Lo spyware usato solo dai governi. Il bluff di palazzo Chigi

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La Paragon Solutions ha interrotto i rapporti con i suoi clienti italiani. È la società madre dello spyware Graphite usato per intercettare i cellulari di almeno 90 persone, tra cui sette utenze con il prefisso internazionale +39. Tra loro il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, il capomissione di Mediterranea Luca Casarini, altri due attivisti della ong. Tra le identità rese pubbliche finora c’è anche quella del giornalista libico, esule in Svezia, Husam El Gomati.

LA DECISIONE di «terminare il contratto con l’Italia» è stata rivelata ieri mattina da uno scoop del Guardian. Solo poche ore prima palazzo Chigi aveva fatto circolare una nota in cui negava che «l’intelligence e quindi il governo» avevano messo sotto controllo dei giornalisti. Il problema di questa versione è che Paragon presta i suoi servizi soltanto a entità statali o meglio: «A un gruppo selezionato di democrazie globali, principalmente agli Stati uniti e ai suoi alleati», ha dichiarato il presidente esecutivo della società John Fleming. E infatti il quotidiano israeliano Haaretz scrive che i clienti italiani di Paragon sono «due diversi corpi, un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence».

Già alla fine della scorsa settimana, quando lo scandalo è venuto fuori, ai due acquirenti erano state chieste maggiori informazioni sull’uso dello spyware. La decisione di disconnetterli da Graphite è arrivata, secondo fonti di Haaretz, proprio dopo la nota della presidenza del Consiglio che ha anche elencato altri 13 paesi Ue coinvolti. Rivelando ulteriori clienti della società sulla base delle informazioni acquisite dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, attivata su richiesta del sottosegretario di Stato Alfredo Mantovano.

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Il governo italiano rifiuta di fornire nuove informazioni sul caso, sostenendo che lo farà soltanto in sede Copasir mentre le opposizioni chiedono che riferisca in parlamento. Neanche Paragon ha dichiarato ufficialmente perché ha bloccato la collaborazione. La spiegazione più accreditata è che per la società il governo ha mentito. Nelle condizioni della licenza è prevista la possibilità di «terminare l’accordo con l’utente» in caso di abusi o violazioni.

TRA I FONDATORI DI PARAGON ci sono l’ex premier di Tel Aviv Ehud Barak, che non ha voluto commentare la vicenda, e alti ufficiali dell’Unità 8200, componente dell’esercito dello Stato ebraico specializzata in spionaggio e cyberattacchi. Sul sito della società, una pagina senza link, la dicitura estesa è Paragon Solutions Us. Alla fine dello scorso anno è stata acquistata, ma non è chiaro se in parte o in toto, da una società di private equity statunitense. Mossa utile a garantirsi il mercato a stelle e strisce, dopo aver superato una revisione del contratto di vendita ordinata dalla Casa Bianca di Joe Biden per ragioni di sicurezza nazionale.

Questione in ballo anche sul versante italiano, dove già in passato sono emersi problemi sull’appalto a società israeliane dei sistemi di controllo digitale. La vicenda di questi giorni, però, apre interrogativi di altra natura. Se fosse vero che il governo non ha dato indicazione di spiare dei giornalisti significherebbe che la decisione di intercettare Cancellato è stata presa in sede parallela, da apparati su cui l’esecutivo non ha il controllo. La nota di palazzo Chigi, poi, nulla dice sugli attivisti coinvolti. Chi ha ordinato di controllare i loro telefoni? Teoricamente non si possono escludere inchieste da parte della magistratura. Una fonte ben informata, però, chiarisce al manifesto che in questi casi le procure non appaltano lo spionaggio a società straniere. Hanno i loro strumenti. Per esempio quelli classici usati contro Mediterranea nel caso Maersk: registrazioni delle telefonate e poi sequestro dei telefoni per accedere alle chat.

«USARE GRAPHITE per delle indagini sarebbe come servirsi di un bazooka per colpire un pesciolino», afferma la fonte. Il sistema utilizzato dallo spyware è estremamente complesso. Sono in corso approfondimenti tecnici di varia natura, ma è certo che il software può registrare tutte le operazioni svolte dal dispositivo infiltrato e anche accedere ai cloud di riferimento per reperire informazioni che non sono presenti fisicamente sul dispositivo. Per l’inoculazione sarebbe stata usata una chat Whatsapp a cui gli utenti, ignari, sono stati aggiunti. Attraverso l’invio di un pdf è possibile avviare il controllo senza che quello sia neanche aperto o scaricato. La tecnologia usata è in grado di nascondere tutte queste operazioni.

Infatti la vicenda è venuta fuori solo perché Meta, proprietaria dell’app di messaggistica, ha contattato le persone spiate. «Probabilmente dopo lo scandalo Pegasus, spyware usato contro 1.400 utilizzatori di Whatsapp, la società ha implementato un meccanismo di controllo e verifica per evitare l’uso del suo software da parte di soggetti terzi. Soprattutto per bloccare truffe vere e proprie. In questa rete potrebbe essere finto Graphite», spiega l’informatico forense Paolo Reale.

«ALCUNI STATI UE sono clienti di queste tecnologie invasive e lesive dei diritti, di cui si abusa impunemente, e non ci sono azioni da parte delle autorità per ritenere responsabili le aziende che le producono. Manca la volontà politica di intervenire da parte delle istituzioni», dice Rand Hammoud, responsabile delle campagne sulla sorveglianza di Acces Now. «Se metti la tecnologia segreta di hacking nelle mani di un governo che pensa di non essere scoperto, gli abusi non sono questione di se ma di quando. Anche in una democrazia. Finora è uscita solo la punta dell’iceberg», afferma John Scott Railton, esperto del centro di ricerca The Citizen Lab che sta conducendo un’analisi indipendente sui cellulari spiati.

Intanto Casarini ha annunciato un esposto ai pm per «scoprire i mandanti». Lunedì terrà con Cancellato una conferenza al parlamento Ue: si attendono nuovi dettagli.



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