Industria lattiero-casearia italiana, innovazione ed export chiavi del futuro

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A destra il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti

Per far crescere l’export occorrono risorse, infrastrutture e investimenti sulla logistica. Secondo Teha le aziende stanno investendo in efficientamento energetico (25% degli investimenti), packaging sostenibile (17%) e digitalizzazione dei processi produttivi (17%)

Con 21,8 miliardi di euro di fatturato è ormai il secondo comparto industriale del food nazionale e genera il 12% del fatturato alimentare del Paese. Grazie a un mix vincente di tradizione, qualità e innovazione, l’industria lattiero casearia italiana ha tutte le carte in regola per consolidare, in futuro, la posizione di leader globale. L’export è sempre destinato a essere un motore di crescita, con ampi margini di miglioramento, soprattutto nei mercati extraeuropei.

È un’analisi dettagliata che lascia intravvedere prospettive favorevoli quella dedicata all’industria lattiero-casearia italiana nell’evento organizzato a Milano da Assolatte, l’associazione delle industrie di trasformazione del latte e dalla redazione economica del Corriere della Sera.

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Il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti, ha sottolineato come l’industria lattiero-casearia italiana trasformi tutto il latte prodotto nel Paese, pagando un prezzo superiore alla media europea. «Non sprechiamo neppure una goccia di questo latte e negli ultimi 10 anni la produzione è cresciuta del 20%, quindi siamo capaci di trasformare il 20% di latte in più. Siamo anche un settore molto responsabile che ha assorbito i rincari degli ultimi anni della materia prima migliorando l’efficienza o riducendo i margini. Questo è molto importante perché la materia prima viene acquistata sul territorio e questo significa prestare attenzione a quel territorio perché magari quell’allevatore farebbe fatica ad arrivare nel resto del mondo».

L’aumento del 20% della produzione ha reso l’export, come ha spiegato Zanetti, una necessità per compensare la stagnazione dei consumi interni. Dal 2000 le esportazioni sono cresciute del 280% raggiungendo i 6 miliardi di euro con la mozzarella che è il prodotto più venduto seguita dai formaggi Dop come Grana Padano e Parmigiano Reggiano.

La minaccia dei dazi negli Usa e in Cina

L’80% dell’export è destinato all’Europa, mentre il 20% ai mercati extra-europei, dove però permangono ostacoli come i dazi Usa e le minacce cinesi legate alle tensioni commerciali con l’Ue. Zanetti ha evidenziato l’importanza della competitività, legata ai costi energetici e della materia prima, sottolineando il ruolo cruciale della logistica del freddo per il settore.

Guardando al futuro, la crescita della popolazione mondiale porterà a una maggiore domanda di proteine animali, rendendo essenziale per l’Europa mantenere la leadership nella produzione lattiero-casearia. Zanetti ha criticato politiche come quelle di Danimarca e Olanda, che limitano la produzione, e ha invece sostenuto la necessità di un approccio realistico e sostenibile.

Infine, ha evidenziato i vantaggi del mercato unico europeo, che facilita le esportazioni, ma ha anche criticato la lentezza burocratica dell’Ue, esortandola a semplificare le normative e a concentrarsi sulla competitività piuttosto che su ideologie poco pragmatiche.

Le opportunità dell’accordo Mercosur per i prodotti italiani

Con un’analisi sulle sfide e le opportunità del settore lattiero-caseario in Europa e in Italia di Dario Nardella, membro della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha sottolineato l’importanza dell’export, la necessità di investimenti in promozione e infrastrutture, gli elevati costi energetici oltre ai rischi legati a politiche protezionistiche e  costi energetici. Interessante anche il focus sulla Pac post-2027, che dovrà essere più mirata ed efficiente.

Nardella ha ricordato, innanzitutto, l’apertura di nuovi mercati come quelli dell’accordo Ue-Mercosur: «Per quanto riguarda i prodotti lattiero caseari l’Italia è il primo paese per l’export di formaggi Dop e si possono aprire prospettive interessanti. L’accordo Mercosur, cioè quello che apre i mercati in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, prevede la tutela di 357 prodotti a indicazione geografica. Bene, di questi più di 150 sono italiani. All’interno di questi prodotti a indicazione geografica, i formaggi hanno un ruolo rilevantissimo».

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Sicuramente per far crescere l’export ci vogliono anche risorse, infrastrutture, investimenti sulla logistica e risorse per la promozione. «Ho proposto – ha detto Nardella – nel dibattito in commissione agricoltura a Bruxelles di portare a mezzo miliardo di euro il Fondo per la promozione dei prodotti a indicazione geografica, tra cui ci sono molti formaggi dop italiani».

L’Italia ha superato l’Olanda come esportatore mondiale

Come ha spiegato Valerio de Molli, managing partner e amministratore delegato di Teha (The European House Ambrosetti), l’Italia si conferma tra le prime cinque economie mondiali per saldo della bilancia commerciale, con un attivo superiore ai 100 miliardi di dollari.

In questo contesto, il settore lattiero-caseario gioca un ruolo di primo piano, con un fatturato complessivo di 25 miliardi di euro e un export che ha raggiunto i 6,3 miliardi di euro. Questi numeri evidenziano come l’industria casearia sia un motore di crescita e sviluppo per il Paese.

Negli ultimi anni, l’Italia ha dimostrato una straordinaria capacità di espansione nel mercato internazionale, arrivando a superare l’Olanda nella classifica degli esportatori globali di prodotti lattiero-caseari. Secondo le proiezioni, se il trend positivo verrà mantenuto, nel 2025 l’Italia potrebbe diventare il secondo esportatore mondiale, un risultato che confermerebbe la forza e la competitività dell’intero comparto. Questo trend positivo evidenzia come i prodotti caseari italiani siano sempre più apprezzati all’estero, grazie alla loro qualità, alla certificazione di origine e alla tradizione produttiva.

Un mercato con un potenziale enorme è senza dubbio la Cina. Attualmente, le esportazioni italiane di prodotti lattiero-caseari in questo Paese si aggirano intorno ai 10 centesimi per abitante. Tuttavia, se si riuscisse ad aumentare questa cifra anche solo a 1 euro per abitante, il valore delle esportazioni potrebbe crescere di ben 10 miliardi di euro. Questo dato mette in evidenza l’enorme opportunità che la Cina rappresenta per il settore italiano, a patto di saper affrontare le sfide logistiche, normative e commerciali necessarie per affermarsi in questo mercato.

Un altro aspetto di cui l’Italia può vantarsi è il primato nelle Dop. Con un numero di prodotti certificati superiore a quello della Francia, l’Italia è leader indiscusso nella tutela e nella valorizzazione delle eccellenze casearie. Questo rappresenta un valore aggiunto importante per il mercato internazionale, che sempre più premia la qualità e l’autenticità.

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I costi energetici ancora alti e la Pac post 2027

Sia Nardella che Zanetti hanno spiegato come l’energia sia una voce di costo importante che in Italia viene pagata molto di più che in Germania, Spagna e  Stati Uniti. Per Nardella è necessario da un lato favorire l’utilizzazione delle biomasse da scarti vegetali, investendo su impianti che le aziende produttrici possono realizzare per completare il cerchio dell’economia circolare. Dall’altro lato occorre lavorare anche sulla politica dei prezzi e sul mercato unico europeo dell’energia, che deve  garantire tariffe più accessibili e questo è un altro tema  al centro dell’agenda della Commissione.

«Proprio a metà anno ci confronteremo sulle linee guida per la Pac post 2027 – ha aggiunto Nardella – che dovrà essere una Pac più efficiente e con fondi che vanno davvero agli agricoltori e produttori. Deve favorire l’imprenditoria giovanile con risorse che vadano all’innovazione tecnologica più di quanto non sia stato fatto finora e ultimo, con un fondo per gestire l’emergenza, perché i nostri allevatori sempre di più si devono confrontare con le emergenze ambientali, climatiche, ma anche sanitarie, pensiamo alle malattie pandemiche che colpiscono anche i nostri animali. Si parla appunto proprio in questi mesi della lingua blu e della Peste suina africana, anche se riguarda, ovviamente, il settore dei suini. Su questo l’Europa deve investire sui vaccini e su fondi che consentano agli allevatori di gestire l’emergenza senza perdere la loro competitività».

Sempre più investimenti e innovazione nel futuro delle industrie del latte

De Molli ha ricordato come le aziende lattiero-casearie italiane stiano destinando una quota crescente delle proprie risorse alla ricerca e allo sviluppo con una percentuale di investimenti superiore alla media del settore manifatturiero nazionale.

In particolare, le aree chiave su cui si sta puntando sono l’efficientamento energetico (25% degli investimenti), il packaging sostenibile (17%) e la digitalizzazione dei processi produttivi (17%). Secondo gli intervistati, l’incidenza degli investimenti in innovazione e sostenibilità sul totale dovrebbe crescere del 18% da oggi al 2040 per  generare un Pil aggiuntivo di 16,8 miliardi di euro.

Un altro aspetto cruciale è la logistica, che gioca un ruolo determinante nella distribuzione dei prodotti caseari, specialmente quelli freschi. Garantire tempi di consegna rapidi, mantenendo alti standard di qualità e sicurezza alimentare, è una sfida che richiede investimenti continui in infrastrutture e tecnologie.

 

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