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Direttiva “case green” in Gazzetta: tutte le novità #adessonews

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Inizia l’era “case green”: obblighi, scadenze, costi. Dal 2025 stop agli incentivi per le caldaie a gas, nel 2026 il piano di ristrutturazione

La nuova direttiva europea “case green” (EPBD – Energy Performance of Building Directive) è ufficialmente una legge dell’Unione europea.

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La direttiva (UE) 2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia è stata pubblicata l’8 maggio 2024 sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.

La direttiva europea “case green”, che fa parte del pacchetto di riforme Fit for 55, mira a ridurre progressivamente le emissioni di CO2 del parco immobiliare europeo e raggiungere l’obiettivo della totale decarbonizzazione entro il 2050 attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio europeo e il miglioramento dell’efficienza energetica.

Il testo è entrato in vigore martedì 28 maggio 2024, ovvero venti giorni dopo la sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; i singoli Stati membri avranno due anni per recepirne i contenuti. Alcune misure, però, dovranno essere adottate già nei prossimi mesi.

In questo articolo, trovi un resoconto dettagliato della direttiva, un’infografica delle scadenze e a margine i testi ufficiali in PDF e un’agile sezione di FAQ che sintetizza le novità del provvedimento.

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aggiornamento

Case green, richiamo UE all’Italia: accelerare sulla ristrutturazione degli edifici

Arriva dal report annuale sullo stato dell’Unione dell’energia, pubblicato l’11 settembre 2024, l’ennesimo richiamo all’Italia sul tema della transizione energetica e delle politiche pubbliche per la riqualificazione del nostro patrimonio immobiliare

Nel 2023 il 4,1% degli italiani ha avuto difficoltà a pagare le bollette e il 9,5% non poteva mantenere la casa calda durante l’inverno. Nel 2021 questi dati erano rispettivamente del 6,5% e dell’8,1 per cento.

Per questo motivo – spiega il rapporto – il nostro paese deve “aumentare il tasso e l’intensità della ristrutturazione degli edifici, in particolare quelli con le prestazioni peggiori” andando nella direzione già più volte indicata dalla direttiva Case green.

Al netto degli effetti positivi del Superbonus, secondo il rapporto una quota rilevante dei consumi finali di energia è da attribuire proprio al settore residenziale: si tratta di 29,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Un dato in riduzione del 5% tra il 2021 e il 2022 che va ridotto ulteriormente per rendere più sostenibile il nostro sistema (la media dell’Unione Europea ha registrato una riduzione quasi del 19,6%.).

Su questi consumi incidono per l’80% il riscaldamento e il raffrescamento delle case. Le rinnovabili coprono solo circa il 21% di questi consumi.

Le pompe di calore sono la tecnologia sulla quale la direttiva Case green punta per attuare la transizione energetica e l’elettrificazione del nostro patrimonio immobiliare.

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Secondo i dati della Commissione, nel 2023 sono state vendute circa 378mila pompe di calore; un dato in calo del 26% in confronto all’anno precedente. Al 2023 il patrimonio di pompe di calore installate è di circa 4,1 milioni di apparecchi.

Direttiva “case green”: le scadenze

Prima di addentrarci nel merito, ti proponiamo un’agile infografica con le principali date spartiacque previste dalla direttiva europea EPBD con tutte le tappe e il calendario degli obblighi e degli adempimenti. Puoi anche stamparla in PDF.

 

Cosa sono le “case green”?

Iniziamo da un concetto base: cosa si intende “per case green”?

Possiamo definire “case green” gli edifici:

  • a emissioni zero o quasi zero con una domanda molto bassa di energia, zero emissioni in loco di carbonio da combustibili fossili e un quantitativo pari a zero, o molto basso, di emissioni operative di gas a effetto serra;
  • il cui consumo totale annuo di energia primaria sia coperto da energia da fonti rinnovabili generata in loco o nelle vicinanze, fornita da una comunità di energia rinnovabile, proveniente da un sistema efficiente di teleriscaldamento e teleraffrescamento o da energia da fonti prive di carbonio;
  • progettati in modo da ottimizzare il loro potenziale di produzione di energia solare sulla base dell’irraggiamento solare del sito, consentendo l’installazione successiva di tecnologie solari efficienti sotto il profilo dei costi.

La direttiva “case green” definisce “a emissioni zero” un edificio ad altissima prestazione energetica con un fabbisogno di energia pari a zero o molto basso, che produce zero emissioni in loco di carbonio da combustibili fossili e un quantitativo pari a zero, o molto basso, di emissioni operative di gas a effetto serra.

Un edificio “a energia quasi zero” è un edificio ad altissima prestazione energetica, nel quale il fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o l’energia da fonti rinnovabili prodotta nelle vicinanze.

Gli obiettivi della direttiva “case green”

La direttiva EPBD rappresenta una svolta significativa per le politiche energetiche comunitarie e statali. L’obiettivo della direttiva è stimolare la riqualificazione energetica di edifici privati e pubblici in tutta Europa, al fine di ridurre i consumi energetici e le emissioni di CO2 del parco immobiliare dei 27 Stati membri.

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Nei diversi negoziati tra il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento Europeo e la Commissione Europea, la direttiva case green ha subito una serie di modifiche che contemplano obiettivi intermedi meno stringenti, termini più estesi e un quadro normativo meno restrittivo rispetto alla versione precedentemente approvata dal Parlamento Europeo a marzo.

Il compromesso sui target della direttiva EPBD prevede la possibilità per i Paesi membri di richiedere deroghe sugli edifici alla Commissione europea.

Gli obiettivi medi saranno definiti in base al patrimonio edilizio, al sistema nazionale di classificazione energetica e alle strategie di ristrutturazione adottate da ciascun Paese.

Per il perseguimento di questi obiettivi, la direttiva europea definisce:

Allo stato di fatto il 35% degli edifici dell’UE hanno più di 50 anni e quasi il 75% del parco immobiliare è inefficiente dal punto di vista energetico. Il tasso medio annuo di rinnovamento energetico è solo dell’1% circa, un range estremamente basso.

Leggi gli approfondimento

I macro-obiettivi e i piani nazionali di ristrutturazione

Le politiche energetiche degli stati membri dovranno perseguire l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Già dal 1° gennaio 2030 tutti i nuovi edifici dovranno garantire emissioni zero in loco.

Ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale di ristrutturazione che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali e non; ogni paese potrà stabilire autonomamente su quali edifici concentrarsi.

Complessivamente, il 55% della riduzione dei consumi energetici deve essere ottenuto tramite la ristrutturazione degli edifici con le prestazioni inferiori.

Entro il 2030, le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili non residenziali e, entro il 2033, il 26% degli edifici di classe energetica più bassa.

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Secondo le definizioni della direttiva, il 43% degli immobili meno efficienti dovrà essere riqualificato dal punto di vista energetico.

In Italia, secondo i dati Istat, vi sono circa 12 milioni di edifici residenziali. Pertanto, sarà prioritario intervenire sui circa 5 milioni di edifici con le prestazioni più scadenti, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari.

Leggi l’approfondimento “Il piano nazionale di ristrutturazione secondo la direttiva “case green

Dal 1° gennaio 2030 tutti i nuovi edifici a zero emissioni (ZEmB – zero emission buildings)

Dovranno essere a emissioni zero:

  • dal 2028 tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione;
  • dal 2030 anche le nuove costruzioni residenziali private.

Leggi l’approfondimento “Come progettare nuovi edifici con la direttiva “case green

 

credit Infografica ©Unione Europea 2024

Edifici residenziali e traiettoria nazionale

La direttiva “case green” richiede ad ogni Stato membro dell’Unione Europea di impegnarsi nell’implementazione di un nuovo piano di riqualificazione degli edifici, adottando misure mirate a garantire una riduzione dell’energia primaria media utilizzata dagli edifici residenziali.

Più nello specifico, entro il 29 maggio 2026, ciascuno Stato membro:

  • stabilisce una traiettoria nazionale per la ristrutturazione progressiva del parco immobiliare residenziale, espressa come un calo del consumo medio di energia primaria in kWh/(m² a) dell’intero parco immobiliare residenziale durante il periodo 2020-2050
  • individua il numero di edifici residenziali e unità immobiliari residenziali o la superficie coperta da ristrutturare ogni anno, compreso il numero o la superficie coperta del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori e delle unità immobiliari residenziali.

Gli Stati membri provvedono affinché il consumo medio di energia primaria in kWh/ (m² a) dell’intero parco immobiliare residenziale:

  • diminuisca di almeno del 16% entro il 2030;
  • diminuisca di almeno il 20-22% entro il 2035.

Entro il 2040 e successivamente ogni 5 anni, il consumo medio di energia primaria dovrà essere equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale (derivato da un progressivo calo del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050 in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero).

Come anticipato prima, gli Stati membri provvedono affinché almeno il 55% del calo del consumo medio di energia primaria sia conseguito mediante la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori.

credit Infografica ©Unione Europea 2024

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Edifici non residenziali

Gli Stati membri stabiliscono norme minime di prestazione energetica per gli edifici non residenziali che garantiscono che tali edifici non superino la soglia massima di prestazione energetica basata sul consumo di energia primaria o finale (espressa in kWh/ m² anno).

Le soglie massime di prestazione energetica vanno stabilite partendo dalla situazione immobiliare (parco immobiliare) non residenziale esistente al 1°gennaio 2020, utilizzando le informazioni disponibili e, se necessario, campionamenti statistici.

Ciascuno Stato membro stabilisce:

  • una soglia massima di prestazione energetica affinché il 16% del parco immobiliare nazionale non residenziale superi tale soglia (soglia del 16%).
  • una soglia massima di prestazione energetica del affinché il 26% del parco immobiliare non residenziale nazionale superi tale soglia (soglia del 26%).

Le norme minime di prestazione energetica garantiscono almeno che tutti gli edifici non residenziali siano al di sotto:

  • della soglia del 16% entro il 2030;
  • della soglia del 26% entro il 2033.

Gli edifici non residenziali dovranno avere prestazioni energetiche in funzione dei parametri appena visti e sarà anche possibile collegare queste soglie a una specifica classe di prestazione energetica, a condizione che si rispettino i criteri sopraindicati.

 

credit Infografica ©Unione Europea 2024

Edifici solar-ready

Gli Stati membri dovranno garantire che i nuovi edifici siano “solar-ready”, ovvero idonei a ospitare impianti fotovoltaici o solari termici sui tetti. L’installazione di impianti di energia solare diventerà la norma per i nuovi edifici.

Per gli edifici pubblici e non residenziali esistenti l’energia solare dovrà essere installata gradualmente, a partire dal 2027, laddove ciò sia tecnicamente, economicamente e funzionalmente fattibile. Tali disposizioni entreranno in vigore in momenti diversi a seconda della tipologia e delle dimensioni dell’edificio.

Gli Stati membri saranno tenuti ad installare impianti solari secondo il seguente calendario:

  • entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie utile superiore a 250 m²,
  • entro il 31 dicembre 2027, su tutti gli edifici pubblici esistenti con una superficie utile superiore a 2000 m²;
  • entro il 31 dicembre 2028, su tutti gli edifici pubblici esistenti con una superficie utile superiore a 750 m²;
  • entro il 31 dicembre 2030, su tutti gli edifici pubblici esistenti con una superficie utile superiore a 250 m²;
  • entro il 2027, su tutti gli edifici non residenziali esistenti con una superficie utile superiore a 500 m² in cui l’edificio subisce un intervento che richiede un permesso amministrativo rilevante;
  • entro il 31 dicembre 2029, su tutti i nuovi edifici residenziali e su tutti i nuovi parcheggi coperti adiacenti fisicamente agli edifici.

Leggi anche l’approfondimento “Energia solare negli edifici: cosa prevede la direttiva case green

 

credit Infografica ©Unione Europea 2024

Stop alla caldaie a combustibili fossili

Anche sull’impiego delle caldaie alimentate da combustibili fossili, la direttiva propone una strategia graduale invitando gli Stati membri a formulare misure specifiche per facilitare questa transizione nel settore del riscaldamento e del raffreddamento.

A partire dal 1° gennaio 2025, dovranno essere sospesi i sussidi per l’installazione di caldaie autonome che funzionano con combustibili fossili.

Agli Stati membri spetta elaborare piani dettagliati per l’eliminazione graduale dell’uso dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento, con l’obiettivo finale di eliminare completamente le caldaie alimentate da tali combustibili entro il 2040.

Deroghe alle “case green”: gli immobili esclusi

Sono esclusi dagli obblighi previsti dalla nuova Direttiva EPBD i seguenti immobili:

  • edifici vincolati e protetti;
  • immobili storici;
  • edifici temporanei;
  • chiese;
  • abitazioni indipendenti con superficie < 50 m2;
  • case vacanza, ovvero le seconde case occupate per meno di 4 mesi/anno;
  • prevista anche la possibilità di esentare l’edilizia sociale pubblica, qualora i lavori di riqualificazione farebbero aumentare gli affitti in modo sproporzionato, rispetto al risparmio conseguibili nelle bollette energetiche.

credit Infografica ©Unione Europea 2024

Massimo sostegno alle ristrutturazioni profonde

All’art. 17, la direttiva “case green” chiede agli Stati membri di incentivare con un maggiore sostegno finanziario, fiscale, amministrativo e tecnico la ristrutturazione profonda e la ristrutturazione profonda per fasi.

Qualora non sia tecnicamente o economicamente fattibile trasformare un edificio in un edificio a zero emissioni, può essere agevolata come una ristrutturazione profonda un intervento che si traduca in una riduzione di almeno il 60 % del consumo di energia primaria.

La ristrutturazione profonda è una ristrutturazione in linea con il principio «l’efficienza energetica al primo posto», che si concentra sugli elementi edilizi essenziali e che trasforma un edificio o un’unità immobiliare:

  • entro il 2029, in un edificio a energia quasi zero;
  • dal 2030, in un edificio a zero emissioni;

Leggi l’approfondimenti su “Ristrutturazione profonda: cos’è e cosa prevede la direttiva case green

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Smart readiness degli edifici

Ci sarà un nuovo regime comune facoltativo dell’Unione, un indicatore e una metodologia per il calcolo dello per valutare la Smart readiness degli edifici, ovvero la loro predisposizione e capacità a utilizzare le tecnologie intelligenti per adattare il loro funzionamento alle esigenze dell’occupante, in particolare per quanto riguarda la qualità ambientale interna e il comfort termico.

Il lavoro in ambito Ue sullo Smart Readiness Indicator (SRI) – l’indicatore per valutare la predisposizione all’intelligenza degli edifici – è iniziato dal 2017 con la creazione di un consorzio di ricerca e il coinvolgimento di importanti Istituti di ricerca.

Gli ambiti applicativi dell’SRI sono essenzialmente:

  1. il comfort, ovvero la capacità di modificare le prestazioni dell’edificio in relazione alle esigenze degli occupanti in modo sostanzialmente automatico, assicurando il mantenimento di condizioni microclimatiche interne ideali;
  2.  l’efficienza energetica, ovvero la capacità di gestire in modo automatizzato gli impianti di un edificio mirando al contenimento dei consumi, attraverso il loro costante monitoraggio e la massimizzazione dell’utilizzo di energia prodotta da fonti rinnovabili;
  3. la flessibilità, ovvero la capacità di un edificio di operare in un’ottica di “demand response”, ovvero di adattare la quantità di energia consumata alle reali esigenze, sfruttando al riguardo anche gli input provenienti dalla rete elettrica (per esempio modulandoli sulle diverse fasce orarie);
  4. l’interoperabilità, ovvero la capacità di mettere a sistema tutti gli impianti di edificio attraverso sistemi BACS avanzati in grado di gestire in modo intelligente il funzionamento complessivo dell’edifico, adattandolo agli input che provengono dall’esterno o dal suo utilizzo (nello specifico, impianti di climatizzazione, illuminazione, automazione, ventilazione, ma anche elettrodomestici e apparecchiature elettroniche connesse, ovvero tutto l’universo dell’IoT);
  5. la connettività, ovvero l’essere connesso in modo efficace ed efficiente alla rete di comunicazioni e quindi all’esterno, ma anche disporre di una adeguata infrastruttura d’edificio abilitante all’adozione di qualsiasi servizio innovativo.

Leggi l’approfondimento “Smart Readiness Indicator (SRI): cos’è e cosa prevede la Direttiva “case green

Mobilità sostenibile

Gli edifici non residenziali con più di cinque posti auto – di nuova costruzione o sottoposti ad una ristrutturazione importante – dovranno garantire:

  • l’installazione di almeno un punto di ricarica per ogni cinque posti auto;
  • l’installazione di pre-cablaggio per almeno il 50% dei posti auto e condotti, cioè condotti per cavi elettrici, per i restanti posti auto, per consentire l’installazione in un secondo momento di punti di ricarica per veicoli elettrici, cicli assistiti elettricamente e altri tipi di veicoli di categoria L;
  • spazi per il parcheggio delle biciclette che rappresentano almeno il 15% della capacità media o il 10% della capacità totale degli utenti degli edifici non residenziali, tenendo conto dello spazio richiesto anche per le biciclette di dimensioni maggiori rispetto alle biciclette standard.

Tutti gli edifici non residenziali con più di venti posti auto devono garantire entro il 1° gennaio 2027 l’installazione di almeno un punto di ricarica per ogni dieci posti auto.

Nel caso di edifici di proprietà o occupati da enti pubblici, gli Stati membri devono garantire il pre-cablaggio per almeno uno su due posti auto entro il 1° gennaio 2033.

Gli edifici residenziali con più di tre posti auto – di nuova costruzione o sottoposti ad una ristrutturazione importante – devono garantire:

  • l’installazione di pre-cablaggio per almeno il 50% dei posti auto e condotti, cioè condotti per cavi elettrici, per i restanti posti auto per consentire l’installazione, in un secondo momento, di punti di ricarica per veicoli elettrici, cicli assistiti elettricamente e altri tipi di veicoli di categoria L;
  • l’installazione di almeno un punto di ricarica per i nuovi edifici residenziali;
  • almeno due spazi per il parcheggio delle biciclette per ogni unità abitativa.

ENEA: gli immobili da ristrutturare secondo la Direttiva case green

Delineare gli scenari di intervento e di risparmio energetico in ottemperanza alla nuova Direttiva case green è l’obiettivo del corposo volume “La consistenza del parco immobiliare nazionale” pubblicato da ENEA.

Per stimare l’impatto dell’attuazione della nuova direttiva e pianificare le politiche necessarie per il rispetto degli obiettivi, è necessario delineare in maniera più esaustiva possibile superfici e destinazioni d’uso degli immobili esistenti in Italia. ENEA si è avvalso della collaborazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e dei dati presenti sul Sistema Informativo sugli Attestati di Prestazione Energetica (SIAPE) per:

  • identificare il numero e la superficie degli edifici residenziali e non residenziali presenti in Italia,
  • la superficie totale degli edifici di proprietà della pubblica amministrazione,
  • la quota di immobili pubblici sottoposti a vincoli che potrebbero essere soggetti a deroghe secondo le Direttive europee,
  • la prestazione energetica degli edifici a inizio 2020.

Ecco i dati più interessanti della ricerca.

Secondo il censimento ISTAT del 2011, in Italia sono presenti circa 12 milioni di edifici a uso residenziale ai quali si aggiungono oltre 1,5 milioni di edifici o complessi di edifici a uso non residenziale, per un totale di 13.763.857 edifici o complessi di edifici utilizzati. Includendo anche i fabbricati inutilizzati, il totale degli edifici o complessi di edifici ammonta a 14.515.795. Escludendo invece l’uso produttivo, gli edifici non residenziali utilizzati risultano pari a 1.273.788.

Il 60% del parco edilizio ha più di 45 anni, ovvero costruito prima dell’entrata in vigore della Legge 373/1976, prima legge sul risparmio energetico. Il settore pubblico rappresenta il 5-10% del consumo totale di energia finale nell’Unione Europea. Tuttavia, la Direttiva impone agli Stati membri di ridurre il consumo di energia finale degli enti pubblici e privati.

Dai dati presenti sul SIAPE emerge che:

  • gli APE con data di emissione fino al 31 dicembre 2023 sono circa 4,6 milioni, il 13,07% rispetto al totale delle abitazioni;
  • il 70,4% degli immobili ricade nelle classi energetiche meno efficienti (E, F e G), mentre a solo l’11% è attribuita una classe superiore alla B (A1-A4). Il valore medio pesato dell’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile è di 185,4 kWh/m2 anno.

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Da sottolineare che il campione di immobili certificati censiti nel SIAPE non può comunque essere considerato totalmente rappresentativo dell’intero parco immobiliare a causa della bassa percentuale di immobili dotati di attestato, soprattutto per quanto riguarda il settore terziario e gli APE emessi prima del 2020.

FAQ sulla Direttiva europea “case green”

Quando entra in vigore la direttiva europea “case green” ?

La direttiva è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea dell’8 maggio 2024 ed entra in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione. Da quel momento i Paesi membri avranno due anni di tempo per recepirla. Ogni Stato dovrà presentare un piano di riduzione dei consumi nel quale dovrà spiegare come intende raggiungere i target fissati dalla direttiva.

Cosa prevede in sintesi la direttiva europea “case green”?

La direttiva europea “case green” prevede che gli Stati membri riducano il consumo di energia degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il 55% di questa riduzione dovrà essere ottenuta tramite la ristrutturazione del 43% degli immobili con le prestazioni peggiori. Saranno i singoli Paesi a definire nei piani nazionali come intendono raggiungere questo obiettivo. Inoltre, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero dal 2030.

Per raggiungere questi obiettivi, la direttiva europea “case green” definisce un quadro comune generale della metodologia per il calcolo della prestazione energetica integrata degli edifici e delle unità immobiliari e l’applicazione di requisiti minimi di prestazione energetica di edifici e unità immobiliari di nuova costruzione ed esistenti.

Quante e quali case si dovranno ristrutturare in Italia?

Secondo le stime «le ristrutturazioni dovranno coinvolgere il 15% degli immobili in classe F e G entro il 2030 e il 26% degli edifici di classe energetica più bassa entro il 2033». Questo significa che nel giro di pochi anni sarà necessario riqualificare oltre 500 mila edifici pubblici e circa 5 milioni di edifici privati con le prestazioni più scadenti.

Quanto costeranno le “case green”?

La Commissione europea calcola che entro il 2030 saranno necessari 275 miliardi di euro di investimenti annui per la svolta energetica del parco immobiliare.

È molto difficile fare delle stime precise su quanto dovrà spendere una famiglia per i lavori.

Per una stima più precisa si dovrà attendere il varo del piano nazionale e capire come saranno selezionati gli edifici su cui sarà necessario intervenire per primi. In ogni caso secondo le prime stime la spesa potrebbe oscillare tra un minimo di 20-30 mila euro a famiglia fino a un massimo di 50-60 mila euro per adeguarsi alla nuova normativa.

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Leggi anche l’articolo “Case green”: quanto costerà mettere a norma gli edifici

Case green: cosa cambia per gli edifici pubblici?

A partire dal 2028 tutti i nuovi edifici occupati o di proprietà delle autorità pubbliche dovranno essere a emissioni zero. Inoltre gli Stati membri dovranno ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica.

Case green: ci sarà l’obbligo dei pannelli solari?

La direttiva prevede l’obbligo di installare pannelli solari sui nuovi edifici pubblici e non residenziali, che sarà progressivo dal 2026 al 2030.

Per tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie coperta utile superiore a 250 metri quadri la scadenza è fissata al 31 dicembre 2026.

Da quando scatta il divieto della direttiva “case green” di installare caldaie a gas?

I Paesi Ue avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a gas, ma già a partire dal 2025 non saranno più ammesse agevolazioni fiscali per gli impianti tradizionali, ma solo per gli ibridi, ovvero quelli che associano alla caldaia a gas una pompa di calore.

I Paesi Ue avranno tempo fino al 2040 per dire addio alle caldaie a gas, ma già a partire dal 2025 non saranno più ammesse agevolazioni fiscali per gli impianti tradizionali, ma solo per gli ibridi, ovvero quelli che associano alla caldaia a gas una pompa di calore.

Leggi anche l’articolo “Direttiva case green, stop definitivo alle caldaie a gas

Cosa succede a chi non adegua la propria casa entro il 2030? Chi non si adegua potrà vendere, ristrutturare o affittare l’immobile?

La direttiva “case green”, nella sua versione definitiva, non prevede sanzioni né obblighi di ristrutturazioni.

Il divieto di vendita o affitto, inizialmente previsto, è stato stralciato già nella versione di dicembre 2023.

Per maggiori approfondimenti sull’argomento, leggi l’articolo “Case green”, sanzioni per chi non si adegua alla direttiva?

“Bonus case green”: quale relazione con la direttiva europea “case green”?

Non c’è nessuna relazione tra l’agevolazione nota come “bonus case green” e la direttiva europea “case green”.

Il “bonus casa green” è  un’agevolazione fiscale per l’acquisto di immobili a basso impatto ambientale che non è stata prorogata dalle ultime leggi di bilancio.

Prevedeva una detrazione fiscale del 50% sull’IVA in dichiarazione dei redditi a partire dall’anno in cui veniva sostenuta la spesa e per i successivi 9 anni.

La Direttiva “case green” prevede sanzioni?

La direttiva al momento non prevede sanzioni particolari per coloro che non adeguano i loro immobili ai nuovi standard entro i tempi stabiliti e non sono previste limitazioni alla vendita o all’affitto delle abitazioni per coloro che non possiedono il “bollino verde” dell’Unione Europea.

Tuttavia, spetta ai singoli governi nazionali decidere quali sanzioni applicare, oltre alla perdita automatica di valore degli immobili non conformi alle normative.

Con la Direttiva “case green” cambierà il sistema dei bonus edilizi?

La direttiva “case green” avrà un forte impatto sui bonus per l’edilizia. Basti pensare all’ecobonus e a tutti gli interventi incentivabili come le agevolazioni per le caldaie, per il cappotto termico, schermature solari, etc. che non saranno più incentivabili dal 2025. La direttiva stabilisce che le risorse dei paesi membri dovranno essere destinate, in via prioritaria, a interventi che garantiscano una soglia minima di risparmi.

Oltre ad ammettere tra le forme di sostegno le detrazioni e i crediti fiscali, nella EPBD si fa riferimento anche a risparmi direttamente nelle fatture dei cittadini, come lo sconto in fattura.

Testi ufficiali, infografiche e documentazione utile sulla Direttiva “case green”

Di seguito trovi il testo ufficiale della direttiva (UE) 2024/1275 del 24 aprile 2024 sulla prestazione energetica nell’edilizia, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea  dell’8 maggio 2024.

 

Leggi anche:

Direttiva EPBD: come cambiano i calcoli energetici

“Case green”: quanto costerà mettere a norma gli edifici

Direttiva “case green”, lo stop definitivo delle caldaie a gas

“Case green”, sanzioni per chi non si adegua alla direttiva?

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