Mattarella e la scelta dell’Europa

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contabilità

Buste paga

 


È il momento di agire». Così ha detto il presidente Sergio Mattarella nel suo recente discorso all’università di Marsiglia. E ha aggiunto: «ricordando le lezioni della storia». Conoscendo il suo stile sobrio e misurato, colpisce un appello così forte. A motivarlo ci sono l’anormalità dei tempi in cui viviamo e gli enormi pericoli che incombono oggi sul mondo. Ma le sue parole non sono estemporanee o occasionali: si basano su una solida argomentazione storica e comunicano una stringente necessità.
La sua ricostruzione del passato è intrecciata di rimandi al presente. Alle immense tragedie del Novecento, ha ricordato, si arrivò passo dopo passo. Tutto cominciò, in un certo senso, con l’isolazionismo americano: gli Usa non parteciparono all’importante novità costituita dalla Società delle Nazioni, indebolendola sul nascere. Seguì la crisi del 1929, da cui scaturirono protezionismo, misure unilaterali, erosione delle alleanze. Si affermarono così «fenomeni di carattere autoritario» e alcuni Paesi furono «attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali».
Tra queste ci fu anche l’Italia, che non a caso, insieme a Germania e Giappone uscì dalla Società delle Nazioni. Prevalsero la volontà di dominio e le guerre di conquista: «Fu questo il progetto del Terzo Reich» (e, ha notato il Presidente, «l’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura»). A Monaco nel 1938, la debolezza non pagò: «La fermezza avrebbe, con alta probabilità, evitato la guerra». Non è un passaggio bellicista, come qualcuno l’ha interpretato: la fermezza è evocata per evitare la guerra, non certo per provocarla («la pace occorre volerla, costruirla, custodirla», ha insistito a Marsiglia). Dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, «il dispotismo dei sistemi di impronta fascista e nazista appariva condannato dalla storia». Prevalsero la cooperazione e la fraternità, non l’odio, e, contro il “morbo nazifascista”, gli Alleati fondarono un nuovo ordine mondiale, che – a dispetto di tutte le critiche possibili – ci ha dato molti decenni di pace. È una ricostruzione che evidenzia quanto l’antifascismo – nella sua accezione più alta e più profonda – abbia costituito il filo conduttore di scelte fondamentali della comunità internazionale e di tanti Paesi, tra cui l’Italia, per affermare pace e democrazia (anche se Mattarella non trascura quanto abbia pesato il comunismo nella divisione del mondo in due blocchi contrapposti).
Oggi, denuncia il Presidente, assistiamo a un attenuarsi delle regole della comunità internazionale, a una disillusione verso la cooperazione, al riaffacciarsi delle sfere di influenza, a un protezionismo di ritorno. Attori animati da «spinte inconsulte» riaprono problemi già da tempo risolti. Dal discorso di Marsiglia viene anche la denuncia di nuovi «usurpatori delle sovranità democratiche»: sono i «neo-feudatari del Terzo millennio – novelli corsari» che aspirano a «signorie nella dimensione pubblica». In molti hanno visto in queste ultime parole un riferimento a Elon Musk e tra i responsabili dell’attuale caos mondiale non è difficile includere anche Donald Trump. Nelle sue prime settimane di presidenza, infatti, questi ha avanzato solo iniziative distruttive, dal rilancio del protezionismo alla deportazione dei palestinesi da Gaza dall’uscita degli Usa dall’Organizzazione mondiale della sanità al blocco degli aiuti umanitari internazionali e alle sanzioni contro la Corte penale internazionale. Ma, al di là delle persone, ad allarmare sono i processi. Il punto di arrivo della follia autodistruttiva che sembra oggi prevalere, non ci sono solo la pace e la democrazia, ma persino gli stessi Stati nazionali che – con tutti i loro limiti – hanno costituito, nel mondo contemporaneo, la condizione di entrambe: sia la Società delle Nazioni sia l’Onu sono, non a caso, associazioni di Stati. Sembra, insomma, di tornare indietro nel tempo, fino alle pagine più buie del secolo scorso. Alle origini del “discorso nazista”, come hanno dimostrato efficacemente gli studi di Johann Chappoutot, c’è stato il mito del ritorno a un vitalismo primitivo, libero e selvaggio, e affermare il nazismo ha significato distruggere tutto ciò che superava la “legge del sangue”. Ecco perché la lezione dell’antifascismo non appartiene alla retorica polverosa ma è di stringente attualità.
Se il mondo sta precipitando in un Far West in cui prevalgono «sfiducia nella democrazia», «unilateralismo» e «nazionalismi», è davvero il momento di agire. Per Mattarella ciò significa scegliere per l’Europa. In quanto erede della civiltà che patrocina i diritti umani, lo Stato di diritto, la democrazia e, negli ultimi decenni, la pace, questa costituisce infatti uno spazio politico alternativo. Ma rischia di rimanere schiacciata «tra oligarchie e autocrazie» ad Est come ad Ovest. Per diventare un «soggetto di politica internazionale» e non «un oggetto nella disputa internazionale», «le attuali istituzioni non bastano» e occorre quantomeno «una politica estera e di difesa comune più incisiva». Sono parole molto allarmanti. Se è davvero urgente agire perché la politica italiana tergiversa sulle scelte che contano, come quella per l’Europa? Viene il dubbio che non sia all’altezza di un momento storico così drammatico.





Source link

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link