GrIG : “La speculazione energetica vuol trasformare, ancora una volta, la piana di Cossoine” | Sardegna che cambia

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Sassari – Il Gruppo d’Intervento Giuridico – l’associazione ecologista GrIG – ha recentemente inoltrato un nuovo atto di intervento nell’ambito della valutazione d’impatto ambientale (VIA) per un progetto che ancora una volta nell’Isola solleva preoccupazioni. Si tratta della proposta di una centrale agrivoltaica denominata “S’Ena”, promossa dalla società Sardinian Green 10 s.r.l. nella zona di Campu Giavesu – Su Padru, nel territorio comunale di Cossoine, in provincia di Sassari. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto agrivoltaico da 20,5 MW con linee elettriche, viabilità e altri servizi tecnici e potrebbe avere ripercussioni significative su un’area ricca di testimonianze archeologiche, storico-culturali e ambientali.

Non è la prima volta che il territorio di Cossoine si trova al centro di un progetto che minaccia il suo paesaggio storico e agricolo. Come ricorda il GrIG, già nel 2012-2013, un progetto simile era stato fermato anche grazie alla mobilitazione popolare. L’attuale proposta di Sardinian Green 10 s.r.l. quindi riaccende nel territorio il dibattito sulla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale e sulla sostenibilità degli impianti di energia rinnovabile. Anche perché le critiche e le azioni di dissenso verso la minaccia di una speculazione energetica, nell’Isola continuano ad andare avanti.

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Impianto agrivoltaico
LE CARATTERISTICHE DEL PROGETTO

Il progetto “S’Ena” prevede la costruzione di una centrale agrivoltaica, ovvero un impianto fotovoltaico progettato per integrarsi con le attività agricole e pastorali già presenti sul territorio, permettendo la continuazione delle coltivazioni e dell’allevamento e assicurando allo stesso tempo un’efficace produzione di energia rinnovabile. Un modello che dovrebbe quindi avere un impatto ambientale inferiore rispetto ad altri tipi di impianti fotovoltaici; tuttavia la proposta rischia di compromettere un’area che è di interesse storico e culturale.

Come denuncia il GrIG, la zona in cui sarebbe collocato l’impianto è infatti “densa di testimonianze archeologiche e storico-culturali: il Nuraghe S’Ena, il complesso nuragico con la Tomba dei Giganti di Aidu – Corruoes, i Nuraghi Accas, Idda, Furraghes, le Domus de Janas di Su Fronte, Nuraghe di Santa Maria Accas, la Chiesetta romanica di Santa Maria Iscalas”. Il tutto, “coinvolgendo indirettamente, perché a breve distanza, diversi siti rientranti nella Rete Natura 2000“, ovvero la rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione Europea, istituita per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari.

«L’area inoltre – spiega Stefano Deliperi dal GrIG – è sede storica della Gallina prataiola, oggetto di specifico Piano d’azione per la salvaguardia e monitoraggio in Sardegna e che rientra nell’analogo piano di azione europeo». Presente nell’elenco delle specie di fauna selvatica particolarmente protetta ai sensi dell’articolo 5 della legge regionale 23 del 1998, la gallina prataiola è infatti tutelata in quanto considerata a rischio minaccia prossima all’estinzione.

gallina prataiola
Gallina prataiola

A ciò si andrebbe aggiunto anche il vincolo paesaggistico che restringe ulteriormente le possibilità di intervento in questa zona. “La centrale agrivoltaica sorgerebbe ben dentro la fascia di rispetto estesa sette chilometri dal limite di numerose zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico posta dalla recente legge regionale n. 20, che ha provveduto a individuare le aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile, come previsto dalla Disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili”. Il progetto quindi sarebbe in contrasto con le normative che tutelano il paesaggio e l’ambiente.

“NESSUNA PRESTAZIONE DI FIDEIUSSIONE”

Ulteriore elemento sottolineato dal GrIG riguarda la “mancata previsione di alcuna prestazione di fideiussione per eventuali danni all’ambiente e agli interessi pubblici nelle fasi di cantiere, di gestione dell’impianto e del ripristino ambientale, ora obbligatoria sempre ai sensi della legge regionale 20”. La garanzia fideiussoria che deve accompagnare i progetti di impianti a fonti rinnovabili è finalizzata ad assicurare la corretta realizzazione dell’impianto, evitare di lasciare cantieri incompiuti e a garantire la corretta dismissione dell’impianto quando giunto a fine vita. Una lacuna, quella relativa la fideiussione, contestata dal GrIG, che ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di negare la compatibilità ambientale del progetto.

Per l’associazione, conseguenza di una mancata pianificazione adeguata per l’installazione degli impianti fotovoltaici è “il rischio di una sostituzione paesaggistica e culturale, economico-sociale e identitaria. Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato come sia in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile […] tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno previsto a livello nazionale”.

La soluzione alla speculazione energetica sta in una gestione più oculata, consapevole e pianificata del territorio

ALTERNATIVE ALLA SPECULAZIONE ENERGETICA

Secondo il Gruppo d’Intervento Giuridico, la soluzione alla speculazione energetica sta in una gestione più oculata, consapevole e pianificata del territorio. “Dopo aver quantificato il quantitativo di energia elettrica realmente necessario a livello nazionale, sarebbe cosa ben diversa se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (VAS), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica”.

«Inoltre – prosegue sempre Deliperi – come afferma e certifica l’ISPRA, in Italia è molto ampia la superficie potenzialmente disponibile per installare impianti fotovoltaici sui tetti, considerando una serie di fattori che possono incidere sulla effettiva disponibilità di spazio: la presenza di comignoli e impianti di condizionamento, l’ombreggiamento da elementi costruttivi o edifici vicini, la distanza necessaria tra i pannelli, l’esclusione dei centri storici». Il potenziale per l’installazione di impianti fotovoltaici sui tetti degli edifici esistenti, senza dover compromettere terreni agricoli o paesaggi storici, c’è: «Dai risultati emerge che la superficie netta disponibile può variare da 757 a 989 chilometri quadrati».

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speculazione energetica
Saccargia, manifestazione contro la speculazione energetica in Sardegna, immagine di repertorio

“In sostanza, si stima una potenza installabile sui fabbricati esistenti variabile dai 73 ai 96 GW. A questa potenza, come evidenziano i ricercatori dell’ISPRA, si potrebbe aggiungere quella installabile in aree di parcheggio in corrispondenza di alcune infrastrutture, in aree dismesse o in altre aree impermeabilizzate; ipotizzando che sul 4% dei tetti sia già installato un impianto, si può concludere che ci sarebbe posto per una potenza fotovoltaica compresa fra 70 e 92 GW. Energia producibile senza particolari impatti ambientali e conflitti sociali“, commentano dal GrIg.

Nel frattempo la lotta contro la speculazione energetica continua a unire voci e intenti in tutta l’Isola. Il Gruppo d’Intervento Giuridico ha in merito lanciato una petizione popolare che ha raccolto già oltre 20.000 firme a supporto per fermare la speculazione energetica in Sardegna, invitando cittadini e cittadine a firmare e a mobilitarsi per difendere il territorio. Il messaggio è chiaro: la transizione energetica deve essere sostenibile, rispettosa dell’ambiente e delle comunità locali e non deve trasformarsi in una corsa al guadagno per le multinazionali energetiche. Per un futuro che non svenda il patrimonio, la sussistenza e la sostenibilità dei territori.

Per la lettura degli articoli o l’ascolto delle rassegne stampa in cui abbiamo affrontato il tema della speculazione energetica, guarda qui.



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