Giornata di festa lo scorso giovedì 6 febbraio per l’Italia, data in cui si accende l’Omega Countdown Clock in
piazzetta Reale, sede del Palazzo Reale, che scandirà ore, minuti e finanche i secondi che separano il nostro
Paese ed il mondo intero dalla XXV edizione dei giochi olimpici invernali. La competizione torna in Italia
dopo un’assenza di venti anni, da quella famosa “edizione dei record” che ha posto Torino sotto i riflettori
internazionali nel 2006. Seconda volta nella storia della Repubblica ad ospitare i giochi, Cortina torna
nuovamente protagonista nel 70esimo anniversario dai giochi del 1956, questa volta affiancata da Milano
in un binomio inedito nella storia della competizione. Quelli Milano Cortina saranno infatti i primi giochi
olimpici con due città ospitanti di riferimento, dopo lunghe trattative con il CONI, conclusesi con
l’esclusione della ex sindaca Chiara Appendino e la sua Torino ancora fresca della recente edizione. Nella
inaugurazione di questo percorso annuale che ci divide dall’inizio dei giochi, molteplici sono le iniziative di
promozione dell’evento, partendo dallo Sport Village in piazza Duomo all’evento “One Year to Go” che ha
illuminato con il tricolore la stazione di Milano Centrale. L’obiettivo è certamente quello di avvicinare il
grande pubblico a quegli sport inverali che riscontrano meno attenzione dei cugini estivi, ma proprio per
questo assoluta curiosità, anche attraverso approcci concreti e gratuiti come quelli che in piazza Duomo
permettono un’esperienza reale di alcuni sport da scivolamento. Intanto i lavori proseguono per
un’edizione che coinvolgerà ben tre Regioni (Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige), in una prospettiva
sempre più marcatamente omnicomprensiva. Questa visione si riflette sulle otto sedi, da Milano a Verona
(nella cui Arena si svolgerà la cerimonia di chiusura), sulla scia di una tendenza ormai nota alle competizioni
sportive; basti volgere lo sguardo agli scorsi campionati europei di calcio che hanno coinvolto 12 città in 10
Paesi differenti. Se quella calcistica è una degenerazione guidata dai grandi capitali, la moderata
dimensione transregionale di questa edizione olimpica sarà certamente occasione di promozione di
molteplici aree del territorio italiano, valorizzazione delle peculiarità locali e motivo di esaltazione delle
bellezze storiche e artistiche del nostro Paese, dallo Stadio Giuseppe Meazza all’Arena di Verona, principio
ed epilogo di questa edizione. Un’occasione da cogliere nel migliore dei modi, con la sua forza propulsiva
nel settore del turismo ma anche la grande opportunità di rinnovamento e miglioramento delle città
coinvolte, così come avvenne nel 2006 con quel “modello Torino”, oggetto di studi e ammirazione dagli
esperti dell’innovazione urbanistica. Tutto ciò in virtù di una commistione tra capitali pubblici e privati, che
consegneranno al nostro Paese ben 44 impianti sportivi e 50 infrastrutture per un valore stimato di 3,4
miliardi di euro. All’ombra di un costruttivo entusiasmo, appare opportuno volgere l’attenzione ad un dato
che connoterà questa edizione: i 2.900 atleti che prenderanno parte ai giochi. Facile comprendere come vi
sia stata sotto questo punto di vista una assoluta degenerazione, accentuata dal confronto con i 260 atleti
della prima edizione di Chamoix del 1924. Il grande problema dei grandi capitali negli sport, che da mezzo
divengono fine, corrompono i valori cui si informa il mondo sportivo e mirano ad uno smodato
ampliamento di discipline ed atleti per ritorni in termini di spettacolo e, da ultimo, economici. Una siffatta
estensione è non solo da fuggire, ma addirittura da temere, per ciò che la genera e per ciò che essa
comporta. Il mondo dello sport è un mondo di competizione, un mondo in cui si gareggia e con il sacrificio
del campione si emerge fino a raggiungere palcoscenici di caratura mondiale. Ampliando a tal punto le fila
degli atleti, si ha certamente un maggior ritorno economico, ma tutto ciò a scapito della competitività, e
con essa, della passione che lo sport ancestralmente trasmette. Un disinnamoramento con cui già altre
realtà hanno dovuto fare i conti, perché nel momento in cui la platea diviene troppo ampia, il livello
inevitabilmente si svilisce ed il grande pubblico non fa che disinteressarsi, alla ricerca di un livello che sia
degno della più antica competizione sportiva di sempre. Al di la delle polemiche che tipicamente connotano
i grandi eventi, iniziamo questo cammino di un anno che porterà la torcia olimpica a Milano, sulla scia di un
entusiasmo guidato da quei riflettori che illumineranno l’Italia e con essa tutte le sue meraviglie.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link