Bari, no allo scioglimento del Comune: sui social lo sfogo di Decaro. «Per battere me alle elezioni hanno sacrificato il nome della città»

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di
Nicolò Delvecchio

Il sindaco Leccese: «È il giorno del riscatto per la città». Gasparri: «Non possono esultare nel Comune di Bari perché le municipalizzate sono il braccio operativo dei Comuni». Il Viminale commissionerà alcune municipalizzate

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«Che non ci fossero i presupposti per lo scioglimento l’abbiamo sempre saputo. Eppure abbiamo subito un linciaggio mediatico indecente. Non parlo di me. Ma Bari e i baresi non meritavano, per quasi 12 mesi, di essere scaraventati su giornali, le tv, i social e persino sui cartelloni in città, accostati alla parola “mafia”. Un danno che nessuno mai potrà risarcire. Per questo oggi non canto vittoria». 
L’ex sindaco di Bari, Antonio Decaro, commenta così la notizia – arrivata nella serata del 7 febbraio – della decisione del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di non proporre lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Bari al consiglio dei ministri. Sulla base della relazione presentata dal prefetto Francesco Russo, il Viminale commissionerà alcune municipalizzate (oltre l’Amtab, già in amministrazione giudiziaria) e predisporrà delle sanzioni nei confronti di alcuni dipendenti pubblici. 

Ma il procedimento iniziato a marzo 2024 con la nomina di una commissione d’accesso, che ha lavorato a Bari per sei mesi, si è concluso nella maniera che tutti i baresi speravano. «Questa storia, da qualsiasi angolazione la si guardi, è stata una sconfitta. E provo anzi un dispiacere profondo, perché mio malgrado, di questa sconfitta, sono stato la causa. Forse è per battere me alle elezioni, infatti, che qualcuno aveva deciso di sacrificare il nome della nostra città», continua Decaro. «È vero, Bari non si scioglie, anzi, rinasce più solida, più forte e coraggiosa di prima. E la stragrande maggioranza dei suoi cittadini continuerà a scegliere di stare dalla parte giusta: contro la mafia, contro i criminali. È per loro che oggi, dopo un anno di accuse strumentali, posso tornare a respirare. È una bella giornata, Bari», conclude Decaro.




















































Il procedimento era iniziato circa un mese dopo i 130 arresti dell’inchiesta «Codice interno» (eseguiti il 26 febbraio 2024) che ha svelato presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria. Tra gli arrestati anche l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri e la moglie Maria Carmen Lorusso, la cui elezione al consiglio comunale di Bari nel 2019 sarebbe stata favorita, per la Dda, dai voti che il marito avrebbe raccolto tra tre clan della città. Ma quel 26 febbraio fu anche sottoposta in amministrazione giudiziaria l’Amtab, che aveva tra i dipendenti alcune persone legate ai clan che avrebbero condizionato delle assunzioni.
A marzo, quindi, Piantedosi nominò una commissione d’accesso per valutare le possibili infiltrazioni mafiose nell’amministrazione comunale, a pochi mesi dalle elezioni comunali poi vinte da Vito Leccese. I lavori della commissione finirono a settembre, a novembre il prefetto mandò la sua relazione al Viminale. A febbraio, la vicenda può dirsi conclusa.
Ma Decaro non è stato l’unico a commentare la vicenda. 

«Abbiamo scongiurato l’ipotesi più nefasta, quello dello scioglimento. Finalmente la città ritorna a vedere una prospettiva di straordinaria crescita. È un giorno di riscatto. Tutto ciò che abbiamo vissuto a partire dagli inizi di marzo del 2024 non faceva giustizia a una città che è cresciuta tantissimo negli ultimi anni», ha detto Leccese, che ha sottolineato come «all’interno della città ci sono ancora delle zone grigie su cui c’è tutto l’interesse da parte dell’amministrazione di scavare profondamente per rimuovere quello che c’è di marcio e illegale».

Diversa invece la posizione del centrodestra, maggioranza di governo ma minoranza a Bari dal 2004. «Non possono esultare nel Comune di Bari perché le municipalizzate sono il braccio operativo dei Comuni, stiamo parlando di multiservizi, rifiuti», ha detto il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, a Bari per un convegno. «Se così fosse io penso che ci sono dei responsabili: le municipalizzate non si animano da sole. Ci sono delle nomine, delle assunzioni, e vedremo se ci sono tra quelli favoriti, quelli stabilizzati con vincoli di conoscenza o di parentela. Tutto questo getta un’ombra su quello che sappiamo: la gestione clientelare del territorio barese, con conseguente ondata di consensi, alcuni politici che non discuto, altri accompagnati da una politica di “voto di scambio” e se così fosse sarebbe gravissimo». 
Gasparri poi ha aggiunto: «Ci pronunceremo dopo aver letto gli atti e le carte. Ma chi dovesse dire un “sospiro di sollievo” dovrebbe invece chiudersi in casa a riflettere sull’ondata di fango che sta sommergendo chi ha gestito il potere a Bari, ed i nomi e cognomi sono fin troppo noti».

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