Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini apre a una proroga del mandato di Giovanni Malagò, in scadenza in primavera, almeno fino alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Ma la Carta olimpica prevede solo di fare un altro mandato e Abodi frena:«Non è una priorità del governo»
Qualcosa si muove sul fronte politico italiano in vista di una possibile riconferma (o piuttosto di una proroga) di Giovanni Malagò alla guida del Coni oltre il terzo — e ultimo, secondo la legge — mandato quadriennale. Con le elezioni per il successore già indette per il 26 giugno, a smuovere le acque è stato un esponente di spicco di quella maggioranza finora ostile o indifferente a ogni riconferma: il vicepremier Matteo Salvini.
«Ritengo giusto e corretto — ha detto il titolare del dicastero dei Trasporti e delle Infrastrutture, in visita al cantiere del nuovo Villaggio Olimpico di Porta Romana a Milano — che Malagò arrivi ad accompagnare le Olimpiadi, quindi fino alla conclusione dei Giochi, nella primavera 2026». Reazioni? Zero dall’interessato, come prevedibile, zero dalla maggioranza di governo con Fratelli d’Italia da sempre freddissima sull’argomento e con il ministro dello Sport Andrea Abodi che fa sapere al Corriere di restare fermo nella sua posizione «di non priorità del tema da parte del Governo e di divergenza di opinione rispetto a quella di Malagò», che invece non ha mai negato di desiderare un’ultima riconferma e di considerarla strategica per la buona riuscita dell’Olimpiade italiana.
Salvini e l’ipotesi di proroga del mandato per Malagò
L’ipotesi avanzata da Salvini, già ipotizzata da altri in precedenza, è molto specifica: una proroga di un anno del mandato che consenta a Malagò di approdare ai Giochi nel doppio ruolo di presidente della Fondazione organizzatrice e del Comitato olimpico nazionale. La Carta Olimpica — che governa anche il funzionamento dei singoli comitati nazionali — rende però inapplicabile questa soluzione: il Cio stabilisce che i presidenti vengano eletti al termine di ogni quadriennio e rimangano in carica per quattro anni, senza possibilità di variazione.
Il governo italiano può quindi legittimamente allungare da tre a quattro il numero dei mandati (l’australiano John Dowling Coates è rimasto in carica dal 1990 al 2022) ma non può prorogarli senza violare la Carta. Prorogare il mandato significherebbe anche prorogare il vecchio Consiglio nazionale dove parecchi membri (ad esempio gli ex presidenti federali non rieletti) sono già decaduti. Questo è il limite sulla carta invalicabile, ma molti ricordano come anche il niet di Losanna alla costruzione della pista di bob di Cortina, con la richiesta tassativa di gareggiare all’estero, sempre sulla base della rigida normativa olimpica, sia stato alla fine bypassato. E a nessuno sfugge la bontà dei rapporti personali tra il presidente del Cio, Thomas Bach, e Malagò.
Il mandato aggiuntivo per Malagò: serve una legge
L’unica strada possibile sembra essere quella di un mandato aggiuntivo, che però richiederebbe una decisione parlamentare in tempi molto rapidi, tramite un decreto-legge. La composizione del nuovo Consiglio nazionale che eleggerà il presidente è già avanzata: mancano solo i sei presidenti federali che verranno scelti nelle prossime tre settimane e i rappresentanti di atleti, tecnici ed enti, che saranno votati tra il 15 e il 19 maggio. Il termine ultimo per presentare la candidatura a presidente del Coni è fissato per il prossimo 5 giugno. Insomma, il tempo stringe davvero e la palla passa all’unica persona in grado di decidere, la premier Giorgia Meloni.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link