fanno autostop con gli ulivi

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Secondo lo studio “Understanding the environmental and social risks from the international trade in ornamental plants”, pubblicato su Bioscience da un team di ricercatori delle università di Cambridge e Oxford, dell’Università di Hong Kong e del Reptielen Amfibieën Vissen Onderzoek Nederland (Ravon), «Serpenti, gechi e lucertole italiane dell’Europa continentale stanno arrivando inosservati nel Nord Europa tra le importazioni di ulivi ornamentali destinati a giardini e spazi verdi».
All’università di Cambridge avvertono che «Questi intrusi in autostop possono trasformarsi in parassiti invasivi che causano danni estesi all’ambiente naturale, come è accaduto in isole del Mediterraneo precedentemente prive di serpenti come Maiorca. Sono anche un campanello d’allarme per un problema più grande: la gamma di parassiti agricoli e ambientali potenzialmente gravi che vengono importati inconsapevolmente in Gran Bretagna e nell’Europa continentale su piante ornamentali e fiori recisi, semplicemente perché sono difficili da rilevare in spedizioni di piante grandi e in rapido movimento».
Lo studio evidenza che, nonostante le normative e i controlli alle frontiere, «I fiori recisi e le piante in vaso importati rappresentano un rischio crescente perché il volume enorme del commercio rende difficile il monitoraggio e il controllo. Insetti, funghi, rettili, ragni e vari parassiti agricoli vengono trasportati vivi in tutto il mondo su piante ornamentali destinate a rallegrare le nostre case e i nostri giardini. Il mercato globale multimiliardario delle piante ornamentali è in rapida crescita e si sta espandendo geograficamente e sono necessari urgentemente standard più elevati».
Il cambiamento climatico fa sì che insetti portatori di malattie come le zanzare, che decenni fa sarebbero arrivate nell’Europa settentrionale e sarebbero morte per il freddo, ora possono sopravvivere e consente anche ad alcune piante ornamentali di diventare invasive man mano che cambiano le condizioni di crescita.
Uno degli autori dello studio, William Sutherland del Dipartimento di zoologia dell’Università di Cambridge, fa notare che «Gli ulivi ornamentali in vendita nel Regno Unito possono avere più di 100 anni, con molti nascondigli tra la loro corteccia nodosa e il terreno in cui vengono trasportati. Questo è incredibilmente rischioso in termini di importazione di parassiti. I serpenti e le lucertole adulti sono solo la punta dell’iceberg. Se riescono a passare loro, qual è la possibilità che noi individuiamo piccoli insetti e funghi, le cose che causano davvero i problemi? Per esempio, è inconcepibile che i funzionari possano controllare a fondo un’importazione di un milione di rose dal Kenya».
L’autore principale dello studio, Silviu Petrovan del Dipartimento di zoologia dell’università di Cambridge, è d’accordo: «L’enorme volume di fiori recisi e piante ornamentali che vengono scambiati a gran velocità in tutto il mondo rende estremamente difficile intercettare tutti i parassiti e le malattie che trasportano. Anche con le migliori intenzioni, gli autostoppisti indesiderati riescono sempre a superare i controlli doganali all’importazione».
E i fornitori non sempre operano nel rispetto della legge: orchidee e cactus sono tra le piante ad elevato valore e che a volte illegalmente strappate dagli habitat tropicali e incluse nelle spedizioni. Le normative per impedire il commercio di piante selvatiche protette sono difficili da far rispettare su vasta scala.
La prima autrice dello studio, Amy Hinsley, del Dipartimento di Biologia e dell’università di Oxford e dell’Oxford Martin Programme on Wildlife Trade, ricorda che «Anche con un commercio globale di piante ornamentali coltivate, esiste ancora un mercato per specie rare prelevate allo stato selvatico, e questo può portare a un rapido declino delle specie, nonché a maggiori rischi che parassiti selvatici e malattie delle piante possano entrare nella catena di approvvigionamento»,
Petrovan, uno specialista di rane, ha iniziato a interessarsi delle specie trasportate con le piante ornamentali quando gli fu chiesto di identificare una rana viva trovata tra le rose in un negozio di fiori a Sheffield. All’inizio pensò che fosse uno scherzo, perché non la riconosceva come una specie europea. Quando si rese conto che era una raganella che doveva essere arrivata con le rose recise dalla Colombia tramite l’Ecuador, rimase sbalordito. E ora fa ricorda che «Trovare una raganella sudamericana in un fioraio di Sheffield è stato straordinario. Mi ha fatto capire che se è possibile far arrivare questo tipo di piccolo e fragile vertebrato vivo in una spedizione di fiori senza essere notato alla dogana, quanto deve essere difficile rilevare piccolissimi insetti nocivi per l’agricoltura o le loro uova».
In assenza di un database internazionale completo sui tipi e numeri di parassiti trovati nelle piante ornamentali importate, è difficile valutare appieno l’entità del problema. Per ottenere un’istantanea, il team ha analizzato i registri delle specie aliene trovate nelle piante ornamentali alla dogana nei Paesi Bassi nel periodo 2017-2018 e segnalati al Department for Environment Food and Rural Affairs (DEFRA) nel Regno Unito nel periodo 2021-2023. In entrambi i casi, oltre l’80% delle specie intercettate erano insetti.
Lo studio evidenzia molti altri problemi ambientali e sanitari preoccupanti connessi al commercio globale di piante ornamentali. Tra questi: microplastiche e prodotti agrochimici dannosi per l’ambiente che penetrano nel terreno durante il processo di coltivazione; residui di pesticidi dannosi per la salute che colpiscono i coltivatori di fiori recisi; gli enormi volumi di acqua necessari per coltivare fiori che altrimenti potrebbero essere utilizzati per coltivare cibo: l’industria floricola in Kenya, ad esempio, è responsabile fino al 98% dell’acqua prelevata da grandi laghi come il lago Naivasha; l’impronta di carbonio del raffreddamento e del trasporto dei fiori recisi tra i continenti, stimata in circa 3 kg di CO2 per fiore; grandi quantità di piante vengono prelevate dalla natura selvaggia, tra cui specie di cactus, succulente e orchidee in grave pericolo di estinzione.
Ma stiamo parlando di un’industria che impiega molte persone: il commercio di piante ornamentali è importante per le economie di tutto il mondo e sostiene molte persone e le loro famiglie nelle aree rurali. Nel 2022 il valore delle esportazioni di fiori recisi e fogliame era di 10 miliardi di dollari e per piante vive e bulbi era di 13 miliardi di dollari.
Petrovan. Conclude: «Non vogliamo assolutamente incoraggiare reazioni impulsive che potrebbero avere buone intenzioni ma che in realtà causano più problemi di quanti ne risolvano. Dobbiamo impegnarci per rendere il settore più sostenibile attraverso strumenti come certificazioni e una migliore regolamentazione, e collaborare con chi è coinvolto nel settore per comprendere meglio i rischi e come mitigarli».



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