Alban Ajdini, dall’Albania a Manduria, brevetta le scarpe che si allacciano con un dito. «Le ho inventate per anziani e persone con disabilità»

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di
Rosarianna Romano

Il 40enne, arrivato a Brindisi nel 1991, fa l’autista di bus e camion. Ma ha una vera passione per le invenzioni. Quella delle scarpe che si allacciano con un dito l’ha pensata per chi ha difficoltà motorie. Ora cercherà di farle produrre

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Alban Ajdini ha 40 anni e di professione fa l’autista. Nato in Albania, vive a Manduria (Taranto) da oltre trent’anni. Nel tempo libero? Pensa a nuove idee. Che diventano veri e propri prototipi di oggetti di ogni tipo. Con una condizione: non sono stati ancora inventati da nessuno. Come le scarpe che si allacciano da sole. O meglio: con un dito. 

Dal design semplice ma funzionale, le calzature create da Alban abbandonano i lacci, scomodi da legare in particolare per gli anziani e le persone con disabilità. Al loro posto ci sono due elastici, che, con un semplice gesto, consentono a chiunque di indossare le scarpe con facilità. La direzione generale per la tutela della proprietà industriale ha concesso il brevetto ad Alban, dopo il deposito del prototipo. 




















































Calzature ideate per anziani e disabili

«Il motivo di questa invenzione? Ho pensato alle persone disabili, che potrebbero avere difficoltà ad allacciare le scarpe. Con questa mia invenzione, invece, basta un dito. E il gioco è fatto», spiega Ajdini soddisfatto. 
E aggiunge: «L’idea è diventata un progetto. E può già entrare nel mercato. Ora il prossimo obiettivo è dare la possibilità a una ditta di produrre le mie scarpe su larga scala, perché in questo modo sarebbero alla portata di tutti». E per tutte le occasioni: le scarpe, infatti, possono completare ogni outfit, sia da ufficio sia casual.

L’arrivo al porto di Brindisi nel 1991

Alban è nato in Albania, ma vive in Italia da quasi 34 anni: è arrivato in Puglia quando ne aveva sei. Stringeva le mani dei suoi genitori, che, come migliaia di persone, all’inizio degli anni Novanta hanno guardato alle coste adriatiche come sinonimo di speranza e futuro. Alban è sbarcato nel porto di Brindisi il 7 marzo del 1991 e da allora vive in provincia, a Manduria. 

È qui che, quattro anni fa, il 40enne ha pensato alle sue scarpe. Mentre camminava nel suo paese: «Io guido per mestiere. Ma mi piace molto camminare – continua -. L’idea, infatti, mi è venuta mentre facevo una delle mie passeggiate per la città e osservavo persone con disabilità e anziani con il bastone. Con questa invenzione mi auguro di migliorare la loro vita». E adesso, dopo la concessione del brevetto, questo sogno potrà diventare realtà.

Anche se Alban era molto giovane, ricorda bene il giorno in cui è arrivato in Puglia: «Ho un’immagine vivida, soprattutto della quotidianità che abbiamo costruito una volta arrivati in Italia – aggiunge -. In particolare avrò sempre nel cuore l’aiuto che la Caritas ci ha dato, sia a noi bambini sia ai genitori. In Puglia mi sono trovato molto bene, ho portato avanti tutti gli studi. Dopo il diploma ho cominciato l’università, ma, dopo i primi esami, ho deciso di cambiare». 

Così le giornate di Alban trascorrono tra lavoro e nuove creazioni. E, infatti, altre invenzioni sono in cantiere: «Ho in mente altri progetti. Per esempio? Quando un camion o un autobus resta incastrato per strada, è necessaria una gru e delle cinghie che vengono attaccate sul lato posteriore – precisa -. Per evitare questo, dato che i veicoli come i camion sono alti, c’è spazio per inserire dei dispositivi idraulici che si appoggiano al cingolo elettrico: con questo meccanismo sarebbe possibile sollevare la parte posteriore. Questo permetterebbe di far riprendere molto più velocemente la loro circolazione». 

Quella delle invenzioni, per Alban, è una vera e propria passione: «La creazione di prototipi è il mio hobby preferito – conclude -. Il mio lavoro è fare l’autista. Ho tutte le patenti e posso guidare tutti i mezzi, dalla moto al camion con rimorchio. Nel tempo libero, però, mi diverte pensare a queste invenzioni. Ma il mio obiettivo non è fare fortuna. Ho un lavoro e sono soddisfatto. Quello che voglio è creare cose utili, che possono aiutare le persone. Vorrei dare il mio contributo alla società in questo modo. Il tempo è il miglior giudice, vedremo cosa accadrà e se davvero miglioreranno la vita dei più fragili».

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