SIULP: NOTA PER IL SIGNOR MINISTRO DELL’INTERNO

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Assistenza fiscale

 


Roma, 7 febbraio 2025
Pref. Matteo Piantedosi
Ministro dell’interno Dipartimento della P.S.
Roma

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Pregiatissimo Signor Ministro,
la fotografia restituita dall’odierna consistenza degli organici delle Forze di Polizia, quello della Polizia di Stato in particolare, è decisamente preoccupante, specialmente se la si osserva tenendo conto dell’impatto che avranno le decine di migliaia di accessi alla quiescenza per raggiunti limiti di età che, da anni, invano, andiamo spiegando avrebbero rappresentato una criticità non risolvibile con le ordinarie procedure assunzionali.

La piramide demografica è impietosamente sbilanciata verso l’alto, e nonostante il pur apprezzabile impegno profuso dal Governo alle prese con una infelice congiuntura economica, non si riesce ad intercettare la richiesta di sicurezza avanzata dai corpi sociali. Nemmeno a quella, per quanto più interessa, dei lavoratori impiegati nei servizi di pubblica utilità, i Poliziotti in primis, presi di mira con sempre maggiore frequenza da violente aggressioni che non accennano a diminuire anche a causa del senso di impunità trasmesso da una filiera della giustizia incapace di esercitare adeguata capacità dissuasiva.

In altre parole, mentre gli organici inesorabilmente si contraggono, si presentano nuovi scenari da dover gestire con le poche risorse disponibili. Una tempesta perfetta che, nel breve periodo, non pare possibile contrastare con interventi di natura ordinaria.

Ed è proprio tale constatazione ad averci indotto nel corso degli ultimi anni a sostenere l’opportunità, prima ancora che la necessità, di introdurre anche per il personale del ruolo degli Ispettori, in via eccezionale ed in una fase transitoria, l’istituto del richiamo volontario in servizio.

Un’opzione come noto già prevista per i ruoli degli Agenti ed Assistenti e dei Sovrintendenti dall’art. 59 del DPR 335/1982, e già utilizzato nel decennio successivo all’entrata in vigore della legge 121/1981 proprio per riuscire a limitare le distorsioni provocate dalle inedite incombenze attribuite dal legislatore della riforma al Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Che poteva contare al tempo su una inadeguata dotazione di personale, in un contesto in cui molti appartenenti hanno approfittato della possibilità di accedere alla pensione a domanda con poco più di 20 anni di servizio.

Una misura straordinaria che era stata affiancata alla procedura selettiva con assunzione immediata degli Agenti Ausiliari in servizio sostitutivo degli obblighi di leva, soluzione oggi purtroppo non più praticabile.

La nostra proposta, purtroppo, non ha trovato una sufficiente base di sostegno a livello parlamentare, anche a causa degli ostacoli interposti sul percorso decisionale dalle strumentali critiche di quanti hanno scatenato una indegna campagna denigratoria, immaginando di poter capitalizzare in termini di consenso le ricadute del travisante messaggio mirato soprattutto a confondere gli operatori della Polizia di Stato.

Ricordiamo che, secondo la tesi di quanti hanno contestato la nostra sollecitazione, evidentemente recepita anche dal decisore politico, il mantenimento in servizio di qualche decina di operatori poco più che sessantenni avrebbe comportato un soverchiante innalzamento dell’età media degli appartenenti, riempendo i nostri uffici di soggetti colpiti da fragilità sanitarie tipiche della senescenza.

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È interessante segnalare, in disparte la constatazione che la disinformazione non ha minimamente inciso sulla consistenza della base associativa, quantomeno non quella del Siulp, come proprio i più accaniti detrattori, che non avevano esitato a coalizzarsi contro di noi formando un cartello politicamente eterogeneo, siano gli stessi che in questi giorni hanno formalmente lamentato la drammatica carenza di figure di vertice del ruolo degli Ispettori, invocando modifiche ordinamentali per accelerare lo sviluppo della carriera nel ruolo medesimo.

Hanno così finalmente scoperto, meglio tardi che mai, di aver celebrato una vittoria brindando sulle macerie che loro stessi hanno contribuito a provocare. Non solo, infatti, prosegue senza sosta lo stillicidio che vede la fuoriuscita dai nostri ruoli massiva di centinaia di risorse umane dotate di consolidata professionalità, ma pure, a dispetto di quanto costoro si sono ostinati a negare, non vi sono all’orizzonte soluzioni praticabili diverse da quelle che il SIULP va chiedendo da anni. E precisamente dal 9 aprile 2020, allorquando inviò una corposa lettera – la prima di una lunga serie – ai coevi Ministro dell’interno e Capo della Polizia, denunciando che entro il 2023 sarebbero andati in pensione almeno 18 mila ufficiali di polizia giudiziaria. E proponendo quale soluzione tampone il differimento volontario dell’accesso alla quiescenza per uno o due anni oltre l’età limite ordinamentale. Quindi non avevamo mai detto che il trattenimento su base volontaria sarebbe stata una panacea, ma che andava utilizzato come disposizione straordinaria accessoria ad un complessivo progetto di riordino per accelerare la progressione di carriera dei già Ispettori e per contenere le devastanti ricadute altrimenti determinate, a legislazione vigente, dalla inesorabile erosione del numero degli Ispettori medesimi.

Perché ciò che forse è sfuggito a chi è stato accecato dal desiderio di contrastare aprioristicamente la prospettiva disegnata dal SIULP, è che nella più ottimistica delle previsioni i tempi richiesti per rendere effettiva una revisione ordinamentale sono stimabili in non meno di un anno e mezzo, e che l’avvio delle procedure concorsuali richiede prospettive altrettanto lunghe. E nel frattempo non saranno gli sterili piagnistei di pentimento dei postumi di una dissennata euforia a porre argine ad una deriva che ogni giorno che passa è sempre più difficile recuperare.

In merito richiamiamo alla Sua attenzione la nota inviata alcuni giorni fa con la quale, riprendendo la nostra proposta avanzata sul tavolo del riordino e sempre per cercare una soluzione immediata alla gravissima carenza dell’organico degli ispettori, abbiamo richiesto, tra le altre argomentazioni prioritarie, lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi in atto e l’ampliamento dell’organico degli ispettori a 3Ornila unità.

Una patologia, quella della carenza dell’organico, che comincia a manifestare analoghi sintomi anche nel ruolo intermedio dei Sovrintendenti, la cui insufficienza si rende sempre più manifesta prospettandosi all’orizzonte prossimo lo spettro di una irrecuperabile compromissione dell’operatività della nostra Amministrazione, con forti ripercussioni sulla funzionalità e sulla stessa tenuta del sistema sicurezza.

A certificare l’esistenza di una situazione particolarmente critica sono gli stessi vertici degli uffici territoriali che, a quanto abbiamo appreso, dispongono oralmente, ben guardandosi dall’emanare formali ordini di servizio, l’impiego degli Agenti di P.G., per la ricezione di denunce. Una prassi inopinatamente introdotta una decina di anni addietro e da noi fermamente avversata stante la clamorosa collisione con i rigorosi presidi del codice di rito, che lo stesso vertice del Dipartimento della P.S. aveva alfine deciso di far cessare.

Della reviviscenza della quale abbiamo chiesto chiarimenti qualche settimana fa alla preposta articolazione, da cui ancora attendiamo un riscontro.

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Di certo possiamo affermare senza tema di smentita che oggi il cittadino che ha la sventura di dover sporgere una denuncia non solo si vede generalmente costretto a sopportare lunghe attese, ma pure, se i fatti da denunciare avvengono al di fuori delle fasce degli orari d’ufficio, deve attendere, nella migliore delle ipotesi, il giorno seguente. Sempre che non ci sia di mezzo una festività.

Un rilevante regresso rispetto al servizio su cui l’utenza poteva contare nel recente passato, le cui disutilità si avvertono in special modo alla luce delle recenti modifiche normative che prevedono la denuncia dell’interessato quale condizione di procedibilità di un vasto paniere di reati.

Peraltro, secondo quanto a noi consta, l’istanza di permanenza volontaria che alcuni Sovrintendenti prossimi alla quiescenza per raggiunti limiti di età hanno presentato appellandosi, per l’appunto, a quanto statuito dall’art. 59 del DPR 335/1982, è stata ritenuta “inammissibile, in quanto la procedura può essere attivata esclusivamente d’ufficio in relazione a specifiche esigenze di servizio, escludendosi quindi che possa essere avviata ad iniziativa di parte”.

Ed allora, posto che quanto precede dimostra incontrovertibilmente come sussistano i presupposti per poter attivare la procedura del richiamo per i dipendenti disponibili ad accettarlo, auspichiamo che la S.V. svolga sollecitazioni utili a stimolare una presa di coscienza delle preposte istanze, utilizzando uno strumento normativo per rendere esecutivo il quale non servono atti normativi primari, bastando, come recita la norma in questione, un decreto interministeriale.

Scontato essendo il ritorno sulla scena dei barricaderi pronti ad evocare scenari catastrofici, ci permettiamo conclusivamente di chiarire che il pieno organico nel ruolo dei Sovrintendenti, pari a 24 mila unità, nonostante i concorsi banditi con cadenza annuale e nonostante la transitoria estensione di ulteriori 4 mila unità, già assorbita dalle procedure concluse, non è mai stato raggiunto. A significare come sia nei fatti priva di fondatezza l’eventuale eccezione che consentire la permanenza volontaria di uno o due anni oltre l’età massima ordinamentale comporterebbe un rallentamento del turn over e men che meno perdite di opportunità.

Con sensi di elevata e rinnovata stima, cordialissimi saluti

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Il Segretario Generale
Felice Romano

 

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