assunzioni in deroga, fiumi di soldi pubblici e bandi quasi invisibili

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Attualità

di Dino Giarrusso





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Tutti i siciliani la chiamavano scherzosamente “la provincia babba”, cioè sciocca, eppure Ragusa è stata per decenni una piccola isola di benessere dentro la grande isola, magica e problematica, che domina il Mediterraneo fin dai tempi di Omero. Poi anche nel piccolo incanto ibleo sono arrivati problemi, crisi, speculazione edilizia che ha minato il mercato immobiliare, fallimenti, negozi chiusi, fuga di tanti giovani – e non solo – in cerca di lavoro e serenità economica. Eppure ci sono palazzi dove trovare impieghi sicuri e stipendi sontuosi sembra un gioco da ragazzi, specie se si hanno le giuste coperture politiche. Questa inchiesta inizia raccontando due vicende clamorose avvenute nella provincia di Ragusa, che oggi si chiama “Libero Consorzio Comunale di Ragusa”, ma ha sempre un bilancio previsionale di oltre 200 milioni di euro, impegni di spesa per 70 milioni e dotazione organica di 468 dipendenti, dei quali 269 in servizio. Non essendoci elezioni provinciali, il tutto viene gestito da un Commissario, nominato unilateralmente dalla Regione Siciliana del Presidente Schifani. A Ragusa la commissaria straordinaria dr.ssa Patrizia Valenti pensa bene di aver bisogno di un Direttore Generale, figura non prevista dall’Ente, che ha un direttore risorse umane ed altri uffici preposti. Secondo Valenti però “ogni attività in materia di risorse umane deve essere subordinata all’entrata in esercizio del Direttore Generale”. L’art. 79 prevede che venga emanato un bando, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (o su Inpa) e che fra i requisiti ci sia la “direzione manageriale tecnica o amministrativa in enti, strutture pubbliche o private di media o grande dimensione, con esperienza acquisita da almeno cinque anni e comunque non oltre i due anni precedenti alla stipula del contratto“. La commissaria ritiene di derogare clamorosamente a queste regole, per “mutate sensibilità” (sic!) e dunque il requisito necessario diventa “aver ricoperto il ruolo di Direttore generale, Dirigente e/o amministratore in strutture pubbliche o private con un minimo di 20 addetti e fatturato superiore a 4 milioni di euro… per almeno 10 anni cumulativamente”. Come mai solo 4 milioni di euro quale condizione minima per un ente che ne “fattura” oltre 200? E come mai 20 addetti? Potrebbe essere una clamorosa coincidenza – o forse no – il fatto che il cuffariano Benedetto Rosso detto Nitto abbia lavorato per anni nell’azienda di famiglia, e che quell’azienda fatturi appunto poco più di 4 milioni di euro l’anno, ed abbia poco più di venti dipendenti. Sono quelle avventurose, magiche coincidenze che in Sicilia si ripetono così spesso, e specie in certe situazioni: dev’essere la stessa magia che millenni prima ha portato a vivere qui i ciclopi e il dio Efesto. Rosso, che di Polifemo non ha la stazza né il destino, ha un altro colpo di fortuna: il bando cui partecipa NON viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale ma solo sull’Albo Pretorio, in barba alla legge nazionale sulla trasparenza delle assunzioni pubbliche e allo stesso regolamento dell’Ente. Dunque pochissimi ne vengono a conoscenza, e partecipano solo in due. Vince, guarda caso, proprio Nitto Rosso. I maligni potrebbero pensare che tutte queste deroghe servano a preparare un bando tagliato su misura per Rosso come un elegante e ricchissimo abito da cerimonia. L’identità è però venuta in possesso dei documenti riguardanti il lavoro di Nitto Rosso presso la “Giuseppe Rosso azienda agricola a RL”, cioè l’azienda del padre, scoprendo che era un impiegato di livello 1S del CCNL con “qualifica di direttore”, il che ci pone dubbi anche sul possesso di quegli stessi requisiti così clamorosamente modificati che hanno permesso la sua assunzione. Il neo DG una volta così assunto in breve viene ricoperto di incarichi e poteri, ha la delega alle risorse umane e la guida degli uffici di Cultura, Turismo e Servizi Socio-assistenziali. Di fatto un doppio incarico: dirigente generale e dirigente di settore, espressamente vietato come si evince dai pareri della Regione. Ma Rosso non se ne cura e i suoi uffici assegnano, fra l’altro, 147.000 euro ad associazioni culturali vicinissime alla deputata cinquestelle Stefania Campo, con un “avviso” anch’esso magico, pubblicato il 13 dicembre 2024, che premia due docufilm realizzati appunto da figure legate alla Campo. Poi l’ente si supera pubblicando un bando per un posto di “Dirigente Amministrativo” a tempo indeterminato. È l’unico bando che non firma Rosso ma il segretario Generale dr. Bella, già firmatario del primo bando vinto da Rosso. Questi in compenso partecipa, insieme ad altri sette. Ma gli altri sette vegnono “non ammessi”, dunque Rosso trionfa. Torneremo presto su questa vicenda con nuovi dettagli, ma vogliamo introdurvi ad un altro mondo incantato, quello della Iblea Acque, l’ente che i 12 comuni della ex-provincia hanno creato per la gestione del servizio idrico. L’amministratore unico di IbleaAcque è l’ingegner Francesco Poidomani, ex-dirigente pubblico in quiescenza, che pertanto può per legge ricoprire quel ruolo solo per un anno e A TITOLO GRATUITO. Invece nell’aprile 2022, nello stesso atto costitutivo della Società viene nominato (il che è già assurdo in sé: con che criterio è stato scelto proprio lui??) per tre anni, con stipendio da 95mila euro l’anno. Interrogazioni in merito cadono nel vuoto, finché nel febbraio 2024 l’assessorato regionale scrive ai comuni che la nomina sarebbe illegittima. A marzo ‘24 un parere pro-veritate stabilisce appunto che l’incarico poteva essere solo a titolo gratuito e per un anno: dunque Poidomani avrebbe percepito illegittimamente 190mila euro in due anni. Egli però a settembre ’24 dichiara in un’intervista che non rinuncia al compenso perché ha un contratto. I sindaci si svegliano, e in data 26 settembre 2024, trasmettono all’Amministratore Unico una diffida, richiedendo la restituzione dell’importo di € 190.000,00 entro 45 giorni. La missiva rimane inevasa, ma i sindaci non revocano l’incarico a Poidomani, né si costituiscono per recuperare la somma richiesta. Anzi, incredibilmente il 28 novembre 2024, si decide di rinviare ogni determinazione dopo lo scadere del mandato dell’Amministratore Unico, che dunque completerà i suoi tre anni con quasi 300mila euro di guadagno lordo. Persino più surreali sono le assunzioni fatte da Poidomani in questi anni, delle quali vi racconteremo nelle prossime puntate dedicate a quest’inchiesta su Ragusa, che riteniamo importante poiché emblematica di forzature odiose che avvengono con troppa frequenza in Sicilia e in tutta Italia. Intanto auspichiamo che il Presidente della Regione Renato Schifani e il Presidente dell’ARS Gaetano Galvagno vogliano vederci più chiaro, e capir bene se stiamo parlando di incantesimi, interpretazioni fantasiose delle regole, o veri e propri abusi che potrebbero nascondere reati e danni erariali importanti.


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