Vicenza-Padova e i gioielli di famiglia

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All’indomani dell’inopinata sconfitta in quel di Salò, molti tifosi mi stanno fermando per strada per domandarmi: “E adesso, caro Baffo?”. Immagino che qualcuno, più incazzato degli altri, vorrebbe sentirmi sparare a zero su allenatore e squadra, ma (come diceva l’orrendo Scalfaro) io non ci sto… Non da secondi, non a 59 punti (uno score che ci farebbe essere primi negli altri due gironi di C) e non alla vigilia dello scontro diretto con il Padova capolista, che è lì 6 passi avanti. Che sono mica pochi, intendiamoci, però nemmeno fuori portata.

A Salò si è giocato male (era successo a lungo anche col Renate) e si è perso meritatamente. Segno che la squadra non sta attraversando il suo miglior momento di forma. E può succedere, in un campionato interminabile come la Terza Serie. Anzi, è quasi matematico. Non c’è proprio da drammatizzare, in un momento in cui serve solo far quadrato, limitando le critiche al minimo sindacale. Limitarle, in ogni caso, non comporta la chiusura degli occhi sui problemi emersi, alla ricerca non di polemiche distruttive ma di osservazioni attorno a ciò che nessuno (né critica, nè pubblico e forse nemmeno panchina) avrebbe voluto vedere in campo al Turina.

E per dare un minimo di soddisfazione a quella parte del Popolo del Menti che oggi mi tira per la giacchetta, mi limiterò a due sole considerazioni generiche, senza la pretesa di insegnare il mestiere a nessuno. Dopo il match, ho sentito il tecnico tirare in ballo lo stato del campo di gioco, l’arbitraggio, la sfortuna, tessendo (al solito) le lodi sulla pertinacia con cui il Lane avrebbe rincorso a lungo il risultato pieno. Musichetta già eseguita e che non mi piace per niente.

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Parafrasando il grande Antonio sulla scalinata dalla quale sciorina il finto atto di accusa nei confronti dell’assassinato, siamo tutti qui per seppellire Cesare, non per lodarlo. E infatti mister Vecchi è tutt’altro che morto e sotto terra. E’ vivo,

vivissimo. E come il Pablo dei nostri tempi di battaglia, lotta con noi. Se ne accorgeranno presto le Galline! Ma per carità, lasciamo stare gli alibi mortificanti, quelli dei perdenti.

Non abbiamo sciupato l’occasione coi Leoni né a causa dei pantani lacustri, né per colpa del mediocre signor Di Cicco di Lanciano né tantomeno da vittime del fattore C (sin qui meno benigno del dovuto, ad onor del vero). Abbiamo perso i tre punti perché Diana & C. sono stati più bravi di noi. Perché (fatti salvi il primo quarto d’ora e l’assalto finale) sono regnate confusione e imprecisione. Punto e basta. E non voglio nemmeno intervenire sulle questioni tecniche e tattiche,

sulle quali non ho abbastanza competenze.

Vengo invece direttamente al secondo punto, che sottopongo volentieri all’attenzione dei miei lettori al fine di tastarne il

polso. Ricorderete tutti che durante la fase precedente alla chiusura del mercato calcistico, dalla stanza dei bottoni di Largo Paolo Rossi erano arrivate profonde rassicurazioni sulla congruità della rosa a disposizione dell’allenatore (ed infatti la voce “affari conclusi” si è poi chiusa con tre o quattro cessioni di giovani e l’arrivo del solo esterno sinistro Andrea Beghetto del Pisa). Tutta questa premessa per ricordare come da più parti (dalla mia sicuramente) ci fosse stata una educata sollecitazione ad intervenire sulle contrattazioni per portare a casa qualche puntello.

Chi propugnava un esterno di fascia opposta, chi un centrale per integrare il trio Leverbe/Laezza/Sandon, chi al fine di aggiungere in mezzo al campo un play make fosforico. Ebbene, la partita con la Feralpi mi consente a tal proposito una chiosa che più che un appunto alla dirigenza è una richiesta di illuminazione e che si condensa in una domanda. Se il pacchetto di marcatori era a posto così, come mai ieri siamo stati costretti per coprire i due illustri assenti a schierare come marcatore De Col. Che tutto è fuorchè uno spietato francobollatore? Capisco che in una gara così delicata fosse difficile dare spazio ad un giovanissimo come Vescovi.

Tuttavia l’altro indiziato si chiamava Nicholas Fantoni, il quale proprio un pivello non pare (22 anni e una certa esperienza ad Ancona nonchè l’anno scorso proprio a Vicenza). Delle due una. O si tratta di un elemento sul quale c’è poca fiducia oppure si è preferito seguire la filosofia (sciagurata secondo il vostro opinionista) di utilizzare i giocatori fuori ruolo. In ogni caso, amici miei, aver schierato un laterale al centro della difesa mi porta a dire che forse il pacchetto di stopper (non si chiamavano così?) tanto completo non fosse… Ma forse mi sbaglio, mica ho fatto Coverciano, io.

Archiviamo in fretta questa parentesi, sperando che di qui alla fine della stagione influenze, guai muscolari e ossei e altri accidenti stiano ben lontani dai nostri difensori, bravissimi sin qui a blindare la nostra retroguardia come nessun’altra squadra ha fatto. E chiudo con un’ultima considerazione. Sapete qual è l’effetto peggiore (e che più mi ruga in fondo all’anima) del passo falso in cui il Lane è appena incappato? Beh, non avessimo perso, meglio ancora con una vittoria, il Padova sarebbe arrivato al Menti con una condizione psicologica da psicodramma.

Ora, con Andreoletti & C. tornati a +6, abbiamo regalato ai supporters biancoscudati un nuovo entusiasmo che darà all’ambiente un’arma che aveva perso. Beh, ne avrei volentieri fatto a meno. Altro che Vicenza punito da mancanza di equilibrio, indecisione e bizantinismi vari. Da questo momento alla fine, la classifica diventa questione principalmente di gioielli di famiglia. Palle grosse da tirar fuori. E vedremo il 21 maggio alle ore 15.00 chi ne avrà di più…

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