Dagli incendi a Los Angeles oltre 250 miliardi di danni: ecco perché gli “aiuti” previsti alla Cop per i Paesi vulnerabili sono briciole

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Gli incendi di Los Angeles mostrano quanto la città, come la maggior parte delle aree urbane del pianeta, non sia affatto pronta davanti agli effetti di cambiamenti climatici. Per l’adattamento servono case e città meno vulnerabili, quindi investimenti nei sistemi idrici e non permessi a costruire abitazioni immerse nella natura (per di più realizzate in legno e materiali facilmente infiammabili). E servono più risorse economiche. Ne sanno qualcosa i Paesi più poveri del mondo, che infatti definiscono “briciole” quei 300 miliardi di dollari all’anno che le nazioni ricche sono riuscite a mettere sul piatto alla Cop 29 di Bali, in Azerbaigian, per il New Collective Quantified Goal, ossia quei 1.300 miliardi da ‘mobilitare’ entro il 2035. Quella cifra è una parte troppo piccola di quanto serve per la transizione, per l’adattamento (su cui si è sempre investito meno) e per le perdite e i danni causati dai cambiamenti climatici, senza i quali qualsiasi guasto alla rete, incendio doloso o fuoco d’artificio non avrebbe prodotto effetti simili. Perché quando il cambiamento climatico aggrava gli effetti di fenomeni considerati gestibili fino a poco tempo fa, i danni sono imprevedibili e la coperta è il più delle volte troppo corta. Gli incendi di Los Angeles insegnano che in pochi giorni possono andare in fumo tra 250 e 275 miliardi di dollari – queste le ultime stime del disastro – facendo saltare qualsiasi programma.

Pagare per l’adattamento o pagare venti volte di più – Secondo un rapporto del gruppo di controllo ambientale Center for Climate Integrity, pubblicato il 2 aprile scorso e intitolato ‘La sfida dei costi climatici della contea di Los Angeles’, l’adattamento agli effetti radicali del cambiamento climatico sarebbe costato alla contea di Los Angeles e alle sue 88 città circa 12,5 miliardi di dollari per progetti che prevengono inondazioni, danni da incendi e morti dovuti all’esposizione al calore estremo e alle malattie. Ora il conto da pagare sarà molto più alto. Oltre alle 25 vittime, stando all’ultima stima della società di previsioni meteorologiche AccuWeather, i danni totali e le perdite economiche causati dagli incendi di Los Angeles ammontano a una cifra compresa tra 250 e 275 miliardi di dollari. Joe Biden ha detto che “ci vorranno decine di miliardi di dollari per riportare Los Angeles alla normalità”.

Se 300 miliardi sono briciole – In realtà, che quei 300 miliardi fossero briciole lo aveva dimostrato una lunga serie di eventi, dalle alluvioni di luglio 2021 tra Germania e Belgio (230 morti e 54 miliardi di dollari di danni) a quelle in Pakistan un anno dopo (1.700 vittime con stime dei danni che arrivano ai 40 miliardi di dollari), dall’uragano Milton in Florida (25 morti e 60 miliardi di dollari di danni) all’uragano Helene (232 morti e tra i 225 e i 250 miliardi di dollari di danni) che ha colpito Stati Uniti, Cuba e Messico, dal tifone Yagi che a settembre 2024 nel sud-est asiatico ha ucciso oltre 800 persone (con 15 miliardi di dollari di danni) all’alluvione di Valencia che a ottobre ha ucciso 229 persone, mentre i danni risultano non quantificabili. E se quanto accaduto a Los Angeles difficilmente verrà dimenticato, non tutti ricordano le 1.700 vittime del Pakistan, né tutti i Paesi o regioni hanno lo stesso potenziale per ricostruire interi quartieri. Quasi tutti, però, potrebbero fare molto di più sul fronte dell’adattamento, per prevenire quindi disastri dai costi spesso incalcolabili.

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Adattamento, cosa si sta facendo – Anche gli incendi di Los Angeles mostrano, in primis alla città, che la strada intrapresa sul fronte dell’adattamento non è quella giusta. Che questo sia il pilastro della lotta al cambiamento climatico meno finanziato (rispetto alla riduzione delle emissioni) non è una novità. Oltre alle poche risorse messe da sempre a disposizione, c’è poi il problema di come spenderle. L’Inflation Reduction Act, la legge sul clima più importante mai approvata dagli Stati Uniti (433 miliardi di dollari investiti su energia e clima) non ha garantito abbastanza risorse per l’adattamento climatico, mentre l’Environmental Protection Agency statunitense (EPA) ha pubblicato a ottobre 2024 il Piano di adattamento climatico che varrà fino al 2027. Allo stesso modo, se la California nel 2022 ha approvato un ‘pacchetto clima’ da 54 miliardi di dollari, praticamente tutto focalizzato sulla riduzione di almeno dell’85% delle emissioni di gas serra entro il 2045, ha poi adottato la sua ‘Climate adaptation strategy’, nella quale si prevede tutto, anche per Los Angeles, dalle isole di calore al rischio di alluvioni, passando per gli incendi. “L’estrema siccità contribuirà a un aumento della frequenza e della gravità degli incendi boschivi. Le proiezioni attuali indicano che l’area bruciata aumenterà del 60-75 percento”, c’è scritto sulla piattaforma dedicata alla strategia.

Che cosa non sta funzionando: dalla gestione idrica ai vigili del fuoco – Eppure, al di là delle cause degli inneschi, dei fenomeni naturali ma normalmente gestibili (come il vento) e del peso degli effetti del cambiamento climatico (come la siccità e l’aumento delle temperature), tutta una serie di misure di prevenzione e di adattamento non sono state attuate. Partendo proprio dalle cause e dal ruolo delle linee elettriche, la loro manutenzione dovrebbe essere una priorità in un’area ritenuta a rischio incendi dagli scienziati di tutto il mondo, compresi quelli del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc). Il problema, tra l’altro, era già stato segnalato durante il rogo di Camp del 2018, a Paradise, ma gli interventi realizzati per sopperire a una situazione molto precaria sono stati minimi. Per non parlare della mancanza di acqua negli idranti e dei veicoli fuori servizio, perché mancavano meccanici in grado di ripararli. È vero che Pacific Palisades, il quartiere delle celebrità, è rifornito da tre bacini che contengono 3,7 milioni di litri d’acqua ciascuno. Peccato che uno fosse chiuso per lavori in corso, mentre tutti gli altri (anche negli altri quartieri) d’inverno vengano riempiti solo a metà. E, in generale, i bacini sono vecchi e obsoleti. Gli incendi, però, hanno fatto aumentare il consumo del 400 per cento e il sistema di pompaggio non ha retto. Discutibile anche il taglio di oltre 17 milioni di dollari disposto dalla sindaca Karen Bass ai finanziamenti ai vigili del fuoco per il biennio 2024-2025, una scelta aveva suscitato diverse polemiche e preoccupazioni.

Un nuovo modo di abitare – Ma la cattiva gestione del territorio riguarda anche le soluzioni abitative e il fatto di aver continuato a rilasciare permessi per costruire abitazioni, con materiali infiammabili – sia per le ville di lusso sia per le case più modeste – persino all’interno di paesaggi selvaggi, come colline ricoperte di macchia e foreste dove si sviluppano incendi praticamente tutti gli anni. Una scelta scellerata che, tra l’altro, anche in questo caso ha aumentato la pressione sui vigili del fuoco, divisi tra la necessità di contenere l’incendio e dare la priorità alle vite umane. Ciò che si può imparare e che gli stessi cittadini possono fare è limitare i danni e, se si vive in aree a rischio, scegliere almeno materiali che possano resistere. Che si possa fare, e che certamente fosse una scelta almeno alla portata dei divi di Hollywood, lo mostra la storia dell’architetto Michael Kovac e della moglie Karina Maher. La loro casa, sulle colline di Pacific Palisades, è stata costruita secondo criteri antincendio e sostenibili. Nel bel mezzo dell’inferno, ha resistito alle fiamme.



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