“Non vedo e non sento, ma sono riuscita a laurearmi. Oggi vivo da sola e sento di avere aperto una nuova strada per chi è come me”

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Quando si è iscritta all’università, non essendoci testi in formato digitale, ha scansionato quasi tutti i libri. Ha imparato a prendere i mezzi pubblici in autonomia, usando il bastone bianco e rosso, tra pericoli e sfide quotidiane. Anche spostarsi all’interno del campus era complicato: è stato necessario un grande sforzo di adattamento e orientamento, racconta, anche se spesso era accompagnata da studenti volontari. Francesca Donnarumma, 31 anni, con una malattia rara e degenerativa che da quando aveva tre anni le ha dato gravi problemi di udito e a livello visivo le ha lasciato solo ombre, è stata tra le prime in Italia a laurearsi in Giurisprudenza all’Università di Milano Bicocca. Oggi lavora per dare voce alle persone “nella mia stessa situazione, per far valere i loro diritti in una società così complessa”. E sta per andare a vivere da sola.

Per Francesca, tutto si può fare: basta volerlo. Il motivo principale che l’ha spinta a iscriversi a giurisprudenza, nel 2013, è stato il desiderio di fare del suo meglio per garantire alle persone con disabilità di avere una voce, spiega al fatto.it. “Iscrivermi non è stato semplice, poiché all’epoca non tutti credevano nelle mie capacità accademiche nonostante i miei buoni risultati scolastici”, racconta. Il 14 marzo 2019 Francesca si è laureata il voto di 103, tra i pochi in Italia a raggiungere un traguardo di questo livello. “Ero emozionata, certo – ricorda –. Mi sono sentita incredibilmente orgogliosa. Ho sentito che tutti i miei sforzi erano stati ripagati e che avevo aperto una strada, non solo per me, ma anche per tutti quelli che sarebbero venuti dopo di me”.

Poi Francesca ha svolto diversi tirocini, e trovato lavoro in un settore che le permetteva di portare assistenza in particolare alle persone sordocieche. Un modo per “sensibilizzare sulla nostra realtà, per far conoscere a tutti le tante sfide che affrontiamo quotidianamente e i nostri bisogni specifici”. È importante che la gente capisca che, nonostante le difficoltà, continua la giovane originaria di Vimercate, “siamo persone capaci e possiamo rappresentare una grande risorsa se ci vengono forniti gli strumenti adeguati”.

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Oggi alla Lega del Filo d’Oro – fondazione che è al fianco delle persone sordocieche e con pluridisabilità psicosensoriale – gestisce la parte legale e il bollettino dedicato ai familiari dell’associazione, fornisce aggiornamenti legislativi e spiega le novità. “La giornata per me inizia con una buona colazione – sorride lei – seguita dai preparativi per andare al lavoro”. Per il tragitto usa il servizio di social taxi del suo comune, Mezzago, che le permette di raggiungere comodamente la sede di Lesmo dell’associazione. Alle 16, quando esce da lavoro, torna a casa e si dedica alla ginnastica, alla musica, alla lettura e alle telefonate per rimanere in contatto con amici e famigliari. Nelle giornate libere Francesca è impegnata in campagne di sensibilizzazione nelle scuole primarie. A Milano vorrebbe trasformare il pub storico in piazza Sant’Agostino, che spesso lei frequenta, in un luogo accessibile a tutti, senza barriere sensoriali. Il prossimo obiettivo è vivere nella casa appena ristrutturata, da sola. Un passo significativo verso una maggiore autonomia, che le permetterà di gestire la vita quotidiana in modo indipendente.

A ottobre Francesca è anche intervenuta alla cerimonia di apertura del G7 Inclusione e Disabilità ad Assisi, e parlando davanti ai ministri di Italia, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Francia, Canada e Giappone ha sottolineato come indipendenza e autonomia siano centrali nella vita di chi è nella sua condizione. “Noi persone sordocieche affrontiamo ogni giorno sfide immense. Non serve pietismo: col giusto supporto possiamo essere una risorsa per la società”. D’altronde, quando le chiedi cosa dovrebbe fare lo Stato per migliorare l’assistenza alle persone con disabilità, Francesca risponde con un elenco in più punti: partendo dall’accesso ai servizi essenziali, da un adeguato supporto finanziario per coprire le spese, le tecnologie assistive e gli adattamenti abitativi, e promuovendo un sistema educativo inclusivo per gli studenti con disabilità. E, ancora, creando opportunità di lavoro equamente accessibili, combattendo stigma e discriminazioni, implementando e facendo rispettare leggi che promuovano i diritti delle persone con disabilità. Una serie di misure che “richiedono un impegno continuo – specifica – e la collaborazione tra governo, settore privato e cittadini, per creare un ambiente rispettoso dei diritti di tutti”.

La malattia di Francesca è rara e degenerativa. Grazie alle protesi acustiche e all’impianto cocleare oggi riesce a sentire meglio. “Prima che arrivassero i problemi legati alla vista e all’udito non conoscevamo la realtà della sordocecità, non avendo mai avuto situazioni del genere in famiglia. Improvvisamente ci siamo trovati catapultati in un mondo nuovo e se non ci fosse stata la Lega del Filo d’Oro non so cosa avremmo fatto”, raccontano i genitori, Marica e Gaetano. “Eravamo spaesati e loro, gli assistenti sociali, gli educatori e i volontari hanno saputo come guidarci”. Sono stati vicini a Francesca in tutto e per tutto, l’hanno affiancata nel suo percorso di studi ma anche in quello di indipendenza. Da oltre 60 anni la Lega del Filo d’Oro si impegna per restituire fiducia alle famiglie messe a dura prova da una disabilità così complessa, ma anche informandole sui loro diritti e su quelli dei loro cari. Un po’ quello che fa Francesca che, con il suo lavoro quotidiano cerca di restituire ciò che ha ricevuto, “creando una rete di supporto per le persone sordocieche”. Perché “tutti – conclude – se messi nelle condizioni per poterlo fare, possono essere una risorsa per la società”.



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