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In questi giorni si assiste sempre più spesso alla diffusione di filmati che riprendono le forze dell’ordine in servizio. In alcuni casi si tratta di video e fotografie per elogiare atti di coraggio e altruismo, altre volte di riprese per comportamenti ritenuti inopportuni. I motivi per cui alcune persone decidono di fotografare o filmare carabinieri e poliziotti possono essere dei più svariati. Si va dalle occasioni citate alla cronaca, passando per l’autotutela e anche la creazione di contenuti per i social network. Ovviamente, le reazioni del pubblico sono altrettanto variegate e spesso piuttosto accese. Molte persone lamentano che riprendere le forze dell’ordine in servizio è un reato, avviando a propria volta aspre polemiche. Di fatto, la ragione che spinge a filmare carabinieri e poliziotti non è sempre rilevante dal punto di vista legale. Contano piuttosto l’uso del filmato e le modalità con cui viene effettuato.
È legale filmare le forze dell’ordine?
Sulla possibilità di riprendere o meno le forze dell’ordine in servizio i cittadini sono divisi. Qualcuno ritiene che sia giusto farlo all’insegna della trasparenza e della giustizia, altri si preoccupano delle ripercussioni per il personale. Oltretutto, essere filmati e fotografati durante l’attività lavorativa può risultare parecchio stressante e non è un’abitudine per la maggior parte delle persone.
Al di là delle opinioni personali, buona parte delle persone è convinta che sia vietato questo comportamento e che addirittura possa configurare un reato. Il ragionamento prevalente riguarda il possibile intralcio al servizio e l’eventuale riservatezza che lo stesso può richiedere. Un’altra fetta di cittadini, invece, è convinta che sia giusto poter eseguire filmati come forma di tutela dagli abusi (che peraltro sarebbe valida per entrambe le parti), basandosi proprio sui doveri che poliziotti e carabinieri devono rispettare.
Non è però corretto semplificare la situazione in questi termini. Innanzitutto, bisogna sapere che filmare le forze dell’ordine è legale di per sé. Secondo l’Autorità garante per la protezione dei dati personali è infatti lecito fotografare e registrare i funzionari pubblici e i pubblici ufficiali in assenza di uno specifico divieto. Il Garante della Privacy ha infatti specificato quanto segue con la nota n. 14755 del 5 giugno 2012:
“I funzionari pubblici e i pubblici ufficiali, compresi i rappresentanti delle forze di polizia impegnati in operazioni di controllo o presenti in manifestazioni o avvenimenti pubblici, possono essere fotografati e filmati, a meno che non vi sia un espresso divieto dell’Autorità pubblica”.
In assenza di un contrario provvedimento amministrativo, i filmati, le fotografie e le registrazioni audio sono del tutto leciti, purché effettuati durante il servizio pubblico. Contrariamente a ciò che molti ritengono, lo stesso principio si applica anche in contesti più delicati come una perquisizione domiciliare, a patto di essere il titolare del domicilio o di essere autorizzato dallo stesso.
Cosa rischia chi fotografa carabinieri e poliziotti?
Come premesso, il solo atto di fotografare e filmare carabinieri e poliziotti non è illegale, a meno che sia presente un provvedimento amministrativo che lo vieti nel caso specifico. I rischi insorgono nel momento in cui il cittadino decide di diffondere il contenuto, al di fuori dell’autorità giudiziaria per tutelare i propri diritti. Per la diffusione è infatti necessario avere il consenso degli interessati o coprendo i tratti distintivi personali: oscurare i volti, camuffare la voce e così via. Fa eccezione soltanto il diritto di cronaca, a patto che la notizia abbia un effettivo interesse pubblico e che non ci sia lesione della dignità e del decoro delle persone coinvolte. La finalità della divulgazione di foto e video si ritiene “unicamente giornalistica” se rispetta le regole deontologiche della professione e i criteri di essenzialità, interesse pubblico e veridicità delle informazioni.
Altrimenti, è possibile l’accusa di diversi reati, in particolar modo di diffamazione e violazione della privacy. Nel caso in cui il filmato avvenga contro il provvedimento dell’Autorità pubblica, invece, è possibile l’accusa di Rivelazione di segreto di Stato. Questo reato è punito con la reclusione fino a 5 anni, per chiunque riveli informazioni segrete (mettendo a rischio la sicurezza pubblica) o notizie di cui l’autorità competente ha vietato la divulgazione. È inoltre bene sapere che i filmati e le registrazioni non devono mai creare intralcio al lavoro delle forze dell’ordine, né tanto meno essere fonte di disordini e agitazioni. Le accuse possibili sono varie in questi casi, dall’interruzione di pubblico servizio alla resistenza a pubblico ufficiale, a seconda delle circostanze specifiche.
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