Milano Cortina 2026, a un anno dai Giochi. La festa, le sfide, le incognite, le attese, Brignone e Goggia rispondono “presente”

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A Milano è il giorno delle istituzioni olimpiche, dei comitati organizzatori, della celebrazione della cifra tonda: manca un anno esatto ai Giochi olimpici invernali di Milano – Cortina 2026: le parole che identificano più frequentemente l’evento nei discorsi delle figure istituzionali intervenute, a cominciare da Thomas Bach presidente del Comitato Olimpico internazionale, presente alla cerimonia celebrata in mattinata al teatro Streheler di Milano, sono «Olimpiade diffusa», e «legacy».

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È innegabile che Milano-Cortina 2026 nel suo snodarsi per un percorso di migliaia di chilometri lungo le Alpi, toccando Lombardia, Veneto, Trentino e Alto Adige, dalla Valtellina alla Val di Fiemme, da Milano a Verona, passando per Anterselva e Cortina d’Ampezzo – al netto delle polemiche innescate tra le righe dal ministro Salvini sull’assenza del Piemonte – sarà la prima Olimpiade diffusa della storia: la prima a non legarsi a una sola città ma a distribuire eventi in diverse regioni e territori, tenendo conto anche della loro vocazione sportiva, nell’ottica di sfruttare il più possibile gli impianti già presenti e già in uso per manifestazioni internazionali. Tutto questo rappresenta, come è emerso dagli interventi dei rappresentanti istiuzionali dei territori, del ministro dello sport Abodi, del presidente del Coni Malagò, un orgoglio e un vanto.


LA SCOMMESSA NON FACILE DELL’EREDITÀ

A patto di essere consapevoli che si tratta anche di una scommessa, non in tutto semplice (a cominciare dalla sfida organizzativa moltiplicare la logistica, come spiegava Fondazione Milano – Cortina presentando il proprio lavoro a due anni e mezzo dai Giochi – per garantire in tutti i villaggi olimpici e in tutte le sedi gli stessi standard, si tratta anche, lo si intuisce anche se non si dice nelle cerimonie ufficiali di gestire la tensione che nel Paese dei campanili è sempre in agguato). I bilanci definitivi si faranno alla fine, non dei Giochi olimpici e paralimpici, ma negli anni successivi quando si potrà verificare alla prova dei fatti con l’altra parola chiave della giornata la «legacy», ossia l’eredità che i Giochi lasciano ai territori, in termini di investimento, di valore aggiunto di infrastrutture, e anche – tasto dolente – di costi sforati che la storia olimpica moderna non è mai riuscita a evitare e sui quali spesso pesa la distanza (otto o più anni) tra il momento dell’assegnazione e quella della realizzazione, nella quale intervengono congiunture e contingenze impossibili da prevedere: nel caso di Milano-Cortina certamente avrà un peso il l’impatto della pandemia e l’aumento dei costi delle materie prime.

Territori con vocazioni diverse, molto diversi anche per caratteristiche, si confronteranno con legacy diverse: il sindaco di Milano non a caso parla di accessibilità: Milano è punteggiata dai cantieri che in vista dei Giochi paralimpici, stanno dotando di scale mobili e ascensori stazioni della metropolitana e che certo non dispiaceranno ai milanesi e ai turisti che oggi maledicono il doversi arrampicare per i gradini con valigie e bagagli per non parlare di chi con difficoltà di movimento si scontra con barriere architettoniche. Anche con il villaggio olimpico di Porta Romana destinato a un futuro di studentato, come già è stato per due strutture che ospitarono la stampa a Torino 2006, ci si candida a «vincere facile», in una città che ha visto per mesi gli studenti accampati con le tende per protesta contro la mancanza di alloggi per universitari.

Se nel giorno della cerimonia istituzionale one year to go, l’opera più controversa, e con la storia più accidentata, quella dei tanti bandi di gara di appalto andati a vuoto, ossia la pista da bob e slittino di Cortina, può essere salutata dal sindaco della perla delle Dolomiti (che punta a potenziare la sua già elevatae piuttosto eclusiva vocazione turistica), dal Presidente della Regione Veneto Zaia e dal ministro Matteo Salvini, come un risultato raggiunto, perché a marzo inizieranno i primi collaudi, e quindi si può dire di averla portata a termine, dopo mesi in cui si temeva che non si sarebbe arrivati in tempo, quando il braciere si spegnerà porrà il problema ineliminabile di un impianto impegnativo da mantenere e da riutilizzare per una disciplina ultratecnica che conta pochi adepti, invasiva dal punto di vista ambientale ed economico, ma che rischia di non avere un futuro come non lo ha avuto quella disegnata a Cesana Pariol dopo Torino 2006, teatro del trionfo del più grande slittinista della storia azzurra Armin Zoeggler oggi direttore tecnico. Pista da bob e trampolini – nel caso di Milano -Cortina soltanto ritrutturati perché già presenti e in funzione per gare internazionali in val di Fiemme -, sono del resto da decenni ormai la spina nel fianco delle Olimpiadi invernali e dei loro organizzatori: core business di federazioni di grande peso nel mondo degli sport invernali (Scandinavia, Gemania, Lettonia) sono un piatto forte del programma ma anche un rischio grande di cattedrali nel deserto essendo il fabbisogno di strutture nelle Alpi già soddistatto dall’esistente: facile prevedere che la scelta di costruirne una nuova per il 2026 farà discutere a lungo negli anni a venire.

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E Brignone dice “presente” con l’argento mondiale in SuperG

  

Ma come ricordano tutti i presenti, e soprattutto i campioni olimpici presenti alla cerimonia, Deborah Compagnoni, Federica Pellegrini, Amos Mosaner, oro agli ultimi Giochi nel curling con Stefania Corradini, sarebbe miope trascurare il lato sportivo che fa dell’Olimpiade e della sua cerimonia d’Apertura l’evento sportivo più visto a livello mondiale, luogo di ricordi indelebili che certo non può cancellare i problemi che si pongono, ma che resta il vero protagonista dell’evento.

Niente di meglio per provarlo la coincidenza tra la cerimonia e il Superg mondiale femminile in corso a Saalbach che ha visto Federica Brignone e Sofia Goggia disputarsi la rivalità che le sta vedendo spartirs in una manciata di puntii la classifica di discesa in Coppa del mondo, mentre Brignone domina la generale.

Alla fine Brignone seconda e Goggia quinta a una manciata di centesimi dal podio. Ma c’è ancora la discesa, in attesa che alle finali di Coppa le azzurre decidano come dividersi il mondo. Non sono più ragazzine ma a un anno dai Giochi in casa stanno dimostrando di voler arrivare all’appuntamento al meglio nel segno del motto olimpico: «più veloce, più in alto, più forte, insieme» ricordato a Milano dal presidente Bach in chiusura del suo discorso.


Biglietti e test event, le cose da sapere

Un assaggio della capacità attrattive dell’evento già c’è: ià 350mila persone si sono aggiudicate l’accesso alla prevendita dei biglietti partecipando al sorteggio, da aprile si potranno acquistare i biglietti nella fase della vendita libera riservata alla piattaforma ufficiale delle Olimpiadi (milanocortina2026.olympics.com). Niente sorteggio invece per i Giochi paralimpici per cui i biglietti saranno acquistabili dal prossimo marzo.

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E intanto entra nel vivo il calendario dei full test event, gli eventi sportivi già inseriti nel calendario internazionale che servono a mettere alla «prova» gli impianti olimpici e l’organizzazione: rientrano in questa categoria la tappa conclusiva dell’ISU Short Track World Tour, in programma al Forum di Assago di Milano dal 14 al 16 febbraio 2025, e la FIS World Cup Finals di Aerials, Moguls & Dual Moguls, che si terrà a Livigno dall’8 al 14 marzo 2025.  Tante poi le iniziative culturali per diffondere i valori olimpici in tutte le sedi olimpiche che in queste ore festeggiano in vario modo l’anno che manca.





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