L’economia della Spagna sta andando alla grande

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L’economia dell’Unione Europea è ormai stagnante da qualche anno, e si stima che nel 2024 sia cresciuta dello 0,8 per cento. Fra i paesi membri ci sono delle eccezioni a questa tendenza: la più celebrata, anche da giornali e commentatori internazionali, è la Spagna.

Nel 2024 la sua economia è cresciuta del 3,2 per cento, il dato più alto fra i paesi più ricchi al mondo (il Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti, che pure sono in un ottimo periodo per la loro economia, è cresciuto del 2,8 per cento). Anche diversi altri indicatori, come il tasso di occupazione e il rapporto fra debito pubblico e PIL, mostrano dati estremamente incoraggianti. A dicembre l’Economist ha celebrato l’economia spagnola cercando di capire cosa possa «insegnare» al resto d’Europa.

È un successo che fino a qualche tempo fa era impronosticabile, per un paese uscito molto malconcio dalla crisi finanziaria del 2008-2010 e che è stato fra i più colpiti dalla pandemia di Covid-19. In molti, quindi, stanno cercando di capire le ragioni di una crescita economica così ingente e per molto versi inaspettata.

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Uno dei settori che stanno trainando la crescita è quello dell’accoglienza turistica. Nel 2024 la Spagna ha avuto 94 milioni di turisti stranieri, il dato più alto di sempre, che in totale hanno speso nel paese circa 126 miliardi di euro. In Spagna abitano 48 milioni di persone. È una crescita che molti ritengono ormai strutturale, dato che in diversi altri paesi l’aumento dei viaggi registrato dopo la pandemia si è ormai stabilizzato.

Non esiste una sola ragione per spiegare questi dati, e forse è proprio questo il punto. La Spagna è diventata attraente per un bacino molto trasversale di turisti stranieri, dalla giovane coppia europea che visita Barcellona nel weekend agli statunitensi che passano lo spring break (una periodo di vacanza in primavera) a Ibiza, passando per i pellegrini del famoso cammino di Santiago de Compostela, raddoppiati negli ultimi dieci anni. Il tutto in un paese dove il costo della vita è inferiore rispetto per esempio alla Francia e all’Italia.

Alcuni turisti si scattano una foto sul lungomare di Benidorm, in Spagna (David Ramos/Getty Images)

La crescita dell’economia spagnola non è causata soltanto dal turismo: prima della pandemia le esportazioni di servizi non legati al turismo rappresentavano il 5,5 per cento del PIL, mentre oggi si stima si aggirino intorno al 7-8 per cento. Nella sua analisi, l’Economist parla soprattutto di un contesto economico molto favorevole per le aziende di tecnologia e le società di consulenza ingegneristica, e cita il caso di una startup nata nel 2009 alla periferia di Madrid che nei prossimi tre anni si aspetta di raddoppiare il proprio fatturato contando soprattutto sui clienti stranieri. Dal 2023 la Spagna ha una legge che incentiva la creazione e lo sviluppo di start-up tramite agevolazioni fiscali e burocratiche, con l’obiettivo esplicito di attirare investitori dall’estero.

Da diversi anni poi il governo spagnolo, che ormai da tempo è controllato dal centrosinistra, sta investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili e oggi è il paese europeo con l’infrastruttura più sviluppata dopo la Germania. Nel 2024 le fonti rinnovabili hanno generato il 57,7 per cento dell’elettricità consumata dal paese, contro il 48 per cento della media europea. Negli ultimi mesi in Spagna ci si chiede addirittura se l’energia elettrica costi troppo poco: è una posizione invidiabile, soprattutto paragonata a quelle dei paesi europei che fino a poco tempo fa erano dipendenti dal gas naturale e dal petrolio russi (dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina i paesi europei hanno ridotto moltissimo la loro dipendenza dalla Russia).

Gli investimenti nelle fonti rinnovabili non sono stati l’unica misura lungimirante dei governi guidati dal socialista Pedro Sánchez: fra le ragioni del successo citate dai commentatori e dagli economisti c’è anche una riforma del mercato del lavoro approvata nel 2022 che disincentiva il ricorso ai contratti precari o a tempo determinato garantendo sussidi e incentivi alle aziende, e un generale approccio di apertura all’immigrazione.

Dal 2019 sono arrivati in Spagna circa 1,2 milioni di lavoratori stranieri, soprattutto dal Sudamerica, e il quotidiano El País ha scritto che «una forte immigrazione sta compensando l’invecchiamento della popolazione e il collasso del mercato del lavoro». Qualche mese fa il governo del primo ministro Pedro Sánchez, del Partito Socialista, ha ulteriormente allargato i criteri che permettono alle persone straniere che si trovano senza documenti in territorio spagnolo di ottenere un permesso di soggiorno, in un momento in cui invece diversi paesi europei stanno restringendo la possibilità di lavorare nel proprio territorio per chi proviene da specifiche zone del mondo e non ha competenze ultra-specifiche.

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– Leggi anche: Sull’immigrazione Pedro Sánchez la pensa diversamente

Diverse misure del governo spagnolo sono state rese possibili da un utilizzo oculato del Next Generation EU, il serbatoio di fondi dell’Unione Europea avviato per bilanciare la crisi economica innescata dalla pandemia. Entro il 2026 la Spagna avrà ricevuto circa 163 miliardi di euro, dei quali circa 50 sono già stati erogati. Fino ai mesi scorsi la Spagna era un po’ indietro nella realizzazione dei progetti del suo PNRR, ma finora non ha comunque avuto problemi nell’erogazione delle rate da parte della Commissione Europea.



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