‘Ndrangheta, processo “Costa Pulita”: 18 condanne, 4 assoluzioni e 4 annullamenti con rinvio

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Sentenza della Corte di Cassazione per il processo nato dall’operazione antimafia denominata “Costa Pulita”. Regge in buona parte l’impianto accusatorio messo in piedi dalla Dda di Catanzaro, con la sentenza di primo grado che era stata emessa il 31 luglio 2018 dal gup distrettuale, Pietro Carè, al termine del rito abbreviato. La sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro è invece arrivata il 9 maggio 2023. Una sentenza storica dal punto di vista giudiziario, quella della Cassazione, perché per la prima volta viene riconosciuta in via definitiva l’esistenza di un’associazione mafiosa radicata nel territorio comunale di Briatico – il clan Accorinti-Bonavita – e di un’altra avente la sua roccaforte a Parghelia: il clan Il Grande. In primo grado solo nel luglio 2020 il gup distrettuale aveva depositato le motivazioni della sentenza ed in conseguenza di tale ritardo tutti gli imputati detenuti (boss ed affiliati) erano stati nel frattempo rimessi in libertà per scadenza dei termini massimi di custodia cautelare, risalendo gli arresti all’aprile del 2016. 

Il verdetto della Cassazione

Antonino Accorinti

Questa la sentenza emessa dalla Suprema Corte: 12 anni Antonino Accorinti, riconosciuto in via definitiva quale capo dell’omonimo clan di Briatico7 anni e 7 mesi anni Antonio Accorinti (attuale collaboratore di giustizia, figlio di Antonino, 8 anni in appello); prescrizione per Andrea Niglia, ex sindaco di Briatico ed ex presidente della Provincia di Vibo (2 anni in primo grado per corruzione elettorale aggravata dalle finalità mafiose, aggravanti cadute in appello); un anno e 4 mesi Francesco Prestia, ex sindaco di Briatico (colpevole del reato di corruzione elettorale); annullamento con rinvio per Sergio Bagnato, ex consigliere comunale di Briatico (concorso esterno in associazione mafiosa l’accusa, 3 anni, un mese e dieci giorni la precedente condanna); 3 anni Nazzareno Colace di Portosalvo; annullamento con rinvio per un nuovo processo d’appello per Leonardo Melluso (cl. ’65), di Briatico, indicato quale capo dell’omonimo clan (6 anni la precedente condanna); annullamento con rinvio per un solo capo d’imputazione, e annullamento senza rinvio per altro capo, ma conferma nel resto per Emanuele Melluso, di Briatico (6 anni e 10 mesi in appello); annullamento con rinvio per Simone Melluso, di Briatico (7 anni in appello); 4 anni e 6 mesi Salvatore Muggeri (cl. ’77), genero di Antonino Accorinti (4 anni e 8 mesi in appello); 

Carmine Il Grande

8 anni e 8 mesi Carmine Il Grande, indicato quale capo dell’omonimo clan di Parghelia; 6 anni Ferdinando Il Grande, di Parghelia; 6 anni e 4 mesi Gerardo La Rosa, di Parghelia; 6 anni e 8 mesi per Giuseppe Granato, imprenditore di Briatico; 3 anni e 4 mesi Francesco Grillo (cl. ’79) di Paradisoni di Briatico, titolare di una ditta attiva nel commercio della frutta; assoluzione Francesco Marchese (cl. ’86), di Briatico (assoluzione in appello, 6 anni in primo grado per associazione mafiosa. Inammissibile il ricorso della Procura generale); 3 anni, un mese e dieci giorni Salvatore Muzzupappa (cl. ’71), di Nicotera; 7 anni Pasquale Prossomariti, di Santa Domenica di Ricadi; 7 anni Giancarlo Lo Iacono, di Zambrone; 4 anni, 9 mesi e 10 giorni Salvatore Prostamo, di Briatico (5 anni, un mese e 10 giorni in appello); 3 anni, un mese e dieci giorni Giovanni Rizzo (cl. ’82), di Nicotera Marina; 7 anni Carlo Russo, di Zambrone; 3 anni Davide Surace (cl. ’85), di Spilinga; 3 anni Federico Surace (cl. ’91), di Spilinga; assoluzione Eugenya Umyarova (cl. ’73, assolta in appello, 2 anni in primo grado); assoluzione Giuseppe Evalto (cl. ’63), imprenditore originario di Spilinga ma residente a Pizzo (6 anni e 8 mesi in primo grado); assoluzione per Cosmo Michele Mancuso (cl. ’49), di Limbadi (10 anni e 8 mesi in primo grado).

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Procedura celere

 

Annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado ottiene il boss Antonino Accorinti limitatamente alla confisca di una quota di un terreno e di un appartamento sul Corso di Briatico intestato alla moglie. In accoglimento del ricorso proposto dal procuratore generale, annullata poi la sentenza limitatamente alla revoca della confisca della quota del 25 per cento del capitale sociale della Sicam srl, con sede legale a Briatico, intestata a Giuseppe Granato. Rigettato il ricorso di Domenica Staropoli per la confisca del 50% delle quote di un tabacchino a Briatico.

La prescrizione per Andrea Niglia

Andrea Niglia

Condannato in primo grado a 2 anni per corruzione elettorale con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, in appello l’assoluzione dalla sola aggravante mafiosa ha mandato in prescrizione l’intera contestazione. La Cassazione ha ora rigettato il ricorso della Procura generale sul riconoscimento dell’aggravante mafiosa confermando la prescrizione del reato ed ha revocato anche le statuizioni civili di condanna emesse nei confronti di Andrea Niglia nel primo e nel secondo grado di giudizio (non dovrà quindi risarcire le parti civili). Rimane quindi accertato in via definitiva (per come stabilito dai giudici d’appello) che in occasione delle elezioni comunali di Briatico del 2010, l’allora candidato a sindaco Andrea Niglia “prometteva l’assunzione del figlio del fratello di Nino Accorinti all’interno della Italcementi spa, assicurando altresì la nomina alla carica di assessore di soggetti graditi alla cosca Accorinti (un posto di vicesindaco a Domenico Marzano e un posto di assessore verosimilmente a Salvatore Prostamo)”. La Corte d’Appello al riguardo aveva sottolineato in sentenza che “il reato, nella sua materialità, appare realizzato”, pur facendo venir meno la contestata aggravante mafiosa. Andrea Niglia era difeso dagli avvocati Sergio Rotundo e Antonello Fuscà.

Associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, usura, corruzione elettorale, concorso esterno in associazione mafiosa, detenzione illegale di armi, estorsione e danneggiamento i reati, a vario titolo, contestati agli imputati.

I difensori

Sergio Bagnato

Questi gli avvocati impegnati in Cassazione: Giuseppe Bagnato (per Marchese, Umyarova – unitamente all’avvocato Antonio Porcelli – Salvatore Muggeri, Antonino Accorinti – unitamente all’avvocato Salvatore Staiano -, Salvatore Prostamo – unitamente all’avvocato Nunzio Raimondi -, Carlo Russo, Domenica Staropoli, Leonardo Melluso, Giancarlo Lo Iacono); Giovanni Vecchio (per Sergio Bagnato – insieme all’avvocato Valerio Spigarelli -, Emanuele Melluso, Simone Melluso); Sergio Rotundo (per Francesco Grillo e Andrea Niglia); Giuseppe Di Renzo (per Simone Melluso); Diego Brancia (perPasquale Prossomariti); Francesco Calabrese (per Salvatore Muzzopappa); Nicola Cantafora (per Davide e Federico Surace); Luca Cianferoni (per Giuseppe Evalto); Armando Veneto (per Gerardo La Rosa); Alessandro Diddi (per Giovanni Rizzo); Sandro D’Agostino (per Pasquale Prossomariti e Carmine Il Grande); Enzo Galeota (per Ferdinando Il Grande);

Francesco Prestia

Vincenzo Cicino (per Simone Melluso); Salvatore Staiano (per Antonino Accorinti); Antonio La Russa (per Giuseppe Granato); Clara Veneto (per Gerardo La Rosa); Francesco Gambardella (per Nazzareno Colace, Giuseppe Granato, Francesco Prestia, Davide Surace, Federico Surace); Valerio Vianello Accorretti (per Giancarlo Lo Iacono, Carlo Russo, Salvatore Muggeri); Guido Contestabile (per Giovanni Rizzo e Cosmo Michele Mancuso); Dario Vannetiello (per Francesco Grillo); Matteo Massimi (per Antonio Accorinti); Francesco De Luca (per Emanuele Melluso); Dario Gareri (per Giuseppe Evalto); Francesco Sabatino (per Nazzareno Colace, Salvatore Muzzopappa, Davide Surace, Federico Surace); Daniela Garisto (per Carmine Il Grande); Antonio Porcelli (per Evgeniya Umyarova); Nunzio Raimondi (per Salvatore Prostamo).

Le parti civili

Questi i difensori delle costituite parti civili: Vincenzo Sgromo (per la Provincia di Vibo); Domenico Servello (per Angelo De Renzo); Roberto Lascala (per il Comune di Briatico); Giovanna Fronte (per l’associazione Antiracket di Vibo); Giuseppe Lavigna (per l’associazione Alilacco Sos Impresa); Paolo Del Giudice Destito (per il Comune di Parghelia); Giacomo Saccomanno (per l’imprenditore Francesco Cascasi); Lucio Romualdo (per la Regione Calabria); Rosario Rocchetto (per il Comune di Vibo Valentia); Antonio Panella (per Lucia Romano).  [FOTO IN BASSO]





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