Piemonte, nuovo garante per il decoro e la manutenzione ospedaliera

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Un paio di giorni fa, sulla rubrica Specchio dei Tempi, un lettore segnalava che nella sala di attesa di un grande ospedale torinese le alzate di diverse sedie erano rotte, costringendo chi attendeva il proprio turno per essere visitato a stare in piedi.

E’ una delle classiche situazioni di cui dovrà occuparsi quello che l’assessore alla Sanità Federico Riboldi, forte della sua pregressa esperienza di primo cittadino di Casale Monferrato, ama definire “il sindaco degli ospedali”: una figura di nuova istituzione, definita di volta in volta dai direttori generali delle Asl e dei nosocomi, incaricati di istituirla, “facility manager”, “manager operativo”, “manager tecnico”.

Le idee non sembrano ancora del tutto chiare. Per Riboldi, che le idee le ha chiarissime ed è allergico agli anglicismi, conta la sostanza: un professionista incaricato di relazionarsi con i direttori sanitari e generali degli ospedali per intervenire capillarmente su situazioni diversificate. In primis, il decoro delle strutture, inteso come una delle declinazioni della più ampia umanizzazione delle cure, a beneficio del personale e più ancora dei pazienti.

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Il sindaco degli ospedali

Per capire di cosa stiamo parlando occorrono alcune premesse, fatte dallo stesso assessore. Prima: il sindaco o manager che dir si voglia, non sarà pescato dall’esterno ma andrà individuato all’interno dei nosocomi. Seconda: può trattarsi di un medico, di un infermiere, di un impiegato amministrativo o di un tecnico, la qualità essenziale è che abbia esperienza organizzativa. Terzo: per il suo lavoro gli sarà riconosciuta una premialità.

Già operativo al San Luigi

Quale lavoro, precisamente? Basta chiedere a chi è già partito, ovvero al direttore generale del San Luigi Gonzaga di Orbassano Davide Minniti, che da ottobre, in anticipo su tutti, ha istituito con apposita delibera la nuova figura: alla quale, non è un dettaglio, ha riconosciuto un portafoglio di 50 mila euro per intervenire direttamente. Ad oggi ne sono stati spesi 45 mila, per il 2025 Minniti punta ad aumentare la cifra a 200 mila euro. Alla base della decisione, la conferma di un modello che funziona: «Siamo pienamente soddisfatti, era un tassello che mancava per attuare in tempi celeri interventi in grado di migliorare il nostro ospedale, a vari livelli».

Non macro ma piuttosto microinterventi, che però fanno la differenza: dalla sisitemazione delle aree verdi alla tinteggiatura dei muri esterni, dalla eliminazione della cartellonistica incoerente alla alla ritinteggiatura dei termosifoni del secondo padiglione. Tutto tra novembre e dicembre. Per quest’anno altre azioni sono già state messe nero su bianco: ad esempio il miglioramento dell’accoglienza all’ingresso dell’ospedale e l’individuazione di spazi per le associazioni di volontariato.

Procedure snelle

Interventi da realizzare con procedure snelle per accorciare la filiera decisionale. Evidentemente il San Luigi è avvantaggiato rispetto alla Città della Salute e all’Asl di Torino, che sovrintendono rispettivamente quattro e cinque ospedali. «In questi casi – rilancia Riboldi – è doppiamente necessaria una nuova figura per compensare tempi e percorsi ancora più macchinosi». Dopodichè, spetterà ai direttori generali delle macroaziende decidere il modello: un referente per tutti gli ospedali o un “sindaco” che coordina altri “sottosindaci”, diciamo così, uno per ogni nosocomio.

L’assessore bada al risultato, da raggiungere tramite azioni che non dovranno limitarsi alla ritinteggiatura o alla potatura delle siepi: «Penso al perfezionamento della logistica interna, ovvero ai canali di approvvigionamento tra gli uffici tecnici e i reparti, alla gestione dei flussi dei pazienti, al controllo della temperatura. E poi il decoro, tanto più necessario in strutture che generalmente pagano il prezzo della loro anzianità».

Dalle vetrate sporche alle pareti scrostate, dalle mattonelle rotte ai termosifoni anneriti, basta un breve tour negli ospedali piemontesi per rendersi conto che i nuovi manager – per Riboldi la traslazione in ambito sanitario delle figura dei sindaci, soprattutto quelli dei piccoli Comuni, intesi come modello di pragmatismo e vicinanza ai cittadini – , avranno di che sbizzarrirsi . Ovviamente se saranno messi in condizione di lavorare seriamente: questo spetta ai direttori generali, già invitati a darsi da fare.



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