Legambiente ha diffuso oggi, 4 febbraio, i dati sull’inquinamento atmosferico nei capoluoghi di provincia. Nel 2024, Verona è stata tra le città con il maggior numero di superamenti dei limiti giornalieri di Pm10. Il capoluogo scaligero, con 66 sforamenti registrati nella centralina di Borgo Milano è al terzo posto in Italia, dietro a Frosinone e Milano, dove i giorni di superamento sono stati 68.
Una situazione critica, per l’associazione ambientalista, che guarda agli obiettivi europei previsti per il 2030. Obiettivi che, con i dati attuali, non sarebbero raggiunti dal 71% delle città italiane monitorate. «Il 2030 è alle porte, servono scelte coraggiose ora – commentano da Legambiente – È fondamentale investire nella mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico e rendendo le città più vivibili, con spazi pedonali e ciclabili. Ed è urgente anche intervenire su riscaldamento domestico e agricoltura, riducendo l’impatto degli allevamenti intensivi e integrando le politiche su clima, energia e qualità dell’aria».
Per cambiare la mobilità in Italia, Legambiente ha lanciato una campagna itinerante denominata “Città2030”, che fino al 18 marzo farà tappa in 20 città. Un’iniziativa che punta a preparare le città italiane ai nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore nel 2030. Limiti che attualmente non vengono rispettati dalla stragrande maggioranza dei capoluoghi di provincia, come emerge dal rapporto “Mal’Aria di città 2025”, presentato oggi da Legambiente.
L’indagine Mal’Aria ha analizzato nei capoluoghi di provincia i dati relativi alle polveri sottili (Pm10) e al biossido di azoto (No2). Nel 2024, 25 città, su 98 di cui si disponeva del dato, hanno superato i limiti di legge per il Pm10. Le città infatti non potrebbero avere una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi per metro cubo d’aria per più di 35 giorni all’anno. E tra le città con più giorni oltre il limite di legge c’è Verona. Alla centralina di Borgo Milano gli sforamenti sono stati 66 sforamenti e a quella del Giarol Grande sono stati 53. Peggio del capoluogo scaligero, solo Frosinone e Milano, entrambe con 68 giorni oltre i limiti consentiti. E subito dopo Verona c’è Vicenza, con 64 superamenti alla centralina di San Felice, 49 alla centralina Ferrovieri e 45 alla centralina del Quartiere Italia. Segue, poi, Padova, dove la centralina Arcella ha registrato 61 sforamenti e Mandria 52. Mentre a Venezia la centralina di Via Beccaria ha toccato quota 61 ed anche altre quattro centraline hanno superato i limiti: Via Tagliamento con 54 giorni, Parco Bissuola con 42, Rio Novo con 40 e Sacca Fisola con 36.
Un quadro che, secondo Legambiente, rivela come l’inquinamento atmosferico sia un problema diffuso e strutturale, ben più esteso di quanto amministratori locali e cittadini vogliano ammettere.
E se per le medie annuali di Pm10 e No2 nessuna città supera i limiti previsti dalla normativa vigente, lo scenario cambierà con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria, a partire dal 2030. Per il Pm10, sarebbero infatti solo 28 su 98 le città a non superare la soglia di 20 microgrammi per metro cubo d’aria, che è il nuovo limite previsto. Al 2030, 70 città sarebbero dunque fuorilegge. E per il biossido di azoto (No2): oggi, il 45% dei capoluoghi (44 città su 98) non rispetta i valori previsti tra cinque anni.
«Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di Regioni e Governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico».
«I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento – ha aggiunto Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Troppe città sono ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia».
E Chiara Martinelli, presidente di Legambiente Verona, ha commentato: «I dati di Mal’Aria 2025 confermano ancora una volta che la qualità dell’aria a Verona è stagnante, con valori che restano ben lontani dagli obiettivi di riduzione previsti per il 2030. Con una media annuale di Pm10 pari a 33 microgrammi per metro cubo di aria e ben 66 giorni di sforamento del limite giornaliero alla centralina di Borgo Milano, Verona si conferma tra le città più inquinate d’Italia. La riduzione necessaria sulle polveri sottili e sugli No2 richiederebbe una svolta radicale nelle politiche urbane, che purtroppo non vediamo. Nel documento preliminare del Piano di Assetto del Territorio (Pat), presentato nei giorni scorsi, ci sono scelte importanti e condivisibili per la mobilità urbana, come il progetto Città 30, l’estensione delle Ztl, il potenziamento delle linee del filobus e il recupero del sistema metropolitano ferroviario di superficie. Tuttavia, quando si affronta il tema della qualità dell’aria, ci si affida quasi esclusivamente a nature-based solutions e riforestazione, mentre manca un’azione chiara sul principale responsabile dell’inquinamento urbano: il traffico veicolare. Questo è il vero punto critico: da un lato si promuovono misure di mobilità sostenibile, dall’altro si discutono infrastrutture che privilegiano il trasporto privato su gomma. È noto che nuove strade non risolvono il problema del traffico, ma lo incentivano, aumentando l’appetibilità dell’auto privata e rendendo più difficile il necessario spostamento verso un trasporto pubblico più capillare ed efficiente. Queste scelte vanno in netta controtendenza con le politiche di qualità dell’aria che dobbiamo adottare quanto prima, perché il 2030 è dietro l’angolo e i margini di miglioramento si stanno riducendo. Legambiente Verona chiede un cambio di passo deciso: ridurre il traffico privato con misure concrete, potenziare il trasporto pubblico, ampliare le zone pedonali e ciclabili, e adottare strategie urbane che mettano al centro la salute dei cittadini. La lotta allo smog non può essere rinviata e richiede scelte politiche coraggiose, senza contraddizioni».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link