Le mosse di Trump e il ruolo della Bce

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La preparazione dell’Unione ad affrontare il ” ciclone Trump”, se e come si manifesterà anche per il vecchio Continente, dovrebbe prevedere una robusta negoziazione prima di mettere in campo misure ritorsive che danneggerebbero la stessa Europa e, in ogni caso, se queste saranno inevitabili, occorrerà fondarle su politiche non contingenti, ma strutturali: insomma, un’occasione per fare, in uno ” stato di eccezione”, ciò che fin qui si è cercato di fare tra difficoltà e blocchi. Ma da questa necessaria preparazione non può essere distante la Bce con la politica monetaria, innanzitutto, pur nell’autonomia del ruolo.

È un tema, questo, che, tra gli altri, potrebbe essere affrontato nell’annuale congresso Assiom Forex che si terrà a Torino il 14 e 15 febbraio con l’intervento del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. La Bce ha reso note le conclusioni alle quali è giunto lo staff di ricercatori con l’indicare tra l’1,75 per cento e il 2,25 l’intervallo del cosiddetto tasso di interesse neutrale, quello cioè che non espande né restringe l’economia. Viene però precisato, mentre nello stesso Consiglio direttivo dell’Istituto vi sono quantificazioni differenti, che si tratta di un tasso rilevabile ex post il quale rappresenta solo uno dei diversi fattori tecnici che concorrono alla progettazione del governo della moneta. Intanto, i salari, che sono stati ritenuti un freno a un ulteriore e più deciso taglio dei tassi di riferimento, nel quarto trimestre del 2025, secondo l’indice anticipatore della Bce, registrano, nell’area, un aumento dell’1,5 per cento, a fronte del 5,3 dello stesso periodo del 2024. Nell’Eurozona, a gennaio scorso, l’inflazione si è attestata al 2,5 per cento.

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Ora, al di là delle rilevazioni, più o meno necessarie dei tassi naturali o neutrali – sui quali si apre poi regolarmente una “querelle” che ha sempre di mira, da parte dei cosiddetti falchi del Direttivo della Bce, la limitazione o il rallentamento della riduzione dei tassi – il riferimento fondamentale deve essere al 2 per cento, stabilito anche dalle norme come il target da raggiungere perché esso sancisce il conseguimento della stabilità dei prezzi, in cui si concreta il mandato della Banca centrale. Venuto meno il rischio di una spinta all’aumento dei prezzi dal versante salariale e considerato in generale l’andamento dell’inflazione, ora non vi dovrebbero essere obiezioni a un ulteriore allentamento monetario, data anche la sottolineata vicinanza al target. E su questa esigenza occorrerebbe riflettere, pur non sottovalutando il ruolo non favorevole dei ” falchi”, per una decisione anche prima della programmata riunione del Direttivo del prossimo 6 marzo.

In un contesto non facile, ma sicuro dal lato dell’inflazione, una spinta all’economia sarebbe più che opportuna. Ciò non significa svolgere un’azione di supplenza. Mai come ora è altresì necessario, per l’accennata preparazione alle misure che potrebbero essere assunte dall’amministrazione Trump, un coordinamento della politica monetaria con le misure di politica economica e di finanza pubblica dell’Unione e dei singoli Paesi. In tale quadro, sarebbe finalmente l’ora di rivedere l’impostazione generale del governo monetario enfatizzando la capacità di assumere misure d’anticipo – si pensi alla ” forward guidance” – e realizzando un raccordo con la funzione di Vigilanza bancaria e finanziaria. Stabilità monetaria e stabilità finanziaria sono strettamente correlate. Giustamente si sostiene la necessità di unità di fronte alle scelte politiche che potrebbero compiere gli Usa, ciò deve significare unità non solo dei Governi, ma anche delle istituzioni europee tutte, senza che ciò leda le rispettive autonomie.

Naturalmente, un punto di osservazione fondamentale sarà la condotta della Federal Reserve che con il presidente Powell – che resterà in carica fino al 2026 e non potrà essere rimosso – ha rivendicato la propria indipendenza. Insomma, la preparazione della risposta alle eventuali iniziative trumpiane con una “single voice” europea può, con il risveglio dell’Unione, essere l’occasione di una grande riforma europea di settori di competenza fondamentali. Una delusione per la conduzione e l’esito di questa sfida non riporterebbe l’Unione allo “status quo ante”, ma la farebbe nettamente indietreggiare. Il congresso Assiom Forex sarà anche un’occasione per iniziare a tastare il polso di coloro che operano nella finanza.





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