Nasce Alveare, il supermercato autogestito: cambia il modo di fare la spesa

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Non lo diresti mai che in quel negozio in una anonima zona residenziale di Conegliano si prepara niente meno che la rivoluzione. Nulla di strano all’esterno, eppure qualcosa di rivoluzionario, al di là delle vetrine colorate, sta accadendo. In cosa consista è presto detto: non ci sono clienti, non ci sono padroni.

I soci, oltre a fare la spesa, fanno anche i commessi, i contabili, gli esperti di logistica, i magazzinieri, gli addetti alla cassa, i comunicatori… insomma tutto quello che è necessario fare per far funzionare al meglio un negozio di 100 metri quadri, in via Einaudi, in cui puoi trovare di tutto, dal dopobarba al caffé, dalla verdura al detersivo. Si tratta di una cooperativa, un emporio di comunità come amano chiamarla i soci, ed è un modello di consumo che dagli Stati uniti, dove è nato, si sta espandendo in tutta Europa e anche in Italia. In Veneto la prima esperienza è nata a Conegliano nel 2022 e si chiama Alveare.

«I soci garantiscono almeno due ore di volontariato al mese e così possono fare la spesa qui in emporio» ci racconta Luca Bariviera, l’unico dipendente della cooperativa. Il lavoro volontario garantisce un bel risparmio nel costo dell’esercizio, ma non è questa la chiave del successo delle foodcoop. Non è solo una questione di conti, per capire questo mondo occorre cambiare vocabolario, ci dicono, altrimenti che rivoluzione sarebbe?

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«Il nostro obiettivo non è essere competitivi», racconta Luca, «ma cambiare le logiche di consumo, nessuna logica di sconti, l’obiettivo è sostenere le realtà produttive sane che fanno bene all’ambiente e alla società. Abbiamo incontrato la settimana scorsa», ci spiega, «i nostri fornitori di frutta e verdura per programmare assieme la produzione e la fornitura dei prodotti, si tratta di una decina di produttori della zona, famiglie e giovani con la passione di rigenerare piccoli fazzoletti di terra.

Ci garantiscono prodotti freschi, senza veleni e di qualità e noi assicuriamo un prezzo giusto per il loro lavoro. Senza di noi avrebbero chiuso, quel tipo di agricoltura familiare nel mercato tradizionale sta sparendo». I cartellini dei prezzi nel reparto di frutta e verdura ci dicono che in effetti far la spesa qui è anche conveniente.

«È una spesa compatibile per tasche normali, è economicamente interessante», racconta Leda, «ma non è solo fare la spesa, è partecipare ad un’idea di mondo migliore».

Già, la rivoluzione. All’Alveare puoi trovare il tonno curato da una cooperativa di pescatori che valorizza le parti del pesce, la buzzonaglia, buonissima, che nel processo di lavorazione industriale viene buttata. E poi largo spazio ai prodotti sfusi: lenticchie, pasta, farine. Anche il sapone si compra sfuso, tagliandone il pezzo che ti serve. «I nostri fornitori li conosciamo» spiega Luca «li andiamo a trovare, sappiamo come lavorano e, se possiamo andiamo incontro alle loro esigenze».

«Ci abbiamo messo tre anni a mettere in piedi il progetto», raccontano, «il primo anno di apertura, nel 2022, è stato complicato, nessuno aveva già fatto questo mestiere e nessuno aveva mai gestito una cooperativa, un po’ alla volta si capisce, si prova…».

I soci sono 180 ed oltre a fare le due ore di volontariato in negozio partecipano ai diversi gruppi di lavoro che si sono formati: amministrazione, comunicazione, relazione con i produttori, eventi culturali. «Una volta al mese», aggiunge Leda, «facciamo degli incontri di formazione per i soci, spieghiamo come si vende la frutta e le verdura, come funziona la cassa e poi vengono fuori idee nuove su come migliorare il servizio».

Un sabato al mese ad Alveare c’è “porte aperte” in cui chi non è ancora socio può venire in visita e provare i prodotti. «Arrivano sempre persone nuove, la partecipazione è aumentata nel tempo», racconta Leda che cura la gestione dei turni dei volontari, «la vita dell’emporio è molto vivace, ci sono persone di tutte le età, di tutti i mestieri, è molto stimolante incrocio di storie anche molto diverse». Il modello economicamente funziona ed è in programma l’assunzione di un altro dipendente vista la crescita della mole di lavoro.

L’emporio di comunità – e “comunità” viene sottolineato più volte – sembra rispondere a domande urgenti: come trovare un luogo di incontro non banale? Come contribuire a cambiare il mondo? Come avere prodotti di qualità, rispettosi dell’ambiente e del lavoro senza contrarre un mutuo? Per rispondere a queste domande da quando, nel 2017 è uscito il film che racconta l’esperienza del primo emporio di comunità fondato a Brooklyn nel 1973, esperienze come quella di Conegliano stanno nascendo come funghi in tutta Italia. È la rivoluzione? 

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