La tutela della privacy su un sito web abbandonato #adessonews

Con il Provvedimento 24 aprile 2024, n. 247 (testo in calce) il Garante per la protezione dei dati personali interviene sul tema della rimozione di contenuti da un sito web inattivo da anni.

GDPR e Normativa Privacy Commentario, A cura di: Belisario Ernesto, Riccio Giovanni Maria, Scorza Guido, Ed. Ipsoa, 2022. Il volume offre il commento dei singoli articoli del Regolamento n. 2016/679/UE, integrato con le norme del decreto di adeguamento della normativa nazionale (d.lgs. n. 101/2018). Scarica gratuitamente l’estratto

1. Il diritto all’oblio

Come noto, il c.d. diritto all’oblio di cui all’art. 17 del Regolamento UE 2016/679 (GDPR), si configura come una sorta di diritto alla cancellazione dei propri dati personali in forma rafforzata. In altri termini, un diritto ad essere dimenticati.

Da tale diritto consegue naturalmente un obbligo, quello per i titolari che hanno pubblicato i dati personali dell’interessato e destinatari dell’esercizio del diritto all’oblio di provvedere – se ne sussistono le circostanze – alla cancellazione.

Tra i presupposti che giustificano l’esercizio del diritto in esame, il GDPR, all’art. 17, par. 1, lett. a), indica il caso in cui i dati personali non siano più necessari rispetto alle finalità per le quali erano stati raccolti o altrimenti trattati.

Tale condizione assume particolare rilevanza nel mondo del giornalismo e dei blog, specialmente quelli che trattano temi di cronaca giudiziaria, poiché in tali casi è presumibile che il decorso di un lasso di tempo considerevole rispetto alla pubblicazione della notizia possa far sorgere l’interesse a chiedere ed ottenere la cancellazione. L’obiettivo è naturalmente quello di non vedere più in rete il proprio nome associato a vicende passate.

Può tuttavia sorgere il dubbio se il dovere di provvedere alla tutela della privacy su un sito web possa incombere anche sul titolare e gestore di un portale ormai inattivo da diversi anni, alla pari di quanto si potrebbe esigere dal gestore di un sito in piena attività.

Sul punto, il Garante Privacy è intervento in un recente caso, fornendo spunti interessanti e chiarimenti.

2. I fatti

Nel febbraio 2023 il Garante per la protezione dei dati personali riceveva un reclamo presentato ai sensi dell’art. 77 del Regolamento con il quale un interessato chiedeva all’Autorità di ordinare ai gestori di due diversi siti web e di un blog la rimozione di vari articoli, alcuni dei quali riferiti a vicende giudiziarie che lo avevano coinvolto e che si erano concluse da tempo, evidenziando altresì la difficoltà di esercitare i propri diritti tenuto conto della riscontrata impossibilità, per diverse ragioni, di contattare i suddetti gestori.

Quanto al blog, a seguito delle indagini svolte dal Garante, emergeva che questo era stato rimosso e non era quindi più visibile neanche l’articolo contestato. Di conseguenza, venivano meno gli stessi presupposti per la prosecuzione del procedimento dinanzi al Garante.

Discorso diverso, invece, per gli altri due siti web oggetto del reclamo. In questo caso, infatti, il Garante era riuscito ad individuare i gestori, ai quali veniva pertanto trasmessa una richiesta di chiarimenti in ordine ai fatti lamentati nel reclamo, invitandoli inoltre a rendersi disponibili ad accogliere le richieste del reclamante.

Un gestore di uno dei due siti formulava una memoria nella quale spiegava che il sito era stato aperto intorno all’anno 2000 per proseguire l’azione di un noto circolo milanese ideato nel 1985 da un centinaio di soci fondatori.

Al termine dell’attività del circolo e dell’omonimo giornale mensile, infatti, era stato deciso di proseguire sul web l’attività attraverso pubblicazioni di articoli, inchieste e commenti su fatti di corruzione e mafia senza alcuna periodicità fissa.

L’attività di pubblicazione era poi proseguita, in modo sempre più sporadico, sino al 2015, data a cui risale l’ultimo accesso al sito, tanto che nessuno dei fondatori ricordava le credenziali di accesso, ma si rendevano tuttavia disponibili a risalirvi con l’aiuto di un tecnico informatico.

Infine, nell’ottobre 2023, uno dei gestori comunicava al Garante di aver provveduto a rimuovere dal sito web l’articolo oggetto di contestazione.

3. Le argomentazioni del Garante Privacy

Al fine di contemperare il diritto alla riservatezza con la libertà di manifestazione del pensiero, precisa l’Autorità, “la disciplina in materia di protezione dei dati personali prevede specifiche garanzie e cautele nel caso di trattamenti effettuati per finalità giornalistiche, confermando la loro liceità, anche laddove essi si svolgano senza il consenso degli interessati, purché avvengano nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone alle quali si riferiscono i dati trattati (cfr. artt. 136 e ss. e art. 102, comma 2, lett. a), del Codice) e sempreché si svolgano nel rispetto del principio dell’essenzialità dell’informazione riguardo a fatti di interesse pubblico (art. 6 delle “Regole deontologiche relative al trattamento di dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica”, pubblicate in G. U. 4 gennaio 2019, n. 3, doc. web n.  9067692)”.

Quanto al merito, se per un sito è stato possibile conferire con il gestore, con riferimento all’altro l’Autorità non ha invece avuto riscontri, pertanto, nonostante gli accertamenti condotti, non è stato possibile dare seguito al reclamo, rilevandosi, tuttavia, che la questione era pendente presso l’autorità giudiziaria a seguito di denuncia avanzata dal reclamante in relazione ad alcune ipotesi di reato, diverse da profili attinenti la protezione dei dati personali.

Il gestore noto all’Autorità e di cui si è trattato nel precedente paragrafo, aveva comunicato di aver provveduto alla rimozione dell’articolo indicato dal reclamante, nonché di avere provveduto alla definitiva chiusura del sito web. Pertanto, non vi erano i presupposti per l’adozione di provvedimenti in merito da parte dell’Autorità.

Ciononostante, rileva il Garante, il predetto sito non conteneva alcuna indicazione in ordine alle informazioni riguardanti il trattamento di dati posto in essere dall’editore, così come riportate negli artt. 13 e 14 del Regolamento, a partire dagli estremi identificativi del titolare del trattamento ed ai dati di contatto utili al fine dell’esercizio dei diritti da parte degli interessati.

Tale condotta è stata ritenuta idonea a configurare una violazione degli artt. 12, 13 e 14 del Regolamento.

L’Autorità ha comunque tenuto conto del fatto che il titolare del trattamento, non appena raggiunto, si era adeguato alle richieste dell’interessato, e non sussistono precedenti violazioni a suo carico del medesimo ed a carico del sito, che al tempo della pronuncia dell’Autorità era, come visto, già disattivato.

4. La decisione

Ciò che emerge dalla decisione, è che se il gestore non avesse provveduto alla cancellazione degli articoli oggetto del reclamo, sarebbe potuto andare incontro a misure ulteriori. Si può quindi ritenere che l’inattività prolungata di un sito web d’informazione non escluda che sul suo gestore continuino ad incombere il dovere di garantire i diritti degli interessati in tema di tutela della privacy, alla pari dei siti in attività.

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Garante Privacy, Provvedimento n.247/2024