Tiene banco il dibattito sull’intelligenza artificiale e sulle sue illimitate frontiere, mentre corrono gli sviluppatori impegnati nella messa a punto di modelli sempre più efficienti, economici, versatili, precisi e veloci. Ed è un dibattito che riguarda tutti i campi della vita civile e politica. Non fa eccezione l’arte, naturalmente: così la tecnologia, come sempre è avvenuto, rimette in gioco questioni cruciali relative al rapporto tra opera, autore, fruitore e meccanismi dell’art system, dal punto di visto filosofico, estetico, antropologico, economico, legale. E mentre gli artisti sperimentano, mentre si discute sui confini del diritto d’autore per opere generate con l’ausilio delle macchine, mentre prolificano le mostre e i musei puntano a nuove acquisizioni, il complesso ingranaggio del mercato non può che stare dietro agli sviluppi ultra rapidi del settore, da un lato intercettando linee di ricerca, correnti, innovazioni, dall’altro contribuendo ad alimentarne la portata. Come avvenne per il fenomeno degli NFT, anche nel caso dell’AI si registra una febbre collettiva. Almeno per il momento.
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Christie’s e l’asta dedicata all’AI a New York
Ad annunciare la prima, attesissima asta tematica, intitolata “Augmented Intelligence”, on line tra il 20 febbraio e il 5 marzo 2025, è Christie’s, che nel suo curriculum conserva già un record di tutto rispetto, in quanto prima casa d’aste ad aver venduto – nel lontano 2018 – un’opera creata tramite intelligenza artificiale. Allo stesso modo, nel 2021, il colosso britannico aveva conquistato le pagine della stampa di tutto il mondo con la sua prima opera battuta sotto forma di Nft, un enorme jpg di Mike Winkelmann, in arte Beeple, assegnato a un facoltoso collezionista (fondatore anonimo di Metapurse, il più grande fondo Nft esistente), per la cifra monstre di 69 milioni $. L’asta che sta per andare in scena è dunque la prima mai dedicata unicamente a opere generate tramite AI e Machine Learning, e arriva proprio all’indomani del rilascio dei nuovi modelli con cui la Cina prova a sfidare popolarità e performance dell’ormai celebre ChatGPT. Venti lotti, tra pittura, scultura, opere digitali e interattive, firmati da nomi di punta dell’establishment di questo nuovo milieu artistico, insieme a una selezione di opere scelte dalla AI Art Gallery di NVIDIA, una vetrina virtuale consultabile sul sito della mega azienda statunitense, leader mondiale nella produzione di processori grafici, schede madri e chip informatici. ”La tecnologia AI è senza dubbio il futuro”, ha dichiarato Nicole Sales Giles, Direttore di Digital Art di Christie’s, “e il suo legame con la creatività diventerà sempre più importante“. Obiettivi chiari e grandi attese per l’appuntamento di febbraio, accompagnato da una mostra presso le Christie’s Rockefeller Center galleries di New York. Ma con una precisazione: “L’AI non è un sostituto della creatività umana. Migliora lo spettro umano della creatività”, continua Sales Giles. “Si tratta di impiegare la tecnologia per spingere ciò che è possibile, esplorando ciò che è realizzabile al di fuori, ma non separatamente, dall’azione umana”.
Aste e Intelligenza artificiale. Due casi da record
E fu appunto una vendita record – primato mantenuto per molti anni – quella del 2018 a cui accennavamo: Portrait of Edmond Belamy del collettivo francese Obvious, fu la prima opera d’arte, realizzata grazie all’AI generativa, mai venduta all’asta. La cifra sborsata per accaparrarsela fu di 432.500 dollari, con una catena di rilanci che fece schizzare di ben 40 volte la stima di base. Un fatto clamoroso, in tempi ancora prematuri rispetto all’assimilazione di un concetto di autorialità modificato dalla logica dei chip e degli algoritmi. L’opera, una stampa digitale su tela con cornice dorata, ottenuta fornendo alla macchina 15.000 modelli di ritratti realizzati tra il XIV e il XX secolo, raffigura un uomo con un paltò scuro, colto in una classica posa di tre quarti a mezzo busto. Il volto sfuma nell’ambiguità di pennellate pseudopittoriche, in cui i grumi della pasta digitale dissolvono lineamenti, ispirazioni, riferimenti, solleticando una altrettanto indefinibile fascinazione, tra simulazione dell’antico e sua deriva futuristica: era uno degli 11 ritratti dedicati all’immaginaria famiglia Belamy, nome modellato su quello di Ian Goodfellow (in francese “good fellow” si traduce con “bel amie”, adattato in “belamy”), il ricercatore che nel 2014 aveva inventato il metodo Generative Adversarial Network, sistema utilizzato da Obvious per questo progetto.
Cifre simili non furono più registrate, negli anni subito a venire, per opere prodotte con AI: l’entusiasmo per l’evento straordinario, iconico già nelle premesse, generò un picco tanto significativo, quanto anomalo. Si dovette attendere il novembre del 2024 per segnare un’altra tappa fondamentale sul piano del mercato dei new media. Stavolta fu Sotheby’s a portarsi a casa il primato: AI God. Portrait of Alan Turing fu aggiudicato a suon di rilanci per l’incredibile cifra di 1,08 milioni di dollari, con una base d’asta calcolata tra 120.000 e 180.000 $. Autore del ritratto era Ai-DA, primo artista robot ultra-realistico, dalle fattezze femminili, messo a punto da un team di programmatori, esperti d’arte e psicologi. Conversando con i suoi stessi creatori, il robot suggerì di cimentarsi con un omaggio a Turing, riconosciuto come proprio padre-pioniere, esprimendosi quindi su stile, colori, contenuti e texture da utilizzare, dopo aver osservato (grazie alle telecamere inserite nei bulbi oculari) una fotografia del grande matematico inglese.
Due opere iconiche per la prossima asta da Christie’s
E saranno tanti i nomi di rilievo attesi per l’asta di Christie’s che celebrerà il mondo dell’AI. A partire da quello di Refik Anadol, classe ’85, artista multimediale turco-americano, tra i più insigni ricercatori nel campo della visualizzazione di dati elaborati con l’intelligenza artificiale. Un punto di svolta, per la diffusione di queste nuove estetiche, fu la presentazione nel 2020 del suo lavoro “Unsupervised” al MoMA di New York, un dispositivo che rielaborava 200 anni di storia del MoMA, immagazzinando e processando contenuti provenienti dalle sue poderose collezioni. Lo stesso anno, con Living Architecture: Casa Batlló, primo NFT dinamico e generativo in modalità live, Anadol piazzava dei sensori intorno a Casa Batlló, capolavoro di Antoni Gaudí a Barcellona, raccogliendo dati ambientali e restituendo in tempo reale la facciata del sito e lo spazio limitrofo nei termini di un organismo virtuale in perpetua mutazione. Durante la Christie’s 21st Century Evening Sale, nel maggio del 2022, l’opera veniva battuta per 1.380.000 $.
È invece attesa per l’asta di febbraio Machine Hallucinations – ISS Dreams, un set di 1,2 milioni di immagini catturate dalle stazioni spaziali internazionali, insieme ad altre riprese satellitari della Terra. Il risultato è un flusso visivo astratto, tattile, tridimensionale, simile a un dipinto dinamico che, partendo dalle cartografie del cosmo, indaga la capacità di un modello generativo di cartografare i cosiddetti spazi “latenti” e multidimensionali di dati, quasi fossero spazi onirici inesplorati: sono i territori dalle infinite potenzialità generative che le “reti generative avversarie” (GAN) imparano a mappare, addestrando due reti neurali l’una contro l’altra – un generatore e un discriminatore – secondo un meccanismo progressivo di sfida che affina la capacita della macchina di distinguere dato reale e dato falso, giungendo a livelli di precisione straordinari. Questa “latenza” diventa per Anadol metafora di un abisso interiore del dispositivo stesso: “se una macchina può imparare, può anche sognare? Può avere allucinazioni?”, si è chiesto all’inizio della ricerca. L’idea seducente è allora che la macchina non si fermi ad apprendere e sintetizzare la realtà, ma che possa superarla, superando sé stessa grazie a un plus immaginativo pescato tre le vie sommerse del proprio stesso inconscio.
Holly Herndon e Mat Dryhurst, attivi a Berlino, furono invece i primi artisti digitali mai invitati da OpenAI per esplorare prompt di testo-immagine tramite DALL-E, l’algoritmo di intelligenza artificiale presentato dal colosso statunitense il 5 gennaio del 2021. Il duo, presente in questi ultimi mesi alle Serpentine North Gellery di Londra con una personale, annovera tra i propri committenti nientemeno che il Whitney Museum, il quale ha chiesto loro di realizzare un’opera destinata alla Whitney Biennale del 2024: xhairymutantx, attesa da Christie’s per l’appuntamento di febbraio, gioca con l’aspetto della stessa Holly Herndon, volto tra i più noti sulla scena della musica elettronica d’avanguardia, che i principali modelli di AI sono in grado di riconoscere. L’immagine inconfondibile dell’artista – pelle chiara, capelli rosso fuoco e occhi azzurri – viene continuamente modificata dalla macchina, che ne altera via via le fattezze e ne esagera la caratteristica più nota ed immediata: le fluenti chiome fulve. Il tutto grazie ai prompt forniti da chiunque voglia partecipare, tramite una specifica interfaccia on line. L’immagine cliché di Holly è stata “contaminata” in principio da una sua fotografia bizzarra, immessa nel sistema: infilata in un costume azzurro sartoriale, è avvolta da una selva di lunghe trecce artificiali. Un nuovo personaggio, un modello destinato a influenzare successive alterazioni. Cosa diventerà Holly, di settimana in settimana? I risultati finiscono nell’archivio internet del progetto, divenendo a loro volta dati utili alla stessa AI, avvezza a ritenere attendibili siti istituzionali come quelli del Whitney: un lavoro divertente e profondo sull’identità, sulla sua rarefazione e moltiplicazione digitale, sulla possibilità di autodeterminare la propria immagine on line nell’era dell’intelligenza artificiale, e sul peso della reputazione di enti e piattaforme pubbliche rispetto al funzionamento dei modelli di AI, con tutte le implicazioni politiche del caso.
Robot e AI, altre opere simbolo da Christie’s
Importante anche il gruppo di nove tele dell’artista e studioso di robotica Pindar Van Arman, americano, classe ’74: le opere, un nucleo oggi raro e con un suo valore “storico”, risalgono agli esordi della celebre serie Emerging Faces, avviata nel 2017, tra i primi esperimenti di pittura generata autonomamente da reti neurali combinate con la robotica, basandosi proprio sull’uso di sistemi GAN per realizzare volti sempre più simili a quelli umani. Fonte di ispirazione come dichiarato da Van Arman, sono stati gli scambi intellettuali con Harold Cohen, pioniere della creatività artificiale (a cui il Whitney Museum ha dedicato una mostra nel 2024), ovvero colui che sviluppò negli anni ’60 un primo programma di intelligenza artificiale capace di interpretare i suoi schizzi.
E a proposito di robot, ma anche di interattività, l’artista e ricercatore Alexander Reben, nato nel 1985 e formatosi al MIT, è stato il primo artista in residenza da OpenAI, chiamato a sperimentare con la versione appena nata di Sora, il noto modello generativo basato sulla conversione testo-video. Il suo ultimo lavoro, atteso da Christie’s, mix di intelligenza artificiale generativa e performance dal vivo, affiderà a un monumentale robot il compito di produrre dei dipinti a olio, azionandosi a ogni nuova offerta che l’opera stessa riceverà durante l’asta.
Sono solo alcune tra le ricerche di valore che “Augmented Intelligence” presenterà nel corso della sua asta-show, rivolgendosi a un collezionismo certamente di nicchia e proiettato al futuro. Con la consapevolezza che spunti e tipologie di ricerca continuano a mutare, via via che la tecnologia affina strumenti e direzione: oggi, rispetto a pochi mesi fa, gli sviluppatori si concentrano su sistemi sempre più in grado di prendere decisioni ed elaborare comandi e informazioni, al fine di automatizzare e facilitare attività tra le più disparate. Nel campo dell’arte tutto questo si traduce in un’avvincente investigazione del pensiero creativo, territorio infinitamente complesso e misterioso: la macchina – che al netto delle ultime sfide non può comunque esistere senza l’apporto umano – è in tal senso un formidabile strumento di studio, decodifica ed esplorazione, oltre che di ulteriore reinvenzione linguistica ed estetica.
Helga Marsala
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