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Il Consiglio di Stato dà ragione alla Provincia e «bacchetta» il Tar sulla vicenda dei due maestri che non avevano l’«Eurotest»
Non potranno esercitare la professione in Trentino neppure in modo occasionale e temporaneo. Dovranno superare una prova compensativa, come aveva chiesto la Provincia. Questione di sicurezza. D’altronde «l’esercizio temporaneo della professione non fa mutare i pericoli e la preparazione necessaria per prevenirli», osservano i giudici del Consiglio di Stato. Bene hanno fatto quindi gli uffici provinciali a negare l’autorizzazione ai due professionisti che avevano conseguito il patentino in Slovenia, ma non avevano la prova Eurotest, requisito necessario per insegnare.
Sentenza ribaltata
Il Consiglio di Stato fissa alcuni concetti chiave e fondamentali, mettendo un punto fermo nell’annosa contesa tra i maestri di sci stranieri, o con patentino estero, la Provincia e il Collegio Provinciale Maestri di Sci del Trentino. Nella sentenza, depositata nei giorni scorsi, i giudici ribaltano la pronuncia del Tar di Trento e «bacchettano» i colleghi di primo grado che avrebbero trascurato alcuni aspetti relativi alla sicurezza sulle piste. È giusto quindi «richiedere requisiti stringenti per la formazione professionale dei mastri di sci», scrivono i magistrati romani che hanno accolto il ricorso della Provincia di Trento.
Il casus belli riguarda due maestri di sci che avevano conseguito il patentino in Slovenia. I due professionisti avevano chiesto alla Provincia la possibilità di esercitare in forma temporanea e occasionale. Siamo nel 2023. Il 7 febbraio il Servizio turismo e sport della Provincia nega l’autorizzazione di dare lezioni di sci sulle piste trentine per il mancato possesso della prova dell’Eurotest. Non erano in possesso del certificato di competenza che prevede il superamento della Prova di formazione comune (Pfc che comprende le sue prove di Eurotest ed Eurosecuritè) e quindi non avevano «un titolo di massimo grado». I due maestri di sci non si arrendono e si rivolgono al Tar che dà ragione ai professionisti e annulla i provvedimenti provinciali. Secondo il Tribunale amministrativo di Trento il titolo acquisito negli altri Paesi «può essere ricondotto a quello di massimo grado come quello previsto dalla deliberazione della giunta provinciale».
I motivi dell’appello
Un ragionamento che non ha convinto gli uffici provinciali i quali, attraverso gli avvocati Giacomo Bernardi, Giuliana Fozzer e Sabrina Azzolini, hanno impugnato la sentenza. Il Consiglio di Stato ha accolto i quattro motivi d’appello e ha riformato la sentenza. In particolare i maestri di sci non avrebbero compensato la mancanza dell’Eurotest con altri documenti idonei a dimostrare l’esperienza professionale, le conoscenze, l’abilità e le competenze acquisite. Secondo i giudici «l’amministrazione non ha impedito l’esercizio della professione. Ha, molto più semplicemente, subordinato l’autorizzazione all’esercizio temporaneo in forma autonoma al superamento di una prova compensativa», scrivono. E «le misure compensative richieste, data la delicatezza della professione e i rilevantissimi risvolti in punto di sicurezza sulle piste da sci — scrivono — non possono essere considerate una limitazione al diritto di prestazione di servizi». Niente da fare, quindi, per i due maestri di sci, in futuro per dare lezioni in Trentino dovranno svolgere «una prova compensativa».
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