La presidenza dell’Eurocamera predica cautela, il commissario al Commercio non esclude una risposta forte. L’Ungheria si schiera con Donald Trump, la Francia invita Bruxelles a prepararsi a eventuali “ritorsioni“. La minaccia avanzata dal presidente degli Stati Uniti di imporre dazi agli stati dell’Ue mette in luce le divisioni che attraversano l’Unione sulla strategia da adottare e sull’eventuale risposta da dare alla Casa Bianca.
A schierarsi apertamente con il capo della Casa Bianca è Viktor Orban, vera spina conficcata nel fianco dell’Ue anche sul fronte ucraino. “Tutti a Bruxelles vedono arrivare il tornado Trump, ma la maggior parte pensa ancora di poterlo evitare – ha scritto su X il premier ungherese -. Non sarà così. In 14 giorni, Donald Trump ha già messo il mondo sottosopra con alcune misure. La follia gender in America è finita, il finanziamento delle organizzazioni globaliste di Soros è finito, l’immigrazione clandestina è finita e anche il sostegno alla guerra russo-ucraina è finito. In altre parole, è finito tutto ciò che i burocrati di Bruxelles hanno cercato di imporci negli ultimi anni”. “Trump difenderà gli interessi americani, anche contro l’Europa – ha proseguito Orban -. L’Unione Europea ha davanti a sé mesi difficili e i burocrati di Bruxelles avranno vita dura. Dobbiamo trovare un accordo, un patto, per preservare le nostre relazioni economiche con gli Stati Uniti. E un buon accordo può essere fatto da coloro che non solo si conoscono, ma si rispettano reciprocamente. E i burocrati di Bruxelles? Avete fatto il vostro letto, ora sdraiatevi!”.
La posizione delle istituzioni comunitarie è articolata. “Le guerre commerciali non giovano a nessuno e la nostra priorità principale deve essere evitarle, perché una situazione in cui tutti perdono non giova a nessuno – ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola -. Naturalmente, l’Europa è anche preparata a ogni esito e parlerà solo da una posizione di forza”. “Presi singolarmente, siamo piccoli attori, ma insieme siamo una forza con cui fare i conti”, ha proseguito, ricordando che la relazione commerciale da 1.500 miliardi di euro tra Stati Uniti e Ue “è troppo importante. Imporre dazi l’uno all’altro danneggerebbe le aziende e le persone su entrambi i lati dell’Atlantico”.
Più netto Maros Sefcovic: “Siamo pronti a impegnarci e speriamo che si possano evitare dazi che destabilizzerebbero la più importante relazione commerciale e di investimento su questo pianeta”, ha detto il commissario Ue al Commercio a margine del Consiglio informale Competitività a Varsavia. “Se si considerano sia il commercio di beni che quello di servizi, il deficit degli Stati Uniti nei confronti dell’Unione europea è di soli 50 miliardi. Quindi crediamo che attraverso un impegno e una discussione costruttivi possiamo risolvere questo problema – ha spiegato -. Al contempo è però molto chiaro che se saremo colpiti in modo ingiusto o arbitrario, risponderemo con fermezza“. Stessa formula usata da Ursula von der Leyen: “L’Ue è preparata per un dialogo robusto e costruttivo: ci possono essere sfide in futuro e se colpita l’Ue reagirà con fermezza”, aveva detto la presidente della Commissione Ue lunedì, al termine del vertice informale sulla difesa.
Un approccio simile è quello annunciato dalla Francia. “Non dobbiamo entrare in una trattativa facendo delle concessioni, non è l’approccio giusto”, ha detto a Varsavia il ministro dell’Industria Marc Ferracci, auspicando che l’Ue stabilisca “una posizione comune”. “Crediamo nella cooperazione e nel nostro sistema multilaterale, ma non dobbiamo essere ingenui. E dobbiamo prepararci al peggio. Vale a dire ritorsione, se necessario”, ha sottolineato il titolare del Commercio Laurent Saint-Martin. “Dobbiamo agire e non solo reagire come europei alle situazioni geopolitiche e alle minacce che sono poste dall’amministrazione americana in termini di aumento di dazi commerciali”, ha evidenziato Ferracci, chiedendo “ambizione” da parte dell’Europa anche nelle misure che saranno contenute nel Clean industrial deal in fase di elaborazione a Bruxelles. “L’Ue deve proporre un’agenda positiva, ma anche essere pronta al peggio – ha ribadito il ministro del Commercio Laurent Saint-Martin -. Dobbiamo mostrare al mondo che siamo davvero un’Unione europea unita“.
Ecumenica la posizione dell’Italia. “L’Occidente deve unirsi e non dividersi. L’Ue deve instaurare subito un dialogo costruttivo con Washington per realizzare una nuova cooperazione strategica che rafforzi il rapporto” su “energia, difesa, nuove tecnologie e spazio, su cui si realizza la nuova competitività globale”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a Varsavia. “Occorre evitare una guerra commerciale, sarebbe devastante per ciascuno di noi”, ha aggiunto. Antonio Tajani, da par suo, sottolinea il ruolo che Giorgia Meloni potrebbe ritagliarsi nella vicenda- “La guerra dei comunicati non serve, serve il pragmatismo. Io credo che l’Ue insieme sarà più forte e credo che la premier possa favorire il dialogo tra Trump e Von der Leyen che sta dando segnali positivi”, ha detto il ministro degli Esteri e vicepremier.
Al momento però l’unità sembra un miraggio. E in un eventuale scontro con Washington Bruxelles potrebbe non avere l’appoggio di Londra. Secondo il Times, Keir Starmer, premier britannico invitato per la prima volta nel post Brexit a un Consiglio europeo allargato, non ha intenzione di sostenere l’Ue su eventuali ritorsioni commerciali – già minacciate da Emmanuel Macron e Olaf Scholz – in risposta ai dazi evocati da Trump. In pubblico, Starmer ha dichiarato che per l’isola le relazioni con gli Usa e con l’Europa continentale sono entrambe “assolutamente importanti” e che “non è possibile scegliere una di loro” a danno dell’altra; ma in privato – scrive il Times citando fonti governative – il primo ministro laburista ha sottolineato di considerare “vitale” per l’interesse nazionale del suo Paese evitare prioritariamente qualsiasi scontro con l’alleato senior americano. Da sempre il più strategico per Londra.
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