Dazi Usa-Cina, prezzi del greggio ai minimi da inizio anno a causa della guerra commerciale

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

I prezzi del petrolio sono crollati al livello più basso di quest’anno tra i timori di un indebolimento della domanda. Pesano i dazi della Cina sulle importazioni di greggio dagli Stati Uniti, in risposta a quelli voluti da Trump

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I prezzi del greggio sono scesi al livello più basso dal 31 dicembre 2024 a causa dell’escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Gli investitori sono sempre più preoccupati per il rallentamento della crescita economica globale e per l’indebolimento della domanda di energia in Cina, il più grande importatore di petrolio al mondo.

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Martedì scorso, la Commissione tariffaria del Consiglio di Stato cinese ha annunciato l’imposizione di un dazio del 15 per cento sul carbone e sul gas naturale liquefatto (Gnl) provenienti dagli Stati Uniti, nonché di un dazio del 10 per cento sul petrolio greggio americano, sulle attrezzature agricole e su alcuni veicoli, a partire dal 10 febbraio.

Inoltre, i dati dell’Energy Information Administration (Eia) statunitense hanno rivelato che le scorte di greggio degli Stati Uniti sono aumentate ben oltre le aspettative del mercato, indicando un ulteriore fattore di indebolimento della domanda.

Mercoledì, i futures del greggio sono calati: il West Texas Intermediate (Wti) del 2,3 per cento, a 71 dollari al barile, e il Brent del 2,09 per cento a 74,61 dollari al barile.

Entrambi gli indicatori petroliferi hanno registrato un leggero rimbalzo nella sessione asiatica di giovedì, ma sono rimasti ai livelli più bassi dell’anno.

Prezzi del petrolio sotto pressione per l’aumento delle scorte Usa

I prezzi del greggio sono in calo anche per i dati sulle scorte statunitensi. che sono aumentate per la seconda settimana consecutiva, esattamente di 8,66 milioni di barili nella settimana terminata il 31 gennaio.

Ciò ha seguito l’incremento di 3,5 milioni di barili nella settimana precedente, suggerendo un indebolimento della domanda e dunque delle vendite. In precedenza, tra la fine di novembre e l’inizio di gennaio, le scorte di greggio statunitensi erano diminuite per nove settimane consecutive spingendo i prezzi del petrolio ai massimi di cinque mesi, con un picco a metà gennaio.

Anche i fattori politici hanno pesato sui mercati del greggio. Il mese scorso il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha esortato l’Arabia Saudita e l’Opec ad abbassare i prezzi del petrolio, ribadendo al contempo l’intenzione di aumentare l’offerta di petrolio degli Stati Uniti.

La Casa Bianca ha anche minacciato di imporre tariffe del 10 per cento sul greggio canadese, anche se Trump ha rinviato la decisione di 30 giorni per ulteriori negoziati.

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Le tensioni geopolitiche pesano sul mercato dell’energia

Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente potrebbero continuare a influire sul mercato globale del greggio.

Donald Trump ha proposto martedì di prendere il controllo di Gaza, una mossa che potrebbe intensificare i conflitti regionali. Si prevede inoltre un rafforzamento delle sanzioni all’Iran, dopo la dichiarazione del presidente Usa di volere azzerare le esportazioni di petrolio di Teheran.

Secondo l’Eia, l’Iran detiene il 24 per cento delle riserve petrolifere del Medio Oriente e il 12 per cento delle riserve globali. Le esportazioni di petrolio iraniano sono aumentate dal 2022 in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, con un’offerta attuale di 1,5 milioni di barili al giorno, pari all’1,4 per cento della produzione globale.

Tuttavia, un rapporto di S&P Global ha osservato che “la vittoria elettorale di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, così come il conflitto in corso in Medio Oriente, vedranno probabilmente la crescita del petrolio iraniano bloccarsi e minacciare i piani del Paese di aumentare la propria capacità produttiva”.

L’Iran ha esortato l’Opec a unirsi contro le potenziali sanzioni petrolifere statunitensi. Il 3 febbraio, l’alleanza dei produttori petroliferi ha deciso di procedere con il suo piano di aumento graduale dell’offerta a partire da aprile, rimuovendo al contempo l’Eia dall’elenco delle fonti per il monitoraggio della produzione.



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