Il prezzo di vendita della tua impresa: perché è importante conoscerlo

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di Antonio Belloni*

È una provocazione che abbiamo fatto ormai cinque anni fa: convincere ogni impresa a “pesarsi”, misurarsi ed attrezzarsi, e fare un sano allenamento in previsione di importanti eventi futuri, per non affrontare il momento di una cessione o dell’apertura del capitale sociale in modo improvvisato e impreciso.

L’obiettivo di allora era capire quanto vale la tua impresa.

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Ed è una provocazione che sta ancora in piedi.

Anzi.

Ogni impresa dovrebbe conoscere il proprio valore – inteso come prezzo di vendita – per una serie di ragioni buone e che abbiamo elencato tempo fa. A cui se ne aggiungono altrettante di utili e soprattutto di urgenti, indispensabili a capire come stare sul mercato oggi e per gli anni a venire.

LE VECCHIE (BUONE) RAGIONI

Prima di vedere le buone ragioni per farlo già viste, prendiamo qualche numero utile.

L’EY M&A Barometer – Review 2024 e Preview 2025 conferma che nel nostro paese, le fusioni ed acquisizioni di imprese sono in crescita almeno dal 2016. Nell’anno che si è appena concluso sono state più di 1.300, per un valore aggregato di € 63,9 miliardi.

Dunque, ci sono almeno 1300 imprese che hanno calcolato il proprio valore. A cui possiamo aggiungerne circa la metà (600) che possiamo immaginare l’abbiano calcolato, ma che per una qualsiasi ragione non hanno finalizzato l’acquisizione o la fusione che avevano in mente.

Quindi possiamo supporre che in Italia ogni anno 2000 imprese calcolano il proprio valore.

E le altre?

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Ora riprendiamo il ragionamento.

Le ragioni che ci spingevano a persuadere ogni impresa a valutare il proprio valore/prezzo erano buone e lo sono ancora. Con questo espediente volevamo convincere ognuna a calcolare bene i propri dati economici e finanziari, ad abituandosi a fare stime frequenti ed utili a misurare il proprio andamento ricorrente.

Infatti, non era solo una questione di negoziazione, di previsioni di cessione o dell’apertura del capitale. Lo stimolo era finalizzato a preparare queste eventualità con moderazione e con prudenza, per trovarsi pronte nel momento in cui c’è da fare una scelta così importante e definitiva.

Fin qui tutto bene. Ma qualcosa è cambiato.

COSA È CAMBIATO?

Il paesaggio economico del 2020 – anno in cui abbiamo stimolato questo percorso di valutazione – era molto diverso da quello attuale.

Oggi abbiamo un contesto influenzato da:

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  • mercati che si restringono, si razionalizzano e si consolidano;
  • una crisi della manifattura ampia e che va oltre i confini nazionali;
  • maggiori difficoltà nella raccolta di capitali per fare investimenti;
  • un mercato in via di de-globalizzazione;
  • una tendenza alla riorganizzazione delle filiere su base nazionale.

Inoltre, la competizione tra imprese c’è e c’è sempre stata, ma oggi è appesantita dal restringimento dei mercati (meno globali, meno grandi e più tortuosi). E da imprese estere che sono aiutate pesantemente dal loro Stato di provenienza in termini di capitali, di regole e di approvvigionamento di materie prime ed energie.

In una sola frase potremmo dire che non c’è più posto per tutti.

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Infatti, nel nostro paese abbiamo troppe imprese simili che fanno la stessa cosa negli stessi mercati e spesso nelle stesse aree geografiche. E questo ha un effetto di cannibalizzazione delle opportunità e di dispersione delle energie che non porta utilità né al settore, né alle singole imprese che lo popolano.

Quali sono allora le nuove motivazioni per cui è urgente che ogni impresa conosca il proprio prezzo di vendita?

3 NUOVE MOTIVAZIONI

Di buone ragioni e nuove ce ne sono eccome. E le più importanti sono almeno tre:

  1. Il passaggio di consegne dai fondatori agli eredi è sempre più difficile. Spesso perché questi ultimi non vogliono lavorare nell’impresa dei genitori, oppure perché i fondatori non hanno più eredi, né diretti né prossimi.

Allora, per molte di queste imprese l’unica soluzione è cercare un acquirente o un partner strategico che garantisca la continuazione dell’attività, possibilmente attraverso fusioni con altre imprese del settore.

Ma sapere quanto vale la loro impresa è solo un primo passo.

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  1. L’obiettivo di fondo è capire come fare acquisizioni oppure cessioni. In una frase: come crescere di più. Ecco perché il secondo motivo per fare una valutazione è il consolidamento: servono azioni utili a rispondere alla saturazione del mercato ed al raggiungimento delle economie di scala.
  2. Ed il consolidamento è funzionale al terzo motivo: la dimensione. Imprese più grandi rispondono ai cambiamenti attuali con maggior capacità produttiva, maggior robustezza e soprattutto con numeri in grado di produrre marginalità più elevate.

La ragione per conoscere il proprio prezzo è infatti uno stimolo per puntare alle marginalità.

ANDARE LONTANO

Ottenere marginalità più elevate, raccogliere capitali per raggiungere dimensioni produttive e di mercato superiori sono obiettivi importanti. Ma si tratta di altrettanti punti intermedi, che aiutano l’impresa a concentrarsi su:

  • trasformazioni di mercato e di settore oggi indispensabili;
  • acquisizioni di fornitori e di forza lavoro per fare massa produttiva ed integrare la propria filiera;
  • aumento della propria innovazione e forza tecnologica;
  • Carta di credito con fido

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  • presidio e riorganizzazione delle supply chain.

Non è un caso che le imprese che si uniscono con fusioni o acquisizioni utilizzino i capitali per procurarsi nuova e più specializzata forza produttiva, per espandersi verso mercati esteri alternativi, per sviluppare prodotti o servizi più avanzati.

Capire quanto vale la propria impresa aggiornando periodicamente i propri valori, gli indici e le prestazioni, aiuta a capire il posto della propria organizzazione sul mercato, e quindi a comprendere la propria direzione attuale e futura.

È un modo utile ad andare lontano.

* Coordinatore del Centro Studi Imprese Territorio



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