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Stati Uniti, il debito pubblico continua a crescere: Wall Street lancia l’allarme #adessonews

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Il debito pubblico degli Stati Uniti è raddoppiato negli ultimi dieci anni, passando dai 17.640 mld di dollari della fine del 2014 ai 35.350 mld di questa settimana. Il debito nazionale è ora così enorme che al governo federale costa 3 mld di dollari al giorno solo per pagare gli interessi, un po’ più del PIL annuale del Belize.

La situazione è diventata così desolante che molti business leader hanno preso la parola, tra cui l’amministratore delegato della Bank of America Brian Moynihan (nella foto in evidenza). In un’intervista pubblicata martedì da Axios, ha invitato i politici ad affrontare il problema del debito nazionale in continua espansione. “Come Paese dobbiamo far quadrare il bilancio come chiunque, qualsiasi azienda, qualsiasi persona, qualsiasi famiglia”, ha detto.

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Non è la prima volta che Moynihan parla della necessità di ridurre il debito nazionale. A febbraio, Moynihan ha avvertito che era “giunto il momento” per i legislatori di portare gli Stati Uniti su un percorso fiscale sostenibile. “Si può stare a guardare il problema o si può fare qualcosa per risolverlo, e quindi dobbiamo farlo”, ha dichiarato in un podcast di Teneo Insights pubblicato il 5 febbraio.

Moynihan non è l’unico Ad di una banca ad aver espresso preoccupazione per il debito pubblico. A gennaio, l’amministratore delegato di JPMorgan Chase Jamie Dimon ha paragonato l’aumento del deficit del governo federale a una corsa a 60 miglia all’ora verso un “precipizio”, avvertendo che gli Stati Uniti rischiano una “ribellione” del mercato globale se i legislatori non cambiano le loro politiche.

Dimon e numerosi veterani di Wall Street, tra cui Ed Yardeni, temono che, con l’impennata del debito pubblico statunitense, gli investitori cominceranno a chiedere maggiori interessi per compensare l’aumento del rischio di detenere titoli di Stato, il che renderebbe il servizio del debito nazionale ancora più costoso per il governo federale.

Yardeni, che ha trascorso decenni a Wall Street e ora dirige la società di ricerca sugli investimenti Yardeni Research, ha coniato il termine “bond vigilantes” nel 1983 per descrivere gli investitori che “possono protestare contro una politica fiscale dissoluta” chiedendo maggiori interessi per detenere i Treasury. L’aumento del debito nazionale ha attirato l’attenzione anche del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che all’inizio di quest’anno ha chiesto una “conversazione adulta” sulla responsabilità fiscale in un’intervista a 60 Minutes della CBS. Powell ha rimproverato ai legislatori di “prendere in prestito dalle generazioni future” con le loro politiche “insostenibili”. 

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Nonostante le critiche di economisti, amministratori delegati, leader di Wall Street e persino del presidente della Fed, nessuno dei due principali candidati alla presidenza ha presentato politiche che aiutino a controllare il debito nazionale. Una recente analisi della Wharton School dell’Università della Pennsylvania ha rilevato che il deficit nazionale si espanderà indipendentemente da chi sarà eletto. Con le proposte fiscali e di spesa di Trump, il deficit aumenterebbe di 5.800 mld di dollari nei prossimi dieci anni, mentre con un’amministrazione Harris aumenterebbe di 1.200 mld di dollari nello stesso periodo.

Quando si tratta di trovare una soluzione al debito nazionale degli Stati Uniti, Moynihan della Bank of America ha affermato che è necessario agire ora, mentre “siamo in tempi relativamente buoni”, lasciando intendere che se l’economia dovesse prendere una brutta piega, sarebbe quasi impossibile controllare la spesa o aumentare le tasse. “Bisogna fare delle scelte politiche: dal lato delle entrate, come la tassazione, al lato delle spese, e all’efficienza del governo stesso. Tutte queste cose devono essere messe sul tavolo”, ha dichiarato ad Axios.

L’articolo originale è disponibile su Fortune.com

Crediti foto: Cyril Marcilhacy / Bloomberg via Getty Images



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