L’Ue ingrana la retro sul diktat elettrico: per le auto ibride cade il tabù del 2035

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Dietrofront di Bruxelles sull’imposizione che dal 2035 prevede la messa al bando delle auto a combustione interna a favore del solo «tutto elettrico»? Se ne sta discutendo ed è verosimile, dicono dai palazzi Ue, per di più dopo che ieri ne ha ampiamente scritto il settimanale tedesco Der Spiegel, secondo cui la linea della Commissione europea si sarebbe ammorbidita, anche alla luce del concetto di «neutralità tecnologica», su cui il governo italiano sta spingendo ormai da mesi.

Sul sito della Commissione Ue è stato infatti pubblicato un documento che parla di «possibili flessibilità allo scopo di assicurare che il settore automotive rimanga competitivo nel rispetto, comunque, degli obiettivi green».

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La presidente Ursula von der Leyen, in proposito, fa riferimento al Rapporto Draghi dove «mobilità» e «neutralità tecnologica» sono considerati fattori chiave a vantaggio della competitività. Va bene l’alimentazione elettrica, ma insieme ad altre opzioni decarbonizzanti, alcune delle quali già disponibili, anche perché la politica non può sostituirsi all’industria imponendo una tecnologia al posto di altre.

Ecco, allora, che il «Dialogo strategico», avviato il 30 gennaio tra Commissione europea, costruttori, componentisti, sindacati, ambientalisti, settore ricariche e consumatori (peccato non siano stati inclusi anche i concessionari, che hanno il polso del mercato, e il mondo dell’autotrasporto) sta valutando l’inserimento nella normativa anche dell’ibrido plug-in (motore termico più motore elettrico ricaricabile), insieme alle cosiddette range extender, cioè quelle vetture elettriche (alcuni modelli sono già sul mercato) la cui batteria si ricarica, però, grazie all’energia generata dal propulsore termico.

Der Spiegel, inoltre, fa riferimento alle dichiarazioni di Eckart von Klaeden, capo lobbista di Mercedes-Benz ed ex ministro di Angela Merkel (Cdu), rilasciate alla vigilia del via al «Dialogo strategico». Klaeden avrebbe sottolineato che gli obiettivi climatici di Bruxelles «non possono essere raggiunti con l’attuale politica dell’Ue». Ecco perché l’Europa, come riportato dal magazine, «dovrebbe adottare requisiti piu flessibili e consentire che, in determinate circostanze, anche i modelli con motore a combustione interna possano essere classificati come veicoli elettrici».

La pressione della lobby avrebbe, quindi, portato al cambio di passo. Non è poi un caso che tutte queste notizie escano a pochi giorni dalle elezioni politiche in Germania, dove la crisi economica preoccupa e il colosso Volkswagen avrebbe individuato tre stabilimenti nel Paese da chiudere o vendere. E in questo caso si sarebbero già fatti avanti investitori cinesi. Gli stessi vertici del gruppo di Wolfsburg, vedendo a rischio gli obiettivi di redditività, starebbero inoltre pensando a ulteriori misure di riduzione dei costi, oltre a quelle già concordate con il sindacato Ig Metall.

L’altro nodo da sciogliere al più presto riguarda le salatissime sanzioni, fino a 15-16 miliardi, legate ai nuovi limiti sulle emissioni di CO2 in vigore da quest’anno. Volkswagen ha già messo in conto un esborso di 1,5 miliardi mentre altri gruppi, tra cui Stellantis ma non Renault, si stanno unendo per acquistare crediti green dalla Tesla di Elon Musk e dai concorrenti cinesi. Che, ovviamente, ringraziano.

«Sulle sanzioni – afferma l’eurodeputato Ppe, Massimiliano Salini – ci sono aperture, ma non sembra essere previsto un azzeramento. Di certo, assisteremo a una ridefinizione del metodo di calcolo e a un eventuale allargamento su tre anni della verifica per attutire l’impatto di un provvedimento che, per noi, rimane comunque sbagliato. Il concetto della neutralità tecnologica? È la battaglia delle battaglie. Quando la politica decide di far da sé, sostituendosi a chi ha la capacità di creare innovazione, finisce sempre per deprimere chi opera in tale direzione e tarpare le ali agli investitori, costringendoli a rivolgersi altrove».

Tutti d’accordo, a Bruxelles, sulla possibile svolta riguardante il piano green del 2035? Ovviamente il braccio di ferro, tra chi punta sulla revisione e chi sostiene che nulla deve essere modificato, è solo all’inizio.

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A farsi avanti, tra i «signor no», è l’eurodeputato M5S, Dario Tamburrano: «È inquietante – afferma – apprendere da notizie di stampa che la Commissione avrebbe ceduto, ancora una volta, alle lobby dei carburanti fossili che vogliono cancellare il divieto di immatricolazione delle auto a combustione

interna. La presunta indiscrezione di Der Spiegel va smentita subito dalla Commissione Ue, che ha sempre ribadito pubblicamente di non voler modificare né obiettivi di decarbonizzazione nella mobilità privata né tempistiche».



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