L’Ue di fronte all’altra guerra, quella commerciale di Trump

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Buongiorno! Sono David Carretta e con Christian Spillmann vi proponiamo il Mattinale Europeo, uno strumento per offrire analisi, contesto e prospettiva a chi è interessato all’Ue.

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L’Ue di fronte all’altra guerra, quella commerciale di Trump

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Domenica notte, poco prima che i leader europei si riunissero a Bruxelles per un ritiro informale dedicato alla difesa, Donald Trump ha messo fine alle illusioni su cui si erano cullati per una decina di giorni dopo la sua inaugurazione. La guerra commerciale che il presidente americano ha lanciato contro gli alleati Canada e Messico non risparmierà l’Ue. I dazi contro gli europei “ci saranno sicuramente”, ha detto il presidente americano, accusando l’Europa di commettere “atrocità” contro gli Stati Uniti. Riuniti al Palais d’Egmont per discutere di capacità militari e finanziamenti per la difesa di fronte alla minaccia posta dalla Russia, i capi di Stato e di governo hanno dovuto iniziare ad affrontare l’altra guerra che potrebbe fare molto male all’Europa e alle sue economie: la guerra commerciale condotta da Trump.

Le relazioni transatlantiche sono state il primo punto discusso dai leader nel ritiro informale convocato dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, per parlare della difesa. Malgrado le prime salve di Trump contro Canada e Messico – dazi del 25 per cento su tutte le importazioni – la linea non cambia. L’Ue spera che il presidente americano rimanga un alleato e voglia agire in modo razionale. “I leader hanno evidenziato il valore della partnership dell’Ue con gli Stati Uniti, che ha radici profonde ed è destinata a durare nel tempo”, ha spiegato una fonte a conoscenza delle discussioni al Palais d’Egmont: “C’è un forte consenso sul fatto che i dazi tra Stati Uniti e Ue sarebbero dannosi per entrambe le parti”. Gli europei vogliono dare l’impressione di essere uniti, calmi e aperti al dialogo con l’Amministrazione Trump, ma pronti a rispondere in modo fermo se necessario. I leader hanno concordato che “quando emergono problemi, soluzioni devono essere trovate”, ha detto la fonte.

In realtà, i toni dei capi di Stato e di governo dell’Ue sono molto diversi quando parlano dei dazi di Trump. “Se sarà attaccata l’Europa dovrà farsi rispettare e reagire”, ha detto il presidente francese, Emmanuel Macron, con toni di sfida. Un conflitto commerciale “sarebbe negativo sia per gli Stati Uniti che per l’Europa”, ma l’Ue può “reagire alle politiche di dazi con politiche di dazi”, ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, più prudente di Macron. “Sarebbe un paradosso crudele se durante il periodo della minaccia russa e dell’espansione cinese e di cose molto pericolose, cercassimo di trovare un motivo per entrare in conflitto tra alleati. Penso che dobbiamo fare tutto il possibile per evitare stupide e totalmente inutili guerre tariffarie o commerciali”, ha spiegato il premier polacco, Donald Tusk.

Un gruppo di Stati membri è ancora convinto di poter offrire a Trump un “deal” sufficientemente allettante da convincerlo a rinunciare ai dazi. “Dobbiamo negoziare con Trump”, non “iniziare una guerra”, ha avvertito il premier finlandese, Petteri Orpo. In modo molto candido il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, ha riconosciuto che l’Ue ha “bisogno degli Stati Uniti al nostro fianco, perché non riesco a immaginare come si possa costruire la deterrenza e scoraggiare l’aggressione russa, anche in Europa, senza il nostro stretto alleato e partner all’interno della Nato”. Secondo Nauseda, l’Ue deve “proporre qualcosa che possa essere interessante e attraente per gli Stati Uniti, come accordi di libero scambio nell’industria automobilistica” o “un acquisto maggiore di gas naturale liquefatto”.

Offrire a Trump un “deal” era anche il piano iniziale della Commissione. Oltre al Gnl, diversi diplomatici hanno evocato la possibilità di comprare più armi agli Stati Uniti e garantire una sorta di immunità ai giganti del digitale americani. Ma Ursula von der Leyen non è ancora riuscita a fissare un appuntamento con il nuovo presidente americano. I due si erano parlati poco dopo l’elezione di Trump. Da allora i contatti bilaterali tra le rispettive squadre sono in corso. Al presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, sarebbe stato chiesto di fare da intermediario per un tete-a-tete von der Leyen-Trump. Anche le richieste del presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, sono state ignorate. Dall’amministrazione Trump non è arrivata nessuna data. “Evidentemente noi dell’Ue non siamo la loro priorità”, ci ha detto un funzionario.

L’Alto rappresentante, Kaja Kallas, ha iniziato a sviluppare una narrazione legata ai presunti interessi degli Stati Uniti di fronte alla sfida cinese. “Se gli Stati Uniti iniziano la guerra commerciale l’unica a ridere sarà la Cina”, ha detto Kallas. “Problemi e differenze di punti di vista possono esserci anche tra amici. Quando succede, dobbiamo affrontarli, parlare e trovare soluzioni, ovviamente difendendo i nostri valori, rispettando i nostri principi e senza compromettere i nostri interessi”, ha detto Antonio Costa. Ma approcciare Trump con argomenti razionali rischia di rivelarsi inutile.

Mark Rutte, l’ex premier olandese scelto come segretario generale della Nato per la sua capacità di parlare con il presidente americano, ormai usa apertamente la tattica dell’adulazione. Interrogato sulle minacce contro la Groenlandia, territorio sotto sovranità della Danimarca (membro dell’Ue e della Nato), Rutte ieri non ha mai richiamato i principi della sovranità e dell’integrità territoriale. “E’ assolutamente chiaro che Trump ha ragione quando si tratta dell’estremo Nord, che dobbiamo fare di più lì collettivamente. Non si tratta solo della Groenlandia, ma anche di Islanda, Norvegia, Finlandia, Svezia, Canada e persino degli stessi Stati Uniti”, ha detto Rutte.

Su Trump l’Ue è in “uno stato di negazione”, ci ha detto un diplomatico. Gli europei sono incapaci di ammettere la realtà. “Con lui tutto è possibile. Bisogna prepararsi al peggio e smettere di sperare nel meglio”, ha aggiunto il diplomatico. Il leader europeo che più di tutti gli altri è costretto a prendere le misure di Trump è la premier danese, Mette Frederiksen. Inizialmente aveva chiesto all’Ue di non reagire alle provocazioni sulla Groenlandia. Dopo una telefonata infuocata con Trump, Frederiksen ha intrapreso un tour d’urgenza delle capitali per assicurasi della solidarietà e dell’unità dell’Ue.

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La premier danese ieri non solo ha ribadito che la Groenlandia non è in vendita, ma si è detta pronta a entrare in un rapporto di forza con Trump sui dazi. “Purtroppo dovremo rispondere con fermezza. Dico purtroppo perché avrà conseguenze per le persone comuni, sia in Europa che negli Stati Uniti e in Canada. Io non sono a favore delle guerre commerciali, credo nel libero commercio libero perché crea valore e prosperità. Ma se ci sarà una forte pressione da parte degli Stati Uniti sul mercato europeo, non avremo altra scelta che rispondere con altrettanta fermezza”, ha detto Frederiksen. Gli altri leader europei saranno pronti a seguirla? Sui dazi di Trump “siamo pronti”, ma è necessario anche “essere molto pragmatici”, ha assicurato Ursula von der Leyen.

La frase

“Eravamo le pecore nere dell’Occidente. Ora si scopre che siamo il futuro”.

Il primo ministro ungherese, Viktor Orban, in un’intervista alla Neue Zürcher Zeitung.

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Ritiro

E’ arrivato il momento delle decisioni per l’Ue sulla difesa – “Abbiamo avuto una discussione aperta, franca e libera sulla difesa. Abbiamo scambiato idee e proposte. Ora è arrivato il momento delle decisioni”. Così il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha sintetizzato i risultati del ritiro informale organizzato ieri a Bruxelles per i leader dell’Ue al fine di individuare le esigenze più urgenti in termini di capacità militari e i mezzi per finanziarle. “Dobbiamo fare di più, fare meglio, fare più velocemente e fare insieme”, ha sintetizzato Costa. “È urgente”, ha insistito. Una serie di richieste è stata presentata alla Commissione europea e all’Alto rappresentante. Drovare riscontro nel Libro Bianco sulla Difesa promesso agli Stati membri a marzo. “Ci aspettiamo proposte su misure per fornire spazio fiscale ai bilanci nazionali, progetti comuni e modalità di finanziamento comuni, nonché incentivi per mobilitare finanziamenti privati”, ha insistito Costa. Il presidente del Consiglio ha aggiunto che “devono essere prese in considerazione opzioni comuni” per il finanziamento. Sono stati citati diversi settori: difesa aerea, missili, mobilità militare e spazio. L’ambizione dell’Ue è quella di dotarsi di uno scudo antimissile. Il presidente del Consiglio europeo vuole essere in grado di concludere il vertice di giugno con decisioni sulla difesa europea. “Puoi contare su di noi”, ha assicurato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. “Di fronte a tempi eccezionali, sono necessarie misure eccezionali”, ha riconosciuto von der Leyen.

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Von der Leyen promette flessibilità sul Patto di stabilità (ma niente debito comune) – L’Europa ha bisogno di un “surge” nella difesa, ha detto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: un rafforzamento vertiginoso. “La nostra spesa per la difesa deve crescere” e c’è “grande urgenza”, ha detto von der Leyen. Come? Diversi leader hanno chiesto uno strumento di debito comune. Ma la presidente della Commissione non è pronta a impegnarsi in questa direzione. “Sono pronta a esplorare e usare tutta la serie di flessibilità che abbiamo nel nuovo Patto di stabilità e crescita per permettere un aumento significativo nella spesa per la difesa”, ha detto von der Leyen. Ma si tratta di spesa nazionale, a carico dei bilanci degli Stati membri, alcuni dei quali rischiano di diventare insostenibili. Von der Leyen lavorerà anche con la Bei per aumentare la flessibilità dei suoi prestiti e con il settore bancario per più investimenti privati nell’industria della difesa.

Post Brexit

Starmer offre relazioni più strette con l’Ue – Il primo ministro britannico, Sir Keir Starmer, ieri ha chiesto ai leader dell’Ue una relazione più stretta sulla sicurezza, il commercio, l’energia e l’economia, nel primo incontro con i capi di stato e di governo dei ventisette dopo la Brexit. “Partecipare al Consiglio dell’Ue questa sera è molto importante per il Regno Unito. E’ sulla difesa e la sicurezza che è centrale e vitale per gli interessi del Regno Unito. Ovviamente c’è la più ampia questione del ‘reset’ tra Ue e Regno Unito. Vogliamo fare progressi”, ha detto Starmer. Il premier britannico ha escluso di rientrare nell’Ue. Ma “possiamo avere relazioni migliori e più strette in materia di commercio e sicurezza”, ha detto Starmer. L’Ue vuole un reset a “pacchetto”: un nuovo accordo per facilitare il commercio tra le due sponde della Manica dovrebbe includere anche questioni come la mobilità dei giovani o la pesca. Un altro potenziale contenzioso è la relazione con Donald Trump. Starmer ha detto che non ha intenzione di “scegliere” tra la relazione con gli Stati Uniti e quella con l’Ue. L’incontro al Palais d’Egmont ha anche valore simbolico. E’ lì che il premier conservatore Edward Heath firmò il trattato per l’ingresso del Regno Unito nella Comunità economica europea nel 1972.

Costa vuole andare oltre il “reset” con il Regno Unito – Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha detto di voler andare oltre il “reset” con il Regno Unito per realizzare una relazione il più stretta possibile dopo la Brexit. Costa ha rivelato che l’idea di invitare Keri Starmer al ritiro informale è stata del premier polacco, Donald Tusk. “E’ stata davvero una grande idea”, ha spiegato il presidente del Consiglio europeo. Starmer ha “contribuito alla nostra riflessione e ha detto che Regno e Ue sono partner affidabili e prevedibili”. Un summit sarà organizzato il 19 maggio nel Regno Unito. Per Costa, è necessario “dialogare con il Regno Unito non solo sul reset ma sulla relazione più stretta che saremo in grado di costruire insieme”.

Starmer alla Nato, soprattutto non turbare Trump – Il primo ministro britannico, Keir Starmer, e il segretario generale della Nato, Mark Rutte, si sono incontrati ieri al quartier generale della Nato. Durante il briefing stampa congiunto, i due leader hanno fatto a gara nell’arte di schivare le domande scomode, cercando di non offendere il presidente americano. E’ stato impossibile sapere quale fosse la posizione di Sir Keir Starmer sull’annuncio di dazi doganali americani contro il Regno Unito, sulla volontà dell’alleato americano di annettere parte del territorio dell’alleato danese e sulla guerra commerciale scatenata da Donald Trump tra Stati Uniti e Canada. Il britannico per tre volte non ha risposto. Per contro ha elogiato l’importanza del commercio e dei legami tra Regno Unito e Stati Uniti e ha promesso che il suo governo lavorerà a stretto contatto con l’amministrazione Trump. Per parte sua, Mark Rutte ha sottolineato l’importanza delle vendite militari statunitensi all’Europa. “Quando si parla di commercio, è interessante vedere che il surplus commerciale netto degli Stati Uniti in Europa per la difesa è di 180 miliardi di dollari dal 2022. Vendono più all’Europa di quanto noi vendiamo loro”, ha dichiarato.

Geopolitica

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Rutte e la Groenlandia, nessun problema – “Ciò che ritengo molto utile è che il presidente Trump ci abbia messo in guardia sul fatto che, quando si tratta del Grande Nord, c’è una questione geopolitica e strategica in gioco”, ha detto il segretario generale della Nato, Mark Rutte, quando gli è stato chiesto della minaccia di Donald Trump di sequestrare il territorio di un altro alleato della Nato. Mark Rutte ha minimizzato le tensioni. “Ci sono sempre problemi tra gli alleati. Non è mai tutto pacifico e felice. Ci sono sempre problemi, a volte più grandi, a volte più piccoli”, ha detto Rutte. “Ma sono assolutamente convinto che questo non ostacolerà la nostra determinazione collettiva a mantenere la nostra forte deterrenza”, ha aggiunto il segretario generale della Nato.

Costa e Tusk difendono la Danimarca – Durante la conferenza stampa al termine del ritiro informale, Antonio Costa e Donald Tusk si sono esposti più di altri nel sostenere la Danimarca di fronte alle minacce di Donald Trump sulla Groenlandia. “Preservare l’integrità territoriale del Regno di Danimarca, la sua sovranità e l’inviolabilità delle sue frontiere è essenziale per tutti gli Stati membri. L’Ue sostiene pienamente il Regno di Danimarca”, ha detto il presidente del Consiglio europeo. “E’ importante che le nostre parole di solidarietà con la Danimarca non siano solo slogan, ma un impegno cosciente a far fronte a potenziali sfide”, ha aggiunto il premier polacco.

Kallas fissa l’Ucraina come massima priorità geopolitica – “L’Ucraina deve essere la nostra massima priorità”, ha detto ieri l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, nel suo primo discorso davanti alla conferenza degli ambasciatori dell’Ue, illustrando le sue priorità per i prossimi cinque anni. L’ex premier estone non ha fatto mistero che la sua visione della politica estera dell’Ue è plasmata dalla minaccia della Russia. “Putin vuole tutta l’Ucraina, e non deve averla”, ha detto. Putin “non è preoccupato per la Nato”, ma “dall’espansione della democrazia e dei valori che l’Ue rappresenta”.
Secondo Kallas, “la Russia è una minaccia esistenziale per tutti noi” e l’Ue deve “spingere il Cremlino a cambiare i suoi obiettivi. L’unica lingua che parla è la forza. Ecco perché accolgo con favore l’impegno degli Stati Uniti per la pace attraverso la forza”. L’Alto rappresentante ha spiegato che “l’Ue ha la forza e i mezzi per spendere e produrre più della Russia. Ciò di cui abbiamo bisogno è la volontà politica”. Per Kallas, è ora di smettere di dire “cosa non possiamo fare” per diventare “gli architetti di soluzioni creative”.

Kallas chiede di comprendere gli Stati Uniti di Trump – “L’Ue ha molti partner in tutto il mondo, ma nessuno è importante quanto gli Stati Uniti”, ha detto ieri Kallas dando mandato agli ambasciatori di “comprendere” l’Amministrazione Trump. “Ad alcuni di noi potrebbe non piacere tutto ciò che le nostre controparti dicono o fanno lì, ma questa è la democrazia, dobbiamo farci i conti”, ha detto l’Alto rappresentante: “Abbiamo bisogno dell’America e l’America ha bisogno di noi”. Secondo Kallas, “proprio come vogliamo che gli Stati Uniti aiutino a fermare l’aggressione russa in Europa, dobbiamo comprendere gli interessi fondamentali dell’America”. Agli occhi dell’Alto rappresentante l’interesse fondamentale americano è Pechino. “La Cina è un concorrente strategico. E’ sempre più assertiva, presenta a livello globale e competitiva”, Anche se “molti paesi europei hanno interessi considerevoli in Cina o nel commercio con la Cina”, non vanno ripetuti “gli stessi errori che abbiamo fatto con la Russia. Le dipendenze ci rendono vulnerabili”, ha avvertito Kallas.

La Commissione si impossessa di Mediterraneo, Nord Africa e Medio Oriente – Kaja Kallas in Medio Oriente per il momento vede “notizie positive” con la caduta del regime Assad in Siria, la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco tra Israele e Hamas e la nuova leadership in Libano. “Si possono fare progressi. E l’Ue può avere un ruolo. Se non siamo lì, seduti al tavolo, a porre le domande giuste, a promuovere l’inclusività e a sostenere i valori democratici, allora chi lo sarà?”, ha chiesto l’Alto rappresentante. La risposta è la Commissione di Ursula von der Leyen, che dal primo gennaio ha creato una nuova direzione generale per il Medio Oriente, il Nord Africa e gli Stati del Golfo (DG MENA). Sotto la responsabilità politica della commissaria croata Dubravka Šuica, DG MENA sarà guidata dall’italiano Stefano Sannino e sarà “il punto di accesso della Commissione per tutti i paesi della regione”.

Sindacati e Ong chiedono alla Commissione un embargo sui prodotti dei territori occupati palestinesi – Un gruppo di 160 organizzazioni sindacali e non governative hanno scritto alla presidente della Commissione per chiedere di vietare il commercio con gli insediamenti israeliani nei territori occupati palestinesi. L’iniziativa è stata presa a seguito del cessate il fuoco, le discussioni sul “giorno dopo” la guerra a Gaza e l’escalation in corso in Cisgiordania. “L’illegalità degli insediamenti e la natura molto grave degli abusi contro i palestinesi, tra cui la segregazione razziale e l’apartheid, sono stati autorevolmente confermati dalla Corte internazionale di giustizia”, ha spiegato Claudio Francavilla di Human Rights Watch. “La Corte ha affermato esplicitamente che gli Stati hanno l’obbligo di prevenire e astenersi da relazioni commerciali o di investimento ‘che aiutino a mantenere la situazione illegale creata da Israele nei Territori palestinesi occupati’. Secondo i firmatari della lettera a von der Leyen, le attuali politiche dell’Ue violano questi obblighi.

Mercato interno

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13 Stati membri dubitano della volontà della Commissione di attuare le regole del mercato interno – La Commissione di Ursula von der Leyen dice di voler puntare sul mercato interno per rilanciare la competitività dell’Ue. Ma un documento firmato da 13 paesi mette in discussione la volontà reale della Commissione di mettere in pratica le regole attraverso il principale strumento a sua disposizione: le procedure di infrazione contro gli Stati membri che introducono ostacoli normativi aggiuntivi. “Attualmente, le imprese e i cittadini riscontrano problemi con interpretazioni e applicazioni divergenti delle norme del Mercato unico”, dice il documento firmato da Repubblica ceca, Germania, Estonia, Finlandia, Croazia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Portogallo, Svezia, Slovenia e Slovacchia. “La Commissione sembra tirarsi indietro dall’intraprendere azioni di applicazione”, con il rischio di “minare la credibilità del Mercato unico e l’efficacia delle libertà fondamentali nella pratica. Sfortunatamente, l’azione più potente, la procedura di infrazione, non è stata utilizzata appieno negli ultimi anni (…) creando una cultura in cui le norme comuni possono essere facilmente aggirate senza il rischio di sanzioni”, denunciano i 13 paesi. Il documento sarà discusso dai ministri della competitività in una riunione informale a Varsavia.

Accade oggi

  • Servizio europeo di azione esterna: Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Roberta Metsola intervengono alla Conferenza degli ambasciatori dell’Ue

  • Presidenza polacca dell’Ue: incontro informale dei ministri della Competitività a Varsavia

  • Presidenza polacca dell’Ue: incontro informale dei ministri del Commercio a Varsavia

  • Consiglio europeo: il presidente Costa incontra Ursula von der Leyen e il direttore generale dell’Ilo, Gilbert Houngbo

  • Commissione: i commissari Kallas, Virkkunen, Sikela e Brunner incontrano l’Alto commissario per i Rifugiati, Filippo Grandi

  • Commissione la commissaria Kos a Chisinau incontra la presidente della Moldova, Maia Sandu

  • Corte di giustizia dell’Ue: udienza sulla responsabilità di Frontex nei respingimenti di migranti

  • Corte di giustizia dell’Ue: sentenza su ricorso di un richiedente asilo eritreo contro il Governo olandese per la richiesto di rimborsare 10 mila euro per non aver seguito dei corsi d’integrazione

  • Eurostat: dati sui permessi di costruzione a ottobre; fatturato industriale a novembre; spesa preventiva per la sanità nel 2022

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