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Meno detrazioni nel 2025, ecco chi pagherà di più (anche oltre 2000 euro): gli esempi a seconda del reddito #finsubito prestito immediato


di
Enrico Marro

La manovra cambia il sistema delle detrazioni fiscali: oltre i 75 mila euro di reddito si arriverà a pagare oltre 2000 euro in più di tasse. Oltre i 50 mila via la franchigia di 260 euro

Il taglio delle detrazioni, che scatterà nel 2025 per chi ha un reddito imponibile superiore a 75mila euro lordi, potrà in alcuni casi essere molto pesante e superare abbondantemente i 2000 euro di tasse in più da pagare rispetto alle regole attuali

Gli esempi che abbiamo elaborato e che sono illustrati nella tabella mostrano come la riforma delle detrazioni contenuta nel disegno di legge di Bilancio inviato dal governo alla Camera penalizzi una minoranza di contribuenti, il 3% del totale (sono infatti solo 1,3 milioni quelli che dichiarano più di 75mila euro) che già ora paga quasi un terzo di tutta l’Irpef, per la precisione il 32,2%. E che a causa delle statistiche fiscali ufficiali — nelle quali ovviamente non compaiono coloro che ugualmente guadagnano 75mila euro e oltre ma evadono — appaiono come la parte più ricca del Paese invece che come ceto medio (75mila euro lordi equivalgono a meno di 3.500 euro netti su 13 mensilità), proprio quello che il governo aveva promesso di sgravare di tasse con questa manovra.




















































Salta la franchigia per chi guadagna 50 mila euro

È vero che il ddl di Bilancio non conferma il taglio delle detrazioni in cifra fissa, cioè la franchigia di 260 euro per chi ha un imponibile superiore a 50mila euro, che era stata introdotta con la passata manovra. E quindi per chi ha un imponibile tra 50mila e 75mila euro, dal 2025, ci sarà certamente un vantaggio rispetto al 2024. 

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Per gli imponibili sopra i 75mila euro, invece, bisognerà bilanciare il guadagno di 260 euro derivante dalla cancellazione della franchigia con il taglio via via più pesante (al crescere del reddito e al diminuire del numero di figli a carico) previsto dalla riforma. 

Gli esempi – l single

Facciamo qualche esempio, partendo da un single, la categoria in assoluto più punita dal nuovo sistema di detrazioni. Ipotizziamo che questa persona abbia un imponibile di 80mila euro lordi, interessi sul mutuo pari a 2mila euro (detraibili al 19%), spese per una polizza vita di 1.200 euro (detrazione del 19%) e che abbia fatto una ristrutturazione della casa utilizzando tutto il plafond ammesso a detrazione (96mila euro detraibili al 50% in dieci rate annuali di pari importo, quindi 4.800 euro l’anno). Questo contribuente ha insomma un totale di spese detraibili di 12.800 euro che, applicate le diverse percentuali di detrazione, equivalgono, sottratta la franchigia di 260 euro, a 5.180 euro di Irpef da recuperare. Se questi stessi 12.800 euro di spese verranno realizzati nel 2025, poiché in questo caso (single con imponibile tra 75mila e 100mila euro) la riforma prevede un tetto di 7mila euro, il contribuente perderà 5.800 euro di spese detraibili, per un risultato finale di 1.680 euro di tasse che non potrà recuperare

Gli esempi – chi ha figli a carico

Il nuovo sistema sarà più «generoso» per chi ha figli a carico ma, se il reddito supera i 100mila euro, il tetto massimo di spese che potranno essere portate in detrazione si abbasserà: da 14 mila (per chi sta fra 75mila e 100 mila e ha almeno tre figli) a 8 mila, che scenderanno a 5.600 euro se si ha un solo figlio a carico. 

Così, se prendiamo appunto una persona con un figlio e 105mila euro di reddito e sempre con 12.800 euro di spese detraibili, mentre quest’anno potrebbe pagare 5.180 euro di Irpef in meno, dal 2025 ne potrà pagare solo 2.800 in meno, rimettendoci 2.380 euro.

Non andrà molto meglio a un contribuente con due figli e 120mila euro di imponibile. Costui godrà di un tetto di spese detraibili più alto, 6.800 euro, ma alla fine, rispetto alle regole attuali, ci rimetterà comunque 1.780 euro. 

Politici ed esperti

La stretta sulle detrazioni sarà oggetto di scontro in Parlamento, ma fa discutere anche gli esperti. Italia viva, con Silvia Fregolent, parla di «bastonata sul ceto medio, che penalizza in particolare le famiglie senza figli o con figli adulti e gli anziani». Invece, Enzo De Fusco, fondatore dell’omonimo studio di consulenza, ritiene che «la scelta di adeguare le detrazioni al reddito e alla composizione del nucleo familiare» sia «certamente più aderente alle possibilità di ciascun contribuente» e valuta positivamente che la riforma non sia retroattiva, «salvaguardando gli oneri sostenuti prima del 2025».


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26 ottobre 2024 ( modifica il 26 ottobre 2024 | 07:29)



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