Pane e olio a mensa per gli alunni morosi, è polemica a Montevarchi

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È polemica a Montevarchi, in provincia di Arezzo, per un provvedimento che prevede pane e olio, anziché il pasto completo, per gli alunni le cui famiglie sono indietro con i pagamenti della mensa e del trasporto scolastico. Un provvedimento non nuovo, che risalirebbe al 2017 e che già fece discutere, ora riaffiorato in alcune scuole del Comune con la giunta che ha lamentato un ammanco di 85mila euro per morosità. A sollevare la questione il Pd locale, seguito a livello regionale con la responsabile scuola Simona Querci che afferma: “Già nel 2017 un’amministrazione di destra aveva introdotto questa pratica e oggi, dopo sette anni, la storia si ripete: se una famiglia non riesce a pagare la mensa, il pasto completo sparisce e al suo posto arriva una fetta di pane con un filo d’olio. Un gesto che lascia il segno, che mette un bambino o una bambina nella condizione di sentirsi diverso, separato dagli altri, senza aver fatto nulla per meritarlo”. Per Querci “questa è la politica della destra: dividere invece di unire, penalizzare i più fragili invece di trovare soluzioni. Come Pd Toscana, ci uniamo alle richieste del Pd locale e chiediamo che questa pratica venga abolita una volta per tutte e che l’amministrazione comunale trovi alternative più giuste e dignitose per sostenere chi è in difficoltà, senza trasformare la scuola in un luogo di discriminazione”.

Al quotidiano La Nazione la sindaca di Montevarchi, Silvia Chiassai Martini, ha affermato che al suo arrivo in Comune il regolamento della precedente giunta di sinistra “prevedeva addirittura la sospensione del pasto per i figli delle famiglie morose” sostenendo di aver cambiato quel regolamento, ma che occorra “il rispetto di tutti nel fare il proprio dovere di cittadini”.

Critiche anche dall’assessora regionale all’istruzione Alessandra Nardini: “Quello che sta accadendo in alcune scuole di Montevarchi è vergognoso. Alle figlie e ai figli delle famiglie che non pagano la mensa viene dato solo pane e olio. Questo mentre le loro compagne e i loro compagni mangiano un pasto completo. Ma la Sindaca si rende conto di cosa significhi questo per loro?” è riportato in un post pubblicato sulla pagina facebook di Nardini. “È inaccettabile far pagare alle bambine e ai bambini, umiliandoli e discriminandoli, responsabilità che non sono loro. È tanto più inaccettabile che questo accada a scuola, ossia nel luogo che più di tutti dovrebbe essere uno spazio di uguaglianza e pari opportunità per tutte le bambine e tutti i bambini, a prescindere dalle condizioni economiche delle loro famiglie o dalle loro scelte.
Il Ministro Valditara aveva parlato di umiliazione come fattore di crescita, evidentemente la Sindaca Chiassai lo ha preso proprio alla lettera, dunque mi rivolgo a lei chiedendole che torni indietro rispetto a questa scelta vergognosa”.

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La replica della sindaca Chiassai Martini: “Chi contesta proponga un’alternativa attuabile ed efficace”

La mancata applicazione del regolamento “aveva portato ad ereditare un buco di bilancio di 500mila euro a danno della collettività” ha sottolineato Chiassai Martini, entrando nel merito delle critiche e replicando ai commenti del Pd e dell’assessora Nardini: “Otto anni fa siamo intervenuti e abbiamo introdotto un sistema attraverso il quale le famiglie hanno un mese di comporto durante il quale il Comune garantisce comunque il pasto anche se il genitore è moroso – spiega Chiassai Martini – In questo periodo la famiglia riceve sollecitazioni continue da parte dell’ente tramite telefonate, e-mail e messaggi dove si invita a regolarizzare il pagamento del servizio mensa, altrimenti come da regolamento, al 31/o giorno di morosità si passa al pasto sostitutivo, deciso dalla dietista”. Rispetto alle accuse di Nardini a Piantedosi, per la sindaca di Montevarchi “è estremamente grave tirare in ballo il ministro in una vicenda che assolutamente non lo riguarda ed associandolo al concetto di umiliazione per gli studenti” mentre invece “se c’è qualcosa di inaccettabile e grave è che dei genitori che hanno le possibilità economiche per pagare il pasto, vogliano fare i furbi gravando due volte su quei cittadini onesti e magari che, con grandi difficoltà non avendo un’Isee abbastanza basso per essere aiutati, comunque in maniera responsabile assolvono al loro dovere. Sono famiglie oneste che casomai fanno salti mortali per arrivare a fine mese ma che non mancano di pagare i servizi richiesti. Sono queste persone in una condizione di fragilità che hanno il diritto di essere ascoltate”. La sindaca, ricordando il sostegno economico dei servizi sociali per chi è in difficoltà economica, ha aggiunto che quest’anno sono stati aspettati cinque mesi “da inizio dell’anno scolastico per essere elastici, ma si è giunti ad un’insolvenza di 85.000 euro, che in prospettiva avrebbe raggiunto una cifra ancora più critica”. Intervenuti sollecitando le famiglie “questo ha portato ad una riduzione immediata dell’insolvenza, che da 85.000 euro è scesa a 6000 euro” Chiassai Martini dice infine di essere “fiduciosa che i morosi provvederanno quanto prima a regolarizzare le loro posizioni nel rispetto di tutte le altre famiglie e dei loro figli, che non hanno alcuna colpa”. “Invito chi contesta la norma del regolamento vigente a proporre un’alternativa attuabile ed efficace – conclude – Devo constatare che ad oggi nessuno ha avanzato una procedura diversa e non si è andati oltre la propaganda, neanche lei assessore Nardini”, “sarei lieta di sentire che soluzione propone”.

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