Celebrazione della “Giornata del Ricordo” al liceo Walter Gropius di Potenza

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Lunedì 10 febbraio 2023 – Questa mattina,10 febbraio, il Liceo Statale “Walter Gropius” di Potenza ha ospitato le celebrazioni per la ricorrenza del “Giorno del ricordo”, istituito con legge 30 marzo 2004, n. 92 per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Dinanzi ad una gremita platea di studenti, docenti, autorità civili e militari, l’evento celebrativo ha preso il via con l’Inno Nazionale, eseguito dagli studenti che hanno, poi, scandito i tempi dell’intera mattinata, con dedicate performance artistiche.

Dopo i saluti introduttivi del Dirigente Scolastico Prospero Armentano, la manifestazione è entrata nel vivo con le relazioni del Professore di Storia Contemporanea dell’Università degli Studi della Basilicata Donato Verrastro, dell’Assessore alla Cultura del Comune di Potenza Roberto Falotico e del Sindaco di Potenza Vincenzo Telesca.

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Le riflessioni conclusive sono state, quindi, affidate al Prefetto di Potenza Michele Campanaro (foto di copertina) che ha condiviso con i circa 300 studenti presenti all’evento, uno spazio di approfondimento su una tragedia dimenticata per decenni. “Gli studenti della mia generazione non ebbero la possibilità di essere informati e di conoscere cosa fosse realmente successo. Celebrare questo Giorno significa rivivere una grande tragedia italiana, vissuta allo snodo del passaggio tra la II guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda. Un capitolo buio della storia nazionale e internazionale, che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente”, le parole introduttive dell’intervento.

Il Rappresentante del Governo ha, poi, voluto ripercorrere brevemente i passaggi di uno dei più drammatici eventi della storia contemporanea, ricordando la spirale di violenza che esplose all’indomani della firma dell’armistizio e che, per i successivi anni, si scatenò su molti italiani inermi ed incolpevoli, residenti nei territori ad est di Trieste, con durissime e atroci rappresaglie dai contorni di una vera e propria pulizia etnica: “La zona al confine orientale dell’Italia, già martoriata dai durissimi combattimenti della Prima Guerra mondiale, assoggettata alla brutalità del fascismo contro le minoranze slave e alla feroce occupazione tedesca, divenne, su iniziativa dei comunisti jugoslavi, un nuovo teatro di violenze, uccisioni, rappresaglie, vendette contro gli italiani, lì da sempre residenti.

La giovane platea ha, quindi, riservato particolare attenzione alla dolorosa storia di una giovane studentessa, Norma Cossetto, vittima delle atroci e insensate vendette.
Una ragazza poco più grande di voi – ha raccontato il Prefetto Campanaro – studentessa innamorata della sua terra, non a caso stava ultimando gli studi universitari con una tesi dedicata all’Istria Rossa, riferimento alla bauxite di cui è ricca quella regione, figlia premurosa, sorella affettuosa: una ragazza con tanta voglia di vivere.
Unica ‘colpa’ il padre Giuseppe, segretario politico del partito nazionale fascista. Norma Cossetto è immagine fiera e autentica delle migliaia di vittime gettate nelle foibe, spesso ancora in vita, dopo ore e giorni di violenze e privazioni, che non possono trovare in nessuna ideologia e in nessuna scelta di campo giustificazione di sorta.
A Norma Cossetto, in occasione della seconda celebrazione del Giorno del Ricordo, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi conferì la medaglio d’oro al merito civile, con questa motivazione: ‘Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio’.
Subito dopo la guerra, nel 1949, il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova, su iniziativa, tra gli altri, del professor Concetto Marchesi, uno dei padri costituenti, le conferì la laurea ad honorem, una decisione che raccolse unanime consenso. Un consenso che seppe quindi superare, già 76 anni fa, ogni possibile steccato, utilizzando un codice comune che appartiene a tutti noi e che riesce ad unire anche laddove le divisioni potrebbero prevalere: il codice della cultura”.

Dopo aver ribadito la brutalità dei regimi e la drammaticità degli esodi, il Prefetto ha incoraggiato i suoi interlocutori a non perdere mai di vista la storia, per essere in grado di riconoscere immediatamente, anche nel mondo odierno, tutti quegli elementi distonici intrisi di odio e discriminazione.

Non dimenticare diventa, quindi, un imperativo che supera i confini materiali e ci supporta nella costruzione di un Paese sempre più liberale e democratico, di un’Europa sempre più solidale e pacificata, di un mondo sempre più dialogante e multilaterale.
La lunga scia di odio che ha insanguinato l’Europa ha avuto proprio nei Balcani l’ultimo ed inaccettabile epilogo; gli uomini hanno odiato, combattuto, vilipeso e ucciso i propri fratelli. Per dare concretezza alla nostra democrazia, occorre impegnarsi ogni giorno nella lotta contro il razzismo e contro ogni forma di discriminazione.
Occorre costruire il concetto e il costume della convivenza tra diversi che si rispettano reciprocamente. Oltre l’indifferenza, abbiamo il dovere di guardare al passato con interezza di sentimenti, a riconoscerci quotidianamente nella nostra identità repubblicana e democratica, a radicarci nei suoi valori fondanti. Care ragazze e cari ragazzi, se saremo capaci di farlo, anche questo Giorno del Ricordo non si ridurrà a mera commemorazione”, il monito finale del Prefetto alle ragazze ed ai ragazzi.



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