Il florovivaismo italiano: un settore in continua crescita

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È proprio il caso di dire che fiori e piante fanno sbocciale l’economia italiana. Nel 2023, il valore alla produzione del florovivaismo italiano ha raggiunto infatti una cifra record, sfiorando i 3,2 miliardi di euro. A dare un contributo decisivo è stata la crescita dei prezzi (+4,1%), mentre a ben vedere i volumi prodotti sono calati (-3,8%). Andiamo a vedere cosa raccontano i numeri a disposizione sul comparto.

Florovivaismo: 70% della produzione destinata all’export

Dei 3143 milioni di euro prodotti nel 2023, di cui 1678 milioni di euro riconducibili alle produzioni vivaistiche e 1465 milioni di euro alle coltivazioni floricole (fiori e piante in vaso). Un andamento in linea con il 2022.

A livello globale, il volume d’affari è considerevole: il mercato dei fiori e delle piante ornamentali ammonta a 24,7 miliardi di euro, quello del vivaismo a 28 miliardi di euro e quello dei bulbi a 101 milioni di euro.

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In questo contesto l’Italia è fra i principali Paesi produttori e fornitori di fiori e piante in ambito internazionale e in particolare a livello europeo, rappresentando circa il 14% della produzione dell’Unione Europea e posizionandosi al terzo posto dopo Paesi Bassi e Spagna.

Secondo il CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (ente nazionale di ricerca vigilato dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste), circa il 70% del prodotto nazionale è destinato all’export. Tanto che le esportazioni hanno superato nel 2023 i 1,2 miliardi di euro, per un saldo positivo della bilancia commerciale di oltre 305 milioni di euro.

Quanto ai mercati di destinazione, quasi l’80% dell’export viene assorbito da Paesi UE, con la Francia primo acquirente, con il 22,3% del totale. I Paesi Bassi, invece, sono il principale fornitore della Penisola, con una quota di 69,4% sul totale delle importazioni.

Considerando al numero delle imprese del settore e al numero di ettari coltivati, sempre in base ai dati del CREA, il comparto fiori e piante ornamentali è presidiato da circa 50.000 imprese, per una superficie di 76.000 ettari, mentre il vivaismo riguarda circa 55.000 aziende e una superficie di 145.000 ettari.

Florovivaismo: l’andamento geografico

Sono due le regioni italiane che spiccano nel settore: Toscana (per le attività vivaistiche ornamentali arbustive e forestali) e Liguria (per la coltivazione di fiori in piena aria), ma non sono certo le uniche zone produttive.

Nella classifica delle dieci regioni con il più alto valore alla produzione del settore florovivaistico nazionale nel 2023, in base alle rilevazioni di MyPlant&Garden su dati ISTAT, troviamo nell’ordine:

 

  1. Toscana (990 mln euro)
  2. Liguria (445 mln euro)
  3. Sicilia (302 mln euro)
  4. Lombardia (277 mln euro)
  5. Lazio (190 mln euro)
  6. Campania (186 mln di euro)
  7. Puglia (174 mln euro)
  8. Emilia-Romagna (152 mln euro)
  9. Veneto (132 mln euro)
  10. Piemonte (86 mln euro)

 

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Il Centro Italia traina la produzione nazionali, con oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro di valore, grazie alla Toscana che da sola incide con una quota di oltre il 50% sul settore del vivaismo con una crescita rispetto agli scorsi anni.

Segue il Nord Italia con oltre 1 miliardo e 180 milioni di euro. In questo caso è la Liguria a dare un contributo decisivo, ma sono tutto rispetto anche le produzioni di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna.

Le regioni del Sud Italia sfiorano i 740 milioni di euro valore, con la Sicilia che si conferma pilastro produttivo del meridione.

Le sfide del settore florovivaistico

Il comparto oggi si trova a dover fare i conti con il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature, eventi meteorologici estremi, fitopatie e siccità possono influenzare, infatti, pesantemente la produzione e la qualità delle piante.

Da non scordare poi il rincaro dei costi energetici e di produzione, in grado di compromettere i risultati economici delle aziende del settore. Energia, acqua, fertilizzanti e materie prime hanno visto aumentare i prezzi in modo significativo, mettendo sotto pressione i margini di guadagno.

E poi c’è la concorrenza internazionale. In particolare, di Paesi Bassi e Spagna, che offrono prodotti a prezzi competitivi, sfruttando economie di scala e costi di produzione inferiori.

Un aiuto importante dovrebbe arrivare da istituzioni e sistema finanziario, in modo che le imprese del settore possano ottenere finanziamenti per innovazione e sviluppo. Digitalizzazione, ricerca e tecnologia rappresentano infatti delle ottime opportunità per migliorare processi e risultati. Si pensi per esempio alla vendita online, all’automazione nelle serre, all’irrigazione intelligente e alla gestione sostenibile delle risorse.

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Di contro la difficoltà nel reperire lavoratori specializzati, obblighi amministrativi e burocratici, regolamenti europei stringenti, rappresentano elementi con cui fare i conti quotidianamente.

Un altro aspetto da tenere in debita considerazione è la crescente domanda di prodotti sostenibili e a basso impatto ambientale che richiede investimenti in nuove tecniche produttive e certificazioni ambientali. Fondamentale sarà, dunque, collaborare con enti di ricerca per sviluppare nuove varietà più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici.

Possiamo dire, in conclusione, che la crescita dell’intero comparto dipenderà sempre più dall’efficace sinergia tra imprese, associazioni di categoria, finanza e istituzioni.

 

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