Dai Cpr alle riforme. Tutti gli assalti della magistratura contro il governo

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Il «governo delle toghe» in Italia è già realtà. Trasporti, opere pubbliche, immigrazione, sicurezza, riforme, diritti: nei 27 mesi dell’esecutivo Meloni non c’è stato campo nel quale i magistrati non sono entrati a gamba tesa. Determinando l’agenda politica e in alcuni casi ribaltando i provvedimenti varati dal centrodestra. Uno scenario che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo l’inchiesta della Procura di Roma per il caso Almasri (nella quale è indagata per peculato e favoreggiamento), ha evocato giovedì pomeriggio a Milano, intervenendo all’evento La Ripartenza organizzato da Nicola Porro: «Le toghe vogliono decidere la politica industriale, ambientale, le politiche per l’immigrazione, vogliono decidere come si possa riformare la giustizia. C’è però un problema: se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa, se i giudici sbagliano nessuno può fare o dire niente. Nessun poter al mondo in uno Stato democratico funziona così, i contrappesi servono a questo. Se alcuni giudici vogliono governare, si candidino alle elezioni e governino» – dice la premier.

Il Giornale mette in fila dal 22 ottobre 2022, giorno dell’insediamento del governo Meloni, ad oggi i provvedimenti delle toghe che hanno avuto un impatto sull’azione dell’esecutivo. Il terreno più caldo è l’immigrazione. L’11 ottobre 2023 il Tribunale di Catania, con la famosa sentenza del giudice Iolanda Apostolico, assesta il colpo mortale ai decreti Cutro, disponendo la liberazione dei migranti sottoposti a trattenimento dei Cpr. A cascata, le Corti di Roma, Firenze, Napoli, seguiranno l’orientamento siciliano seppellendo le leggi varate dall’esecutivo per combattere l’immigrazione illegale. Un film che si ripete con il trasferimento degli immigrati nei Cpr in Albania. Il 19 ottobre 2024, nelle strutture albanesi arrivano i primi 16 immigrati. E subito la sezione Immigrazione del Tribunale di Roma demolisce la norma sui Paesi sicuri e annulla il trasferimento, imponendo il rientro in Italia. Anche in questo caso effetto domino: dopo Roma, arrivano le sentenze di Catania, Bologna e Palermo. Progetto Albania sepolto, in attesa di sbrogliare la matassa a livello europeo. L’ala più progressista delle toghe già minaccia le barricate sul Ddl sicurezza, non ancora approvato, e l’adozione del Viminale sulle zone rosse, misura necessaria a combattere la microdelinquenza.

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Capitolo riforme. Il 15 novembre del 2024 i giudici della Corte Costituzionale accolgono i ricorsi di alcune Regioni (tutte a guida Pd) contro l’autonomia differenziata, altra legge approvata dal centrodestra. La Consulta non abolisce l’autonomia ma ne ridimensiona di molto la portata. Il Ponte sullo Stretto non piace alle toghe. Tra mille ostacoli e con anni di ritardo il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture sta portando avanti il progetto per la realizzazione del collegamento tra Calabria e Sicilia. Toghe permettendo. Il Tar del Lazio il 15 gennaio scorso ha accolto il ricorso, presentato dai Comuni di Reggio Calabria e Villa San Giovanni, contro la valutazione di impatto ambientale (Via) positiva espressa dal ministero dell’Ambiente. Insomma, anche i giudici, con le associazioni ambientaliste, lavorano per impedire/rallentare l’opera. Come in una partita di tennis, a ogni atto del governo corrisponde una reazione delle toghe. Il vicepremier Matteo Salvini il 15 dicembre 2024 precetta i lavoratori del trasporto pubblico, imponendo uno sciopero di 4 ore. Ecco, che puntale arriva la sentenza del Tar che annulla il provvedimento di Salvini, autorizzando lo sciopero generale. Caos e disagi. Le toghe piombano anche sul tema del salario minimo. Il governo studia una norma, con Cnel e sindacati. Ma subito giunge l’entrata a gamba tesa dei giudici. Stavolta è la Cassazione con il verdetto 27711/ 2023 che stabilisce l’obbligo per il Parlamento di varare una legge sul salario minimo legale, sottraendo alla contrattazione collettiva il potere di stabilire il salario.

E infine, il campo dei diritti dove le toghe non hanno freni con la giurisprudenza creativa. A Padova, nonostante il divieto imposto da una circolare del ministero dell’Interno, il 6 marzo 2024 il Tribunale autorizza l’atto di registrazione anagrafica di una bambina con due mamme.



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