Un po’ di contesto su come è messo il nostro paese in fatto di diritto all’eutanasia. In Italia, oggi, un paziente ha diritto a rinunciare e sospendere qualsiasi terapia anche se lo tiene in vita, e ha diritto di farlo senza soffrire, quindi sotto sedazione. Ha diritto di farlo anche in modo differito, nel futuro, cioè attraverso il testamento biologico. Pochissimi italiano lo sanno, ma si può mettere per iscritto che nel caso in cui ci si trovi in determinate condizioni e nell’incapacità di intendere e di volere, si affidano le proprie volontà a un fiduciario che chiederà di non sottoporti a un certo tipo di trattamenti. Il suicidio assistito, l’aiuto alla morte volontaria, è legalizzato se la persona che chiede di essere aiutata a morire rientra in quattro condizioni. La prima: deve essere lucida e consapevole nella richiesta di morire. La seconda: deve essere affetta da una patologia irreversibile, incurabile. La terza: questa condizione gli provoca una sofferenza fisica e/o psicologica insopportabile. La quarta: che sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Tutto questo, tuttavia, in Italia non è per il momento stabilito dalla legge, ma da una sentenza della Corte Costituzionale del 2019 che è stata messa in pratica per la prima volta a fine novembre 2021, quando il comitato etico dell’ASL delle Marche, sulla base di una sentenza del tribunale di Ancona, ha autorizzato il primo suicidio assistito in Italia. Se si guarda alle leggi, infatti, quella che abbiamo è la 219 “in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, il cosiddetto testamento biologico che tecnicamente si chiama DAT, disposizioni anticipate di trattamento.
Ma nonostante, quando fu promulgata, prevedesse una campagna capillare per informare i cittadini come sia possibile esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, e il consenso o il rifiuto sugli accertamenti diagnostici, le scelte terapeutiche e i singoli trattamenti da somministrare quando perdiamo la capacità di intendere e di volere, al momento solo cinque persone su mille l’hanno compilato e sottoscritto. L’informazione non c’è stata, e non tutti in Italia sanno che sia possibile disporre del proprio fine vita. A febbraio 2022, invece, la Corte Costituzionale aveva dichiarato inammissibile il referendum sull’eutanasia legale. Il comitato promotore, sostenuto dall’Associazione Luca Coscioni, era nato ad aprile 2021 e, nel periodo tra giugno e settembre, aveva raccolto oltre 1,2 milioni di firme. Il 26 marzo del 2024, infine, sarebbe dovuta iniziare in Senato la discussione su quattro diversi disegni di legge che regoleranno l’eutanasia e il suicidio assistito in Italia. Non se n’è fatto nulla perché il governo non si è presentato alla seduta inaugurale delle commissioni. Ma un appiglio c’è, perché la Corte Costituzionale ha dato la competenza per l’aiuto alla morte volontaria al Servizio Sanitario regionale. E se in queste ore e se conteggi e riconteggi del Pd verranno confermati in aula, la Toscana diventerà così la prima regione italiana ad avere una legge sul fine vita.
Tra lunedì 10 e martedì 11 febbraio la normativa dovrebbe, dunque, passare, anche se c’è qualche timore sul ruolo dei cattolici del Pd, due dei quali potrebbero astenersi, ma grazie al campo largo non dovrebbero esserci problemi. Ci si aspetta anche il sì del presidente Eugenio Giani, che non si è ancora espresso, ma seguirà la linea del suo Pd, dal quale aspetta il via libera per il secondo mandato. La Lega, invece, ha lasciato libertà di voto (un consigliere potrebbe votare a favore), mentre FdI è contraria. “La Toscana diventerà la Svizzera d’Italia”, hanno detto intanto i Pro vita, mentre i vescovi hanno rilasciato una nota dove scrivono: “Ci sembra che, in un momento di crisi del sistema sanitario regionale, più che alla redazione di ‘leggi simbolo’, i legislatori debbano dare la precedenza ai progressi possibili nel quadro legislativo attuale, con un rinnovato impegno nelle cure palliative e nella valorizzazione di ogni sforzo di accompagnamento e sostegno alla fragilità”. La vita umana, aggiungono i vescovi, “è un valore assoluto, tutelato anche dalla Costituzione: non esiste un ‘diritto di morire’, ma il diritto di essere curati. Il Sistema sanitario esiste per migliorare le condizioni di vita, non per dare la morte”.
Il Partito Democratico, intanto, osserva con attenzione quello che sta succedendo a Firenze e all’iter di questa legge che è definita procedurale. Cioè, detta tempi e modi dell’attuazione di un diritto già riconosciuto dalla Corte Costituzionale. Proprio su questo si muove la Toscana. La maggioranza è partita dalla proposta di legge di iniziativa popolare dell’associazione Coscioni. «Abbiamo sottoposto la stessa norma a tutte le Regioni – dice oggi a Repubblica l’avvocato Gianni Baldini, tra i firmatari del testo – La Toscana ha svolto un’istruttoria di otto mesi, in parte integrando la proposta originaria, anche con richiami al valore della dignità della vita”. Nel testo che arriva in aula, ci sono tre indicazioni principali. Intanto si detta il termine entro il quale la Asl deve rispondere all’istanza del malato: 30 giorni. E se si accerta l’esistenza dei requisiti, la prestazione medica che comporta il suicidio medicalmente assistito va assicurata entro sette giorni. Poi si dice che le Asl pagano il farmaco (costa circa 35 euro) e mettono a disposizione il personale sanitario (sempre che il paziente non abbia un medico di sua fiducia), assicurando comunque l’obiezione di coscienza. Infine indicano i profili professionali dei membri della commissione che con il comitato etico locale valuta l’istanza del cittadino. Se la legge di iniziativa popolare “Liberi subito”, dell’Associazione Luca Coscioni“, sarà approvata, dunque, non si potrà lasciare per mesi in attesa di una risposta una persona che soffre ma nel termine di venti giorni saprà se le sue condizioni rientrano in quelle definite nella sentenza Cappato della Consulta per ottenere l’aiuto medico alla morte volontaria, e, se la persona malata confermerà la sua scelta di porre fine alle sofferenze tramite autosomministrazione del farmaco autorizzato dal servizio sanitario nazionale, nei sette giorni dalla richiesta riceverà l’erogazione con personale sanitario su base volontaria.
“Vogliamo fare chiarezza su procedure, modi e tempi che oggi ognuno affronta a modo proprio. Da cattolico dico che in uno Stato laico come il nostro debba esserci lo spazio di una mediazione legislativa a tutela di ciascun individuo e di ciascun orientamento”, ha dichiarato Antonio Mazzeo, presidente Pd del consiglio regionale. Il Nazareno, quindi, sta a guardare con interesse quel che accade a Firenze, e forse, si spera, anche Palazzo Chigi.
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