Francia, Bayrou si salva ma spacca la sinistra

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Appena nominato primo ministro alla vigilia di Natale e dopo la parentesi (tre mesi) di Michel Barnier, François Bayrou aveva ammesso trovarsi davanti a «un Himalaya» finanziaro e politico, con una legge di bilancio per il 2025 da far passare senza maggioranza assoluta alla Camera dei deputati. Mercoledi, al Parlamento, il partito socialista francese (Ps) gli ha finalmente fatto da soccorso alpino. Le truppe del segretario Olivier Faure hanno rinunciato a mischiare i loro voti con quelli della France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, dei comunisti e dei Verdi e salvato così il capo di governo da un voto di sfiducia. François Bayrou ha anche potuto contare sulla non censura del Rassemblement National di Marine Le Pen, ma la svolta politica è intervenuta con la decisione dei Socialisti di staccarsi della sinistra radicale per far passare la legge di bilancio e non rovesciare il primo ministro.

Il Ps – che ha ottenuto concessioni minime dal governo (come la rinuncia a tagliare 4000 posti da insegnanti) – continua a criticare l’impostazione della Finanziaria, che prevede una riduzione di 50 miliardi di euro (per un deficit che quest’anno è stimato al 5,4%), e afferma che rimarrà all’opposizione del governo, sostenuto invece dai centristi e dalla destra repubblicana. Tuttavia, ostentando di farlo per senso di responsabilità, i Socialisti hanno considerato che il Paese non poteva rimanere senza bilancio e una caduta di Bayrou (che sarebbe automatica, in caso di approvazione della mozione di sfiducia) avrebbe portato il Paese in una crisi finanziaria e di sistema. Non solo l’incertezza politica nata della caduta del precedente governo Barnier è già costata alla Francia 12 miliardi di euro, ma un’ulteriore instabilità avrebbe creato una impasse istituzionale. Fino a giugno prossimo, Emmanuel Macron non può sciogliere il parlamento.

Di fronte al rischio di una paralisi, spinto dai suoi militanti e rappresentanti locali, il partito socialista ha cosi scelto il realismo per riavvicinarsi alla sua tradizionale cultura della responsabilità, da Jean Jaurès a Léon Blum o François Mitterrand, il quale nel 1983, dopo due anni di politica economica allegra, scelse la “svolta” del rigore e sul fronte internazionale non ebbe esitazione, lo stesso anno, a sostenere il dispiegamento di missili Pershing in Europa di fronte alla minaccia sovietica, malgrado i mal di pancia dei pacifisti e degli anti-americani del suo campo.

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La scelta di non rovesciare Bayrou è stata sostenuta con forza dall’ultimo presidente della Repubblica socialista François Hollande, tornato deputato, che durante il suo mandato tra il 2012 e il 2017 aveva anche lui adottato un profilo pragmatico e moderato, facendo votare, accanto a misure sociali, delle riforme molto impopolari del mercato del lavoro e delle pensioni per sostenere la competitività delle imprese.

Questa responsabilità ritrovata dei Socialisti permette a François Bayrou di guadagnare alcuni mesi di respiro, fino alla primavera. Probabilmente, almeno fino all’esito della conferenza sociale sulle pensioni che riunisce i rappresentanti delle imprese e i sindacati. I socialisti hanno sempre criticato questa riforma-simbolo del presidente Macron che porta l’età pensionabile a 64 anni. Se non dovesse essere rivista in profondità, il Ps potrebbe tornare a unirsi con la sinistra radicale per votare la sfiducia. Con la prospettiva di elezioni anticipate a giugno.

Insomma, la Francia è uscita dall’instabilità ma non ha ancora ritrovato la stabilità. Un chiaroscuro frutto dell’assenza in Francia di una cultura del compromesso. François Bayrou non ha francamente teso la mano ai Socialisti (anzi, ha strizzato l’occhio all’estrema destra parlando di un “sentimento di esser sommersi di migranti” nel paese), e il Ps non ha fatto la scelta di rompere definitivamente con la France Insoumise. Anche perché l’attuale sistema politico, maggioritario a due turni, spinge a costruire accordi elettorali. Il quadro potrebbe cambiare se François Bayrou dovesse introdurre, come ha anticipato nel suo discorso di politica generale, un sistema proporzionale. A quel punto i Socialisti potrebbero rinunciare al campo largo con Jean-Luc Mélenchon, che nel frattempo li accusa di avere tradito e “abbandonato la trincea” della sinistra per salvare Bayrou.



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