Titoli falsi per insegnare, il nuovo “business”

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L’esame di tedesco, ad esempio, viene svolto su un foglio precompilato composto da due parti: una a crocette ed una da tradurre in tedesco. Una traduzione che sarebbe tutta da copiare alla lettera.

Si fa luce sul nuovo “business” che ruota attorno al mondo della scuola. Aspiranti insegnanti intenti a guadagnare i punti necessari per accedere all’insegnamento ed enti pubblici o privati pronti a vendere le certificazioni che garantiscono i punteggi utili per scalare le graduatorie. E’ questo il modus operandi di decine e decine di enti che promettono il conseguimento dei titoli in pochissimo tempo dietro il versamento di una cospicua somma in denaro.

Gli aspiranti insegnanti dovrebbero di norma frequentare corsi di formazione, master ed ottenere le certificazioni linguistiche ed informatiche che permetterebbero loro di conseguire i punteggi necessari per riuscire ad ottenere un posto utile in graduatoria e accaparrarsi la cattedra. Peccato che non sempre funziona così: rivolgendosi alle persone giuste, infatti, è possibile ottenere il titolo in modo molto più semplice. Basta avere un bel gruzzolo ed imbattersi in istituti di formazione online o enti disposti a concedere l’agognato titolo in poco tempo dietro un corrispettivo in denaro, senza sostenere alcun esame.

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I titoli da conseguire per essere inseriti nelle graduatorie d’istituto

I titoli che possono essere presi in considerazione suddivisi in tre categorie. Ci sono i titoli di accesso che comprendono le qualifiche per accedere ai concorsi come laurea, master, abilitazioni, diplomi o specializzazioni varie. In questo caso il punteggio è attribuito sulla base del voto conseguito. I titoli culturali tra cui rientrano ulteriori titoli accademici, master universitari e dottorati di ricerca e i titoli di servizio che vengono calcolati in base al servizio di didattica prestato nella classe di concorso per cui si partecipa. Inoltre, le abilitazioni, se ottenute attraverso percorsi selettivi potranno valere fino a 12,50 punti mentre per le specializzazioni sul sostegno vengono riconosciuti dei punteggi extra.

Non sempre, però, le certificazioni e le abilitazioni richieste per l’insegnamento vengono conseguiti secondo le regole classiche, ossia dietro la partecipazione alle lezioni e al superamento degli esami. Diversi enti e istituti di formazione ormai cercano di monetizzare vendendo i titoli necessari per inserirsi nelle graduatorie, a scapito di coloro che realmente hanno impiegato il loro tempo tempo nello studio e che hanno sostenuto gli esami per il conseguimento delle certificazioni.

Il modus operandi degli enti preposti al rilascio dei titoli

Ecco nel dettaglio come funziona il sistema. Enti formativi online (e non) avrebbero organizzato degli incontri con aspiranti insegnati per permettergli di ottenere la certificazione di qualsiasi livello di lingua straniera tra cui anche quella tedesca, in pochissimo tempo.

Uno degli enti, per esempio, con sede a Napoli all’interno di una scuola paritaria avrebbe dato appuntamento ad un’aspirante insegnante per spiegarle le modalità di conseguimento del titolo. “Per gli esami di lingua sono sei punti. E’ quello che vale di più”, spiega il rappresentante dell’ente cercando di convincerla all’investimento aggiungendo che l’esame è il più costoso ma che avrebbe contribuito a scalare diverse posizioni nelle graduatorie d’istituto. Qualche giorno dopo, l’aspirante viene nuovamente contattata per fissare la data dell’esame e viene invitata a fornire la propria carta d’identità e codice fiscale, oltre ad effettuare il bonifico di acconto dell’importo di 700 euro (trattasi solo di una ricarica su una carta prepagata). Tuttavia, la carta risulterebbe intestata alla moglie del titolare di un’altra società che si occupa di istituire e organizzare corsi di formazione e di aggiornamento senza il rilascio di attestati legalmente riconosciuti. Da qui, si intuisce che l’ente si serve di un’altra società con sede a Roma, abilitata al rilascio di certificati riconosciuti dal Ministero dell’Università e della Ricerca.

Ecco come si sarebbe svolto l’esame

Giunti al giorno dell’esame, i convocati sarebbero stati chiamati per l’identificazione tranne alcuni aspiranti insegnanti che, chiedendo spiegazioni alla reception dell’hotel ove si sarebbe svolta la prova, si sarebbero sentiti dire: “Il vostro esame ve l’abbiamo fatto noi, perché non vi siete presentate, voi eravate segnate alle 9. Ve lo risparmiate. E’ già passato, a posto”. E ancora continua: “Il problema è che eravamo in tre persone a fare quattro compiti diversi. E’ una questione di scrittura, non possiamo fare tutti i compiti con la stessa calligrafia, altrimenti si rischia di essere bocciati”. Per questo motivo i candidati che non avevano svolto il loro pcompito avrebbero dovuto svolgere i compiti di coloro che si sarebbero dovuti presentare il turno successivo.

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Altro aspetto fondamentale da non tralasciare è la data dell’esame, la quale cambia da persona a persona in quanto sono retroattive e potrebbero insorgere delle incompatibilità. L’esame viene svolto su un foglio precompilato composto da due parti: una a crocette ed una da tradurre in tedesco. Una traduzione che sarebbe tutta da copiare alla lettera, il tutto semplificato dal passaggio tra i banchi dei docenti che avrebbero suggerito di modificare alcune parole. Qualche giorno dopo aver terminato l’esame, tramite whatsapp sarebbe arrivata la certificazione di tedesco che avrebbe potuta essere inserita nella domanda per la formulazione delle graduatorie GPS.

Valditara dichiara il dicastero parte lesa

Sull’inchiesta “Cattiva Scuola”, sarebbe intervenuto anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che avrebbe depositato un esposto in procura per denunciare le modalità irregolari per il reclutamento degli insegnanti e sul mercato illecito dei titoli. “Si indaghi sui responsabili”, ha spiegato il ministro dichiarando il suo dicastero come parte lesa.

Il fenomeno dilagante dei titoli falsi è stato scoperto anche dal Nucleo di Polizia economica-tributaria della compagnia di Trani che nei giorni scorsi ha eseguito 9 misure di custodia cautelare nei confronti di rappresentanti di enti che avrebbero rilasciato certificazioni false dietro la corresponsione di oltre otto mila euro versati da aspiranti insegnanti laureati e diplomati. L’inchiesta denominata “Zero titoli” ha visto coinvolti diversi istituti di scuole statali e paritarie ed enti dislocate nelle regioni Lazio, Lombardia, Sicilia e Calabria. Altre 30 persone risultano indagate e dovranno rispondere dei reati di associazione a delinquere, truffa aggravata, autoriciclaggio, falso materiale e corruzione.

fonte: https://www.fanpage.it/attualita/inchiesta-cattiva-scuola-cosi-si-comprano-titoli-di-studio-falsi-per-scalare-le-graduatorie-da-insegnanti/



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