I Balcani restano in sospeso

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La sintonia tra Donald Trump ed i sovranisti rischia di ostacolare l’allargamento dell’Ue nei Balcani, ove i sentimenti ultra-nazionalisti imperversano. Un problema per Bruxelles che si somma alla pervasiva presenza della Cina nella sfera economica e politica dell’area. L’approccio della nuova amministrazione statunitense potrebbe riportare in auge la narrativa legata alla cosiddetta Dichiarazione tutta serba: è stata ratificata tra Belgrado e la Repubblica Srpska nel 2024 dalla Prima Assemblea panserba, in reazione alla candidatura del Kosovo al Consiglio d’Europa e alla votazione presso l’Assemblea Generale dell’Onu per la commemorazione del genocidio di Srebrenica.

Riflettori accesi su Richard Grenell

Rivela un approccio anti-occidentale, con pretese di predominio regionale che comprometterebbero la sovranità della Bosnia-erzegovina ed il dialogo con il Kosovo. Le previsioni sull’avvicinamento degli Usa alla Serbia risultano realistiche: Richard Grenell, ex consigliere ed incaricato speciale per le relazioni Serbia-Kosovo durante la sua prima amministrazione, è stato riscelto da Trump come inviato per le missioni speciali in politica estera. Gli sforzi di Grenell nel rafforzare relazioni amichevoli con Belgrado furono riconosciuti dal presidente Aleksandar Vucic: nel 2023 gli consegnò l’Ordine della bandiera serba.

A distanza di qualche giorno dall’attacco Banjska contro la polizia kosovara del 24 settembre 2023, la Casa Bianca fu allertata circa lo schieramento di armamenti e truppe serbe lungo il confine con il Kosovo. L’amministrazione Biden reagì con fermezza: impose il ritiro di carri armati ed artiglieria, mostrando capacità di deterrenza. Il futuro della Nato è tra i nodi più intricati dell’amministrazione Trump: la potenziale diminuzione del coinvolgimento militare nella missione Kfor potrebbe indebolire gli sforzi per la stabilizzazione dell’area. Lo stallo avvantaggerebbe la Cina, che sta rafforzando l’influenza nei Balcani Occidentali.

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Pechino avanza nei Balcani

L’andamento incerto del loro processo di adesione all’Ue permette a Pechino di mostrarsi partner strategico per accelerarne lo sviluppo. Uno dei progetti con cui rafforza la presenza nei Balcani è quello della metropolitana di Belgrado targata PowerChina. Il governo serbo aveva già segnato un memorandum d’intesa con la società nel 2019, per un valore di oltre 720 milioni di euro. La Cina starebbe cooperando con istituzioni pubbliche e private della regione, penetrando pure nella sfera politica, culturale e sociale della stessa. Esempio della sua tattica relativa al mondo dell’informazione è l’accordo di collaborazione tra la Xinhua News Agency e delle agenzie di media in Albania, Serbia, Macedonia e Bosnia. I media albanesi emettono da anni, tra gli altri, programmi che approfondiscono il tema del sistema di governance cinese. I metodi di Pechino minano la fiducia della popolazione locale negli sforzi di integrazione euro-atlantica. Non a caso, il processo di allargamento verso i Balcani dell’Ue si è arenato. Bruxelles è preoccupata dall’instabilità regionale, evidenziando un rischio di scivolamento verso derive illiberali e nazionaliste, potenzialmente incoraggiate da Trump.

Il ruolo dell’Unione europea

La risposta dell’Unione è cruciale per fronteggiare le incertezze per gli equilibri euro-atlantici: dovrà mostrare un approccio orientato alla stabilità democratica e al rispetto dello stato diritto nell’area, evitando questa intraprenda una deriva incompatibile con i suoi valori fondativi e non negoziabili. Inoltre, le sarà imprescindibile potenziare il comparto della difesa e risolvere le crisi: soprattutto con una presidenza americana intenta a perseguire un approccio isolazionista in politica estera, per l’Ue è necessario sedare la tensione nei teatri geografici che ne condizionano la stabilità. Una potenziale escalation nei Balcani andrebbe contrastata attraverso interventi tempestivi di contrasto alle forze estremiste. Una sfida superabile solo con lo stravolgimento della politica di difesa e securitaria.

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