“Subito una commissione d’inchiesta sui magistrati”: il caso Almasri diventa l’assist per l’ultima idea di Enrico Costa. “Se non ora quando?”

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Se non ora, quando?”. Enrico Costa sfrutta il clima avvelenato contro le toghe per rilanciare una sua rumorosa proposta anticipata dal Fatto la scorsa estate: istituire una Commissione d’inchiesta parlamentare sull’intera magistratura. Un’idea che ha già la forma di un atto ufficiale, depositato alla Camera a luglio dal deputato di Forza Italia (ai tempi nelle file di Azione di Carlo Calenda) e ora in rampa di lancio per essere approvato. Come reazione al fascicolo aperto sulla premier Giorgia Meloni, denunciata e indagata a Roma per il caso Almasri, la maggioranza potrebbe infatti rispolverare il testo e calendarizzarlo in Commissione Giustizia già nelle prossime settimane. E Costa, politico abilissimo a trasformare i suoi progetti in realtà – portano la sua firma molte delle norme anti-pm approvate negli ultimi anni – sa che è il momento giusto per battere il ferro: “Se non ora, quando?”, twitta su X postando una foto dell’intestazione dell’atto, intitolato “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’applicazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario e organizzazione della magistratura, di tutela della presunzione di non colpevolezza e di riparazione per l’ingiusta detenzione”. Non si tratta di una proposta di legge ma di un documento parlamentare, perché l’ipotetica Commissione sarebbe monocamerale: comprenderebbe solo deputati (venti) e non anche senatori. Per istituirla, quindi, a differenza di una bicamerale, basterebbe il voto dell’Aula di Montecitorio.

Nella relazione al testo, Costa scrive che “la credibilità della giustizia è, secondo tutte le rilevazioni, ai minimi termini: le cause sono molteplici e non sono mai state affrontate in una chiave organica alla luce dei principi costituzionali. Si rende pertanto necessario svolgere un approfondimento a tutto campo sull’applicazione concreta delle regole sull’ordinamento giudiziario. Ove emergessero distorsioni, è fondamentale che il legislatore intervenga”. La Commissione, in particolare, dovrebbe analizzare la gestione di ogni aspetto delle carriere dei magistrati: “l’assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi, le valutazioni di professionalità, il conferimento di incarichi fuori ruolo, l’attività extragiudiziaria, la responsabilità disciplinare”. In sostanza, quindi, il nuovo organo si sovrapporrebbe in pieno al Consiglio superiore della magistratura, interferendo su un ambito che la Costituzione vieta alla politica in base al principio di separazione dei poteri. Ad esempio, si legge nell’articolato, i deputati dovrebbero “verificare la corretta applicazione della normativa in materia di progressione di carriera, con particolare riferimento all’esito dell’attività svolta nei successivi gradi o fasi del procedimento”: cioè stabilire chi merita di continuare a fare il magistrato in base alle condanne o ai rinvii a giudizio ottenuti. Oppure “verificare la corretta applicazione della normativa in materia di tutela del segreto istruttorio e di tutela della presunzione di non colpevolezza“: cioè punire chi non si adegua alle leggi-bavaglio che vietano ai pm di parlare con la stampa o ai giornalisti di riportare le ordinanze di arresto.

La Commissione poi dovrebbe occuparsi di intercettazioni, in particolare analizzando “i costi, la rilevanza nelle indagini e l’omogeneità del loro impiego in rapporto alle diverse sedi giudiziarie e ai singoli magistrati che le hanno richieste e disposte”: gettando quindi le basi per la stretta sugli ascolti più volte annunciata (ma ancora non realizzata) dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ancora, Costa chiede di realizzare un rapporto “sui casi di assoluzione di persone che siano state destinatarie di provvedimenti di custodia cautelare in carcere o gli arresti domiciliari” e di “verificare la corretta applicazione della normativa in materia di banche dati delle Procure della Repubblica, delle Forze di polizia e delle altre amministrazioni detentrici di dati sensibili”. Per fare tutto questo, trattandosi di una Commissione d’inchiesta, i politici potranno “acquisire copie di atti e documenti relativi a procedimenti e inchieste in corso, anche se coperti da segreto“: un’arma formidabile per controllare a norma di legge indagini più sensibili delle Procure. Anche se Costa ovviamente nega: “Non è un’invasione di campo, ma un modo per capire se le regole attuali sono adeguate. Quello che è sotto gli occhi di tutti è una perdita di fiducia del cittadino nei confronti della giustizia ed è nostro dovere approfondire e rimediare”, dice all’Ansa. “La proposta è aperta ad integrazioni e modifiche per calibrarla nel modo migliore possibile”, afferma. Il nuovo assalto alla giustizia è iniziato.



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