondo: per questo sentirà anche il capo dell’altra Agenzia, l’Aisi. Infatti anche a Bruno Valensise chiederanno se hanno in dotazione Graphite e se lo hanno usato.

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Intanto prima dell’audizione di Caravelli è emersa una nuova vittima dello spyaware: «Chiedo che il governo italiano chiarisca chi è stato». È l’appello di David Yambio, presidente dell’associazione Refugees in Libya nonchè vittima delle torture del generale libico Almasri. L’altra novità è che a Yambio la notifica della compromissione del suo cellulare non è arrivata da WhatsApp, ma da Apple. E questo dimostra che il virus spia può essere stato veicolato in molti modi e chissà quante vittime esistono.

Se Caravelli ha ragione, e l’Aise, pur avendolo a disposizione, non l’ha usato contro questi target, allora chi ha usato Graphite per introdursi nei telefoni di Yambio, del direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato e del fondatore della ong Mediterranea Luca Casarini?

Non solo Aise

Se tutto farebbe, infatti, pensare al comparto dell’intelligence che si occupa di sicurezza esterna, in base a quanto appreso da Domani, non sarebbe escluso il coinvolgimento di Aisi, quindi dei servizi segreti interni. Perché? In primis perché Cancellato, a differenza di Casarini – che ha presentato formale denuncia in procura a Palermo – e degli altri spiati tra cui anche Beppe Caccia ed El Gomati, non si è mai occupato in maniera approfondita di temi relativi all’immigrazione, quanto piuttosto di politica interna.

Nota è l’inchiesta della testata che dirige sui giovani di Fratelli d’Italia. Ed è dunque anche questo il motivo per cui, oltre a quella di Caravelli, avvenuta ieri, è in programma nei prossimi giorni l’audizione sempre davanti al Copasir del direttore dell’Aisi, Valensise.

E poi, nel caso, chi ha autorizzato le intercettazioni? Sono state rispettate tutte le garanzie di cui ogni cittadino dovrebbe godere? È uno degli interrogativi posti al capo dell’agenzia Aise. Gli interrogativi sono moltissimi e, mentre il comitato cerca di illuminare molte delle zone d’ombra di questa vicenda, c’è un altro caso sul quale sono stati chiesti chiarimenti. Un’altra delle questioni, insieme al caso Paragon, che agitano da settimane il governo di Giorgia Meloni.

Almasri

Si è parlato appunto anche del caso del generale libico ricercato dalla Corte penale internazionale, Almasri. Anche se, risulta a Domani, si è fatto solo un breve cenno, per rimandare il tutto a una seconda audizione specifica sulla liberazione del torturato libico. Da chiarire, per esempio, il rapporto intercorso tra Palazzo Chigi e il ministero della giustizia guidato da Carlo Nordio.

Il dubbio è che il ministro abbia ricevuto delle pressioni da altri membri del governo. Pressioni relative al “rilascio” di Almasri. Da qui il fatto di non aver proceduto a sanare il vizio di forma che avrebbe fatto sì che la corte d’appello di Roma convalidasse l’arresto del torturatore.

Caso Caputi

Copasir che, al di là dell’audizione di Caravelli, è operativo su molti alti fronti. Il clima è insomma molto teso. E a renderlo tale sono anche ulteriori due faccende, quella legata a Gaetano Caputi, capo di gabinetto della premier Giorgia Meloni, e l’altra relativa alle due inchieste giudiziarie sugli spioni di Equalize a Milano e della squadra Fiore a Roma.

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Nel caso di Caputi il Copasir vuole conoscere le reali motivazioni che hanno spinto i servizi segreti a compiere le ricerche sul braccio destro della presidente del Consiglio e sulla moglie Gabriella Mazzei. Una vicenda che, per presunta violazione di segreto, ha portato il Dis, il dipartimento per le informazioni della sicurezza, a presentare un esposto contro il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, scaturito poi nell’apertura di un fascicolo senza indagati da parte della procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone.

Lo stesso Lo Voi, nelle prossime settimane, verrà sentito dal Comitato parlamentare per relazionare sulla vicenda. E cioè sull’affaire Caputi, ma anche sul citato caso Almasri: è lui il magistrato che ha iscritto Meloni, insieme al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri Nordio e Piantedosi, nel registro delle notizie di reato per la “scarcerazione” del generale libico. Un atto dovuto interpretato da questo governo come atto ostile ed evitabile nonostante le norme lo imponessero.

Spioni e servizi

Infine sulla questione Equalize e Squadra Fiore, sui fatti dei presunti dossieraggi, le indagini delle procure titolari dei rispettivi fascicoli proseguono a ritmi serrati. Sia ai magistrati di Roma sia ai magistrati di Milano il Copasir ha chiesto gli atti giudiziari.

In entrambe le inchieste i riscontri finora avuti sarebbero chiari: le due centrali di spionaggio si sarebbero mosse anche grazie agli agganci nell’intelligence del paese. In particolare nell’Aisi, dove tutto sembra condurre.

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