«Le ruspe? Paghiamo scelte scellerate» – Il Golfo 24

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Tra le critiche di Gratteri e le ruspe sempre più imminenti, il tema delle demolizioni torna di scottante attualità. Una situazione che non lascia molto spazio all’ottimismo, non crede?

«Sì, effettivamente le demolizioni proseguono senza interruzioni e senza soluzione di continuità. Mi confronto quotidianamente con questa problematica, che genera un forte allarme sociale. Ci aspettavamo, o meglio, mi aspettavo un intervento da parte del legislatore, perché si parla molto della necessità di arginare o regolamentare il fenomeno. Tuttavia, ad oggi si procede in modo discontinuo, senza alcun criterio logico. Con risultati e conseguenze che sono davanti agli occhi di tutti».

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

La sanzione accessoria della demolizione è diventata una mannaia con la quale fare i conti vita natural durante.

«La sanzione amministrativa di cui parliamo, quella della demolizione e del ripristino dello stato dei luoghi, può essere disposta sia dall’autorità amministrativa che da quella giudiziaria. L’autorità amministrativa, negli ultimi trent’anni, ha emesso decine di migliaia di ordinanze di demolizione, ma le esecuzioni effettive sono state pochissime, quasi inesistenti. L’effetto Gratteri è soltanto la punta dell’iceberg, in realtà l’autorità giudiziaria ha iniziato a occuparsene sistematicamente già vent’anni fa, con il procuratore Aldo De Chiara, e da allora ha portato avanti le demolizioni solo in presenza di sentenze di condanna. Questo implica che, per ragioni giuridiche, il numero di demolizioni giudiziarie sia nettamente inferiore rispetto a quelle amministrative».

Cosa serve per porre fine a quello che lei ha definito allarme sociale?

«Attualmente manca una legge chiara che stabilisca criteri univoci. Si parla molto di una proposta, avanzata dal deputato Zinzi, che prevede una sorta di gradualità nelle demolizioni, una soluzione tampone in attesa di una legge più strutturata. Questo approccio fisserebbe un criterio logico: prioritariamente si abbatterebbero i manufatti legati ad attività criminali o speculazioni edilizie, lasciando per ultimi gli abusi di necessità. Sarebbe un passo avanti, quantomeno per eliminare le evidenti discriminazioni che oggi si percepiscono sul nostro territorio, dove spesso le demolizioni colpiscono le prime case o le abitazioni di persone meno abbienti. Sarà un caso?»

Il tema si intreccia con anni di gestione controversa. Cosa è successo nel passato recente?
«Non amo criticare i colleghi, ma è evidente che per anni la questione sia stata affrontata con estrema superficialità e, in alcuni casi, con una palese mancanza di competenza. Mi è capitato, per esempio, di vedere sentenze di condanna con reati edilizi ormai prescritti, e questa la ritengo una cosa davvero assurda. In alcuni casi, i difensori non si erano accorti della prescrizione o l’avranno volutamente ignorata e hanno patteggiato, portando il giudice a ratificare accordi tecnicamente illegittimi. Questo ha generato sentenze definitive contro le quali oggi non si può più fare nulla».

Beh, in passato il patteggiamento consentiva di ottenere il dissequestro dell’immobile, ignorando la sanzione demolitoria con la convinzione che non sarebbe mai stata applicata. Ma questa non si prescrive e adesso paghiamo il conto anche a distanza di decenni. Ma non è un paradosso abbattere un immobile dopo trent’anni?
«Certamente, è un paradosso e anche un’ingiustizia, sia sociale che logica. Tuttavia, la Corte di Cassazione è stata inflessibile: ha rigettato ogni obiezione sulla possibilità di prescrivere la sanzione amministrativa. La sua posizione è che la demolizione non sia una sanzione, bensì una misura volta a ripristinare la legalità e l’assetto del territorio. Il Consiglio di Stato, invece, è stato talvolta più comprensivo, riconoscendo che il lungo tempo trascorso può consolidare la posizione giuridica del proprietario. La Corte di Giustizia Europea ha dimostrato maggiore sensibilità in casi particolari, come quelli riguardanti edifici abitati da persone malate. Tuttavia, in Italia, tutte le questioni sollevate sono state puntualmente respinte, spesso con motivazioni discutibili».

Non sarebbe ragionevole prevedere una prescrizione anche per le sanzioni amministrative?
«No, la Cassazione ha più volte chiarito che non è possibile. Ha addirittura affermato che la demolizione non è una sanzione ma una misura di ripristino. Solo il legislatore può intervenire, bilanciando le esigenze dei cittadini, la tutela del territorio e l’opinione pubblica. Siamo in una situazione delicata: c’è chi ha rispettato le regole e chi ha costruito abusivamente. Ma non possiamo ignorare problemi idrogeologici, sismici e paesaggistici, soprattutto in aree come la nostra specialmente dopo le calamità naturali degli ultimi anni».

Quali sono le sue speranze per il futuro?
«Mi auguro che il 2025 sia davvero l’anno in cui il governo prenda una posizione chiara. Solo il legislatore può fare ordine, emettendo norme che portino chiarezza e giustizia. L’autorità giudiziaria, infatti, può solo applicare la legge così com’è. Fino a quando non ci sarà una nuova normativa, tutti, inclusi i magistrati, saranno costretti a operare in questo sistema, spesso penalizzante e ingiusto».

Microcredito

per le aziende

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link