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Quanto è importante la comunicazione tra medico e paziente, quanto è difficile impostare una relazione di ascolto e fiducia tra medico e paziente? Sicuramente è una tematica di cui si sente parlare sempre più spesso e abbiamo quindi pensato di parlarne con il prof. Stefano Coaccioli.
Il prof. Coaccioli è stato presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore dal 2018 al 2020, dopo avere ricoperto altri ruoli nel Consiglio direttivo della società scientifica. tuttora è membro del Consiglio come past president.
Dal suo curriculum professionale citiamo l’insegnamento alla Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Perugia, nella sede di Terni, come professore associato di medicina interna e l’incarico di Direttore del Dipartimento di Medicina Interna – Reumatologia e Medicina del Dolore presso l’Ospedale di Terni, oltre a una intensa attività di partecipazione come relatore a convegni nazionali e internazionali e alla produzione scientifica con più di 300 pubblicazioni tra articoli, capitoli di libri, casi clinici e così via.
Professore, è assodato che gli aspetti comunicativi rivestono un’importanza cruciale nel rapporto medico-paziente e la terapia del dolore rappresenta forse uno degli ambiti in cui questi aspetti sono parte della terapia stessa e possono fare la differenza. Cosa ne pensa?
Grazie. La domanda è fondamentale nel rapporto medico paziente ed è fondamentale nel rapporto medico e paziente in medicina del dolore. Partiamo dal presupposto doveroso che la comunicazione medico paziente è il punto più alto della comunicazione umana, perché si ha una persona che è in uno stato di necessità, che ha un bisogno biologico, fisico, psicologico, o comunque medico, in senso lato si rivolge a un professionista per avere delle risposte e per avere delle spiegazioni. Nella comunicazione fra medico e paziente, in medicina generale, in medicina interna e tanto più in medicina del dolore deve andare a cogliere gli aspetti più profondi della personalità del paziente che il medico si trova ad avere di fronte, aprendosi a un ascolto attivo, a un ascolto partecipato, a un ascolto che comunica la disponibilità ad accogliere non solo una serie di sintomi, di segni clinici nel corso della visita medica, ma anche gli aspetti psicologici. Non dimentichiamoci che nella medicina del dolore, come da definizione della Associazione iInternazionale per lo studio del dolore, il dolore è sì un’esperienza fisica sgradevole, ma è anche un’esperienza psicologica e quindi la partecipazione psicologica riveste nella medicina del dolore un ruolo molto importante. Quindi, come si deve porre il clinico di fronte a chi gli si rivolge? Con un ascolto attivo, un ascolto empatico, un ascolto aperto, con domande che vanno indirizzate alla ricerca delle sfaccettature che colorano il quadro clinico del paziente, quindi un passaggio da quella che era la medicina della compliance, cioè dell’aderenza, alla medicina dell’alleanza, fra medico e paziente. Proprio nell’alleanza fra medico e paziente si compendia e si colora la comunicazione fra medico e paziente.
Quanto ci ha detto già riassume utili consigli e riflessioni da condividere e meditare. Volendo approfondire ancora, quali potrebbero essere i consigli da dare ai colleghi non specializzati in algologia nel parlare con un paziente che lamenta dolore cronico? anche gli errori da evitare, per esempio.
La valutazione del dolore ormai da 15 anni risponde a un dettato di legge, la legge 38 del 15 marzo del 2010, quindi da 15 anni questa legge è in vigore. La legge prevede che qualunque operatore sanitario, medico o infermiere, quando si avvicina a un paziente è obbligato a chiedere la presenza del dolore e a quantificarne l’entità. Un errore che può essere fatto e che deve essere evitato è considerare il dolore in maniera tout court, in maniera sic et simpliciter. Va subito fatta una distinzione fra dolore acuto e dolore cronico. Il dolore acuto è un sintomo guida molto utile. Il dolore cronico è una malattia a pieno diritto, una malattia a sé stante, il dolore cronico si ha quando anche la causa che lo ha generato è venuta a cessare. Quindi il medico, specialista o non, soprattutto il non specialista, dovrebbe sforzarsi di capire se è un dolore periferico, se è un dolore centrale, un dolore che riguarda l’apparato muscolo-scheletrico. Viceversa se è un dolore che si accompagna a dei sintomi, alla sensazione di bruciore, che farebbe pensare a un dolore neuropatico, alla sensazione di morsa, di peso, se è un dolore prevalentemente notturno o diurno. Insomma, tutta una serie di caratteristiche che fanno capire o che aiutano il clinico a capire la patogenesi del dolore stesso, quindi occorre incanalarsi verso uno studio della sintomatologia delle cause che lo hanno generato per arrivare poi uno schema terapeutico il più preciso possibile.
Un’ultima domanda: il paziente è ovviamente la controparte della comunicazione con il professionista sanitario. Quali consigli dare allora al paziente nel rivolgersi al medico?
Il paziente deve capire. Il paziente deve essere messo in condizione di potersi esprimere, di poter raccontare la propria storia, senza guardare l’orologio, non lo deve guardare il paziente, né tantomeno lo deve guardare il medico, specialista o generalista che sia perché il dolore, soprattutto il dolore cronico, coinvolge anche la sfera psicologic. Può avere delle conseguenze sul paziente stesso, penso molto semplicemente all’aumento della frequenza cardiaca. Il dolore non rilevato, non trattato, può condizionare l’aumento della frequenza cardiaca, quindi l’aumento delle richieste di ossigeno dal cuore, quindi un aumento del rischio cardiovascolare, ma possono esserci tante altre altre conseguenze. Quindi il paziente deve sentirsi ascoltato e non deve tralasciare aspetti, sintomi, che magari secondo lui non sono attinenti, ma deve veramente aprirsi a tutto tondo di fronte al medico che lo ha in cura, il quale a sua volta deve appunto, come si diceva prima dimostrare un ascolto aperto. Un ascolto attento un ascolto attivo.
Grazie professore.
Finisce qui questa breve intervista ma sicuramente avremo modo di tornare sull’argomento con articoli e interviste nel sito dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore. (LS)
4 febbraio 2025
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
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