Editoriale. Forever young. Per sempre giovane

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Carissime lettrici e carissimi lettori,
il mondo va così. Un ragazzo, italiano di seconda generazione, muore durante un inseguimento con le forze dell’ordine, era seduto dietro su un motorino che non si era fermato all’”alt” dei carabinieri, a Milano. Da subito la sua triste vicenda fa reagire, prima il disagio della periferia, poi di tante altre città. Si alzano i toni, scattano episodi di violenza, ci sono feriti, questa volta soprattutto tra le forze dell’ordine. Si ritira in ballo il Disegno di legge sicurezza. Il Governo vuole il cosiddetto “scudo penale” e la non iscrizione nel registro degli indagati per chi appartiene alle forze dell’ordine. Ciò potrebbe portare a garantire libertà d’azione a chi è lì per proteggere chi manifesta e mantenere l’ordine pubblico. Ma chiaramente l’ipotesi è delicata e le proposte difficili da mettere in atto. Sorgono non poche, ragionevoli proteste. Si temono scivoloni verso derive autoritarie.
Un uomo, che due anni fa ha ucciso due donne, madre e figlia, riceve clemenza dai giudici e la sua pena viene abbassata dall’ergastolo a una condanna a trenta anni. Il tribunale ha ritenuto che l’azione dell’imputato fosse stata indotta dall’eccessiva pressione negativa subita in casa. In più l’imputato è stato “premiato” anche per essere giunto all’età in cui ha commesso il duplice crimine, a settanta anni, incensurato! Come se si potesse provare indulgenza per uno, anzi due omicidi. Si palesa ancora un caso di “vittimizzazione secondaria” verso le donne, incolpate della violenza ricevuta. «Una sentenza — come è stato detto — che ci riporta all’omicidio di Olga Mattei (strangolata a Riccione da Michele Castaldo) nel 2016, quando la corte d’Appello dimezzò la pena perché l’assassino venne ritenuto in preda a una tempesta emotiva per la sua gelosia», aggiungendo che «la Corte ha considerato alcune attenuanti come la collaborazione dell’imputato nel corso del processo».
In una casa torinese un manager ogni sera, di ritorno dal lavoro, maltratta e insulta la moglie perché la pensa lontana dai suoi canoni di bellezza e di buon comportamento, poi se capita, le lancia anche qualche ceffone. Da un’inchiesta risulta che il nostro Paese è arretrato di parecchio in materia di diritti e di parità sociali, spaccandosi in pezzi: da nord a sud, dalle donne all’immigrazione.
In carcere si continua a morire. Ogni anno aumenta il numero di suicidi in prigione, soprattutto maschili. Per suicidio, o presunti tali. Pochi giorni fa se ne sono registrati, nel carcere di Modena, addirittura due nello stesso giorno. Sembra non si siano ascoltate le parole dedicate al disagio della reclusione (sovraffollamento e non solo) evidenziato dalle raccomandazioni di Mattarella nel discorso dell’ultimo dell’anno, di attenzione verso il problema, al tenere d’occhio i disagi.

La violenza ritorna nelle piazze, a Roma, a Bologna e a Torino. E il dilemma si fa ancora manicheo: repressione o accondiscendenza? Ancoraggio al «tutto è permesso» di dostoevskiana memoria? Per chi? Per le forze dell’ordine o per chi manifesta? Un padre, il padre della vittima supplica di lasciare che si faccia “giustizia” per il figlio, morto sull’asfalto di una strada milanese. Una giustizia che non venga esasperata dal malumore degli scontri, ma che passi attraverso la Legge. Intanto rattristisce il fatto che due attiviste (dunque donne!) fermate dalle forze dell’ordine vengano fatte spogliare e costrette a fare flessioni per capire se eventualmente nascondessero qualcosa nel corpo. Sa di violenza.
Un politico, tra i più potenti (o il più potente) del mondo, dall’altra parte dell’oceano guarda all’Europa come a una preda da conquistare a suon di “minacce” economiche, sprezzante di qualsiasi conflitto di interesse. Annuncia a pochi giorni dal suo secondo giuramento presidenziale, che con il suo arrivo/ritorno al potere ci sarà la pace, scompariranno i due conflitti che ci hanno tormentato e hanno prodotto milioni di morti. Contemporaneamente, però, parla di inglobamento del Canada, uno Stato sovrano a tutti gli effetti che per arbitraria volontà di un Presidente di un altro Stato, diventerebbe una stella in più da aggiungere alla bandiera nazionale. Poi l’inclusione della Groenlandia, come fosse cosa fatta. Donald Trump sarà il primo presidente americano ad arrivare alla Casa Bianca appesantito da una condanna penale.
Anche al di là dei nostri confini, in luoghi che anche la Scuola non dovrebbe dimenticare di raccontare, le cose non vanno benissimo. Nell’Iran che ha trattato con l’Italia e ha liberato Cecilia Sala, un’altra donna (ma non la sola) Pakhshan Azizi, operatrice umanitaria e attivista curda di Mahabad, rischia l’esecuzione. Il suo avvocato, Mir Raisan, aveva presentato ricorso alla Corte Suprema ma «purtroppo, nonostante i numerosi difetti del caso, il ricorso è stato respinto e la condanna a morte è stata confermata». Pakhshan ha quaranta anni ed è laureata, in assistenza sociale, all’università di Allameh Tabataba’i di Teheran. Era stata arrestata perché “ribelle” (!) nell’agosto del 2023 insieme al padre, alla sorella e al cognato. A lei sola la condanna a morte per impiccagione!

Torniamo in Italia. La Scuola nostrana, quella che questo governo e questo ministro hanno voluto denominare “del merito” si sta trasformando, e noi aggiungiamo: in peggio. La riforma ventilata da Giuseppe Valditara per tanti versi è persino anticostituzionale. Va bene l’introduzione di nuovo del Latino nella scuola secondaria di primo grado: induce all’analisi logica, come e al pari della matematica e va bene. Lo studio della Bibbia e la riduzione dei confronti dello studio tra la Storia e quel territorio dove i fatti storici sono accaduti invece non va bene. Il restringimento del sapere al proprio territorio è un atto di grave limitazione nei confronti del pensiero dei singoli individui che devono godere di un “bene comune” quale è la Scuola pubblica. Lo studio della Bibbia, al di là del valore del Libro, è opinabile anche perché mette in discussione la parità tra tutti i ragazzi e ragazze che, la Costituzione lo detta, non devono essere distinti per colore della pelle, per razza e per religione. Tra le critiche dell’opposizione: «L’introduzione dello studio della Bibbia nel programma è una chiara scelta politica in linea con le idee reazionarie e conservatrici». La “scusa” sarebbe lo studio delle «radici della cultura italiana», ma a noi sinceramente sembra più grave ancora in uno Stato e in una Scuola laica e aperta di diritto a tutti e tutte. É anche una scelta che prende la direzione di una scuola estremamente nazionalistica e contraria a un’apertura che è necessaria. Poi c’è la brutta vicenda della cancellazione dalla nuova finanziaria di parte dei fondi destinati, proprio nella Scuola, all’avvio di corsi per l’educazione affettiva e la parità di genere. Tanto avevamo imparato dalla tragica morte di Giulia Cecchettin e dall’impegno del padre Gino e della sorella Elena per la Fondazione appena nata a suo nome. Invece si è guardato al tema della fertilità (!) da “intrigare” un po’ in tutte le materie. Ci sembra di nuovo di essere catapultati/e lontano, quando si chiedevano figli alla patria. “Dio, patria e famiglia” anche a scuola. Mentre la “missione” sarebbe quella di insegnare il difficile esercizio del pensiero che sottende l’uso (e non l’abuso) della libertà.

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C’è anche qualcosa di buono, però, in quest’anno appena iniziato. Per esempio, la sentenza del tribunale di Torino che scagiona Alex, un ragazzo, un giovane figlio che oggi ha scelto di cambiare il cognome ricevuto dal padre e adottare quello della madre: Per lei, per difenderla, due anni fa ha ucciso il padre che la stava uccidendo. Un femminicidio evitato, dopo anni di violenze e vessazioni. Alex, in prima istanza condannato per omicidio ora è ritenuto innocente e la motivazione di quelle 37 coltellate è la legittima difesa.
Finalmente troviamo come si dice il “di buono e bello” sui social. Instagram vieta i “ritocchi” delle foto. Una svolta positiva verso una visione più “vera” del corpo e l’abolizione, almeno in parte, del mito dell’immagine che sta ossessionando questa società. Soprattutto per le giovanissime (ma non mancano i maschi) arriva un messaggio distorto, un obbligo ad attenersi a una inarrivabile perfezione dove tutte e tutti sono, devono essere perfetti. Un mito basato sulla centralità dell’aspetto esteriore, che può fare molto male, soprattutto a chi è adolescente, un messaggio amaro che avvelena la vita, se non costa addirittura troppo caro alla vittima. Un essere, ragazza e ragazzo, che sta iniziando la sua strada di scelte: su dove andare e che fare della propria esistenza, come gestire il corpo e che importanza dare alla propria immagine sociale, ma anche privata. Non è un caso che il dismorfismo è molto presente tra le giovani e i giovani e sta diventando una malattia grave e sociale.

L’arte non muore mai. Anche se l’occhio attento di un fotografo non guarda più il mondo attraverso l’obiettivo della sua macchina. Di Oliviero Toscani, anche senza di lui, rimane la forza della provocazione dei suoi scatti. Il suo modo diverso di intendere la pubblicità che non serve solo per fare acquistare un prodotto, ma riflettere anche sul mondo e sulle sue ipocrisie e contraddizioni. Hanno fatto pensare le sue campagne pubblicitarie: sulla parità tra i colori della pelle, sull’omosessualità, sull’anoressia, sull’Aids che un tempo era considerata peggio della peste, sull’amore, anche quello apparentemente blasfemo. Per questo vogliamo salutare Oliviero Toscani e ringraziarlo per quello che ci ha dato.

E in omaggio al grande fotografo una canzone da lui amatissima che molto parla di questa nostra epoca. A cantarla un altro grande artista Bob Dylan, che la scrisse dedicandola al primo figlio. A lui il compito di consolarci oggi.

Forever young

Che Dio ti benedica e protegga sempre
che tutti i tuoi desideri possano realizzarsi
che tu possa sempre fare qualcosa per gli altri
e lasciare che gli altri facciano qualcosa per te
che tu possa costruire una scala verso le stelle
e salirne ogni gradino
che tu possa restare per sempre giovane
per sempre giovane, per sempre giovane
che tu possa restare per sempre giovane.

Che tu possa crescere per essere giusto
che tu possa crescere per essere sincero
che tu possa conoscere sempre la verità
e vedere la luce attorno a te
che tu possa essere sempre coraggioso
ergerti dritto e forte
e che tu possa restare per sempre giovane
per sempre giovane, per sempre giovane
che tu possa restare per sempre giovane.

Che le tue mani possano essere sempre occupate
che il tuo piede possa essere sempre veloce
che tu possa avere delle solide basi
quando i venti del cambiamento soffiano
che il tuo cuore possa sempre essere gioioso
che la tua canzone possa sempre essere cantata
che tu possa restare per sempre giovane
per sempre giovane, per sempre giovane
che tu possa restare per sempre giovane.

Buon ascolto e buona lettura a tutte e a tutti

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Il nuovo numero di Vitamine vaganti si apre con la donna protagonista di Calendaria 2025 di questa settimana: Susanna Horenbout, vissuta all’epoca della dinastia Tudor e che si è distinta per i suoi ritratti miniati e per la sua abilità a sopravvivere alla vita di corte. A qualcuno piace caldo, il n.11/24 di Limes. Parte prima è l’inizio dei nostri consueti approfondimenti delle tematiche affrontate dalla rivista geopolitica Limes, dove stavolta si sottolinea l’impreparazione dell’Italia davanti le nuove sfide poste dal cambiamento climatico.
Si va a Firenze in Helen Frankenthaler. Dipingere senza regole per visitare la mostra ospitata a Palazzo Strozzi dedicata a un’artista innovativa, per poi volare in Asia con India del sud. Spiritualità e arte, dove si esplora la storia e la cultura di un paese sì lontano dalle abitudini dell’Occidente ma non per questo alieno. Si torna in Italia andando a visitare due delle nostre città più affascinanti: A Bologna e lungo la via Emilia sulle tracce di scrittrici dimenticate, una lista di nomi di donne fin troppo spesso lasciati nel dimenticatoio quando si parla del Dams bolognese, e Scatti urbani. Venezia, bellissimi scorci in bianco e nero della città lagunare.
Sotto pressione. La (de)regolamentazione del lavoro notturno femminile mostra come la strada per l’inferno sia cosparsa di nuove intenzioni, e nello specifico come la buona volontà dei padri e delle madri Costituenti e dei legislatori e delle legislatrici europee non sempre si sia tradotta in buone pratiche.
In Charlotte Hugonin Murchison, geologa vittoriana si scopre la storia di una donna di scienza il cui lavoro nel collezionismo e preservazione di fossili è stato purtroppo oscurato dal marito, mentre Clara Sereni. Sigma Epsilon permette di conoscere la storia di una delle penne più interessanti del panorama italiano e della sua opera prima. In Donne e rock and roll. Un viaggio alla scoperta della migliore musica femminista alternativa. Parte seconda prosegue l’esplorazione dei nomi femminili che hanno fatto la storia del genere rock.
Del libro del famoso regista Ferzan Özpetek Sei la mia vita si parla in Solo l’amore può salvarti. L’intervista alla giornalista Viola Conti può essere letta in Ridefinire il proprio sé e rinascere, e di simile tematiche parla il racconto della settimana, Tra dover essere ed essere. Emozioni di una catastrofe adolescenziale, una preziosa testimonianza delle difficoltà nel crescere.
Concludiamo la settimana con la consueta ricetta: Crema di cavolo rosso. Buon appetito!

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Articolo di Giusi Sammartino

Laureata in Lingua e letteratura russa, ha insegnato nei licei romani. Collabora con Synergasia onlus, per interpretariato e mediazione linguistica. Come giornalista ha scritto su La Repubblica e su Il Messaggero. Ha scritto L’interpretazione del dolore. Storie di rifugiati e di interpretiSiamo qui. Storie e successi di donne migranti e curato il numero monografico di “Affari Sociali Internazionali” su I nuovi scenari socio-linguistici in Italia.



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