Si scrive “bussola per la competitività”, si legge “deregolamentazione”

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La Commissione europea ha presentato la “bussola per la competitività”. È la prima grande iniziativa del secondo nuovo mandato di Ursula von der Leyen, per orientare i prossimi lavori in fatto di innovazione, decarbonizzazione e sicurezza. «La bussola – scrive la Commissione in un comunicato stampa – traccia il percorso che farà dell’Europa il luogo in cui le tecnologie, i servizi e i prodotti puliti futuri sono inventati, fabbricati e commercializzati e, al contempo, il primo continente a impatto climatico zero». 

Tutto bene, dunque? Secondo Corporate Europe Observatory (Ceo), per niente. Anzi, la bussola per la competitività confermerebbe le preoccupazioni diffuse sul fatto che la Commissione stia dando il via a una vasta agenda di deregolamentazione, a scapito della protezione sociale e ambientale. Insomma, la competitività delle aziende diventerebbe l’obiettivo principe. E la deregolamentazione il metodo chiave per raggiungerlo. 

Sulla bussola per la competitività, la lunga mano delle lobby

Rispetto alle linee guida condivise a luglio da Ursula von der Leyen, con il documento dedicato alla bussola per la competitività il quadro legislativo si è fatto più fosco. Oltre ad alleggerire visibilmente un corpus normativo che è frutto di anni di negoziati e compromessi, la nuova strategia concederebbe ampi e nuovi poteri ai gruppi che portano avanti gli interessi delle imprese. «Questo potrebbe permettere alle lobby di bloccare o indebolire la legislazione proposta sin dalle fasi iniziali e persino di annullare le leggi esistenti», si legge.

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Per aiutare i cittadini europei a tenere traccia dei nuovi sviluppi nell’agenda di deregolamentazione, Corporate Europe Observatory ha lanciato il Deregulation watch. La sua prima pubblicazione si intitola 17 Steps to deregulation ed è un’analisi aggiornata sulle iniziative che rischiano di essere compromesse. Gli “step” più preoccupanti, evidenzia l’organizzazione, sono quelli che riguardano le protezioni sociali e ambientali, considerate troppo gravose per le imprese

Il Deregulation watch, in breve

Il Deregulation watch è diviso in tre categorie e per ciascuna evidenzia quali sono i rischi maggiori. La prima è quella degli ostacoli sistemici per la regolamentazione. Una cosiddetta “legge omnibus” intende riunire e sistematizzare varie normative, per eliminare ridondanze e sovrapposizioni. Il timore è che a farne le spese siano le misure per la sostenibilità ambientale e sociale. Non a caso, la Commissione ha già previsto di ridurre gli obblighi di reporting di sostenibilità: si parla di una sforbiciata del del 25% per le grandi imprese e del 35% per le piccole e medie imprese (Pmi). Per le nuove proposte di legge, entrerà in gioco un “filtro” per capire a monte se possano nuocere alla competitività delle Pmi.  

La seconda categoria è quella delle vie di fuga che permetteranno ad alcune aziende di evitare la regolamentazione. La Commissione europea, infatti, sta pensando a un “passaporto delle Pmi” per ridurre il carico amministrativo e i costi a loro carico. In più, anche le imprese “midcap” (250-300 dipendenti) verrebbero esentate da obblighi ritenuti dannosi per la loro competitività. Insomma, il sistema regolatorio sarebbe strutturato su tre livelli: normative standard per le grandi aziende, meno rigorose per le midcap, ancora più leggere per le Pmi.

La terza area del Deregulation watch riguarda il confronto tra le norme europee e quelle nazionali. La bussola per la competitività prevede di stilare una lista di norme interne agli Stati membri che risultano troppo ambiziose. Se vanno oltre la regolamentazione europea, vanno eliminate. Potrebbero fare questa fine, per esempio, le misure della Francia che limitano i voli domestici o riducono la capacità degli aeroporti.

Una lettera aperta contro la Commissione europea

«Questo programma di deregolamentazione è un sogno aziendale che diventa realtà», ha dichiarato Olivier Hoedeman, coordinatore della ricerca e della campagna del Corporate Europe Observatory. «Abbracciando la discutibile tesi delle lobby sulla sovraregolamentazione, l’Unione europea rischia di perdere la sua bussola morale e normativa, dando ai gruppi di pressione dell’industria nuovi poteri di vasta portata per erodere le tutele sociali e ambientali che li ostacolano».

Intanto, diverse organizzazioni della società civile si sono già espresse in modo forte e chiaro contro questo piano per sacrificare le regole in nome della competitività. In una lettera aperta 270 sigle, tra cui sindacati, gruppi di consumatori e ong ambientaliste, hanno esortato von der Leyen a garantire che le novità in fatto di semplificazione non abbassino gli standard odierni né siano da ostacolo alla transizione socio-ecologica. A sei settimane dall’invio della lettera, però, non è pervenuta ancora risposta.

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